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Cagliari, a Roma l’ennesimo boccone amaro: ma questa squadra è viva

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Rammarico, amaro in bocca, “Peccato”. Quante volte in questa stagione da tifosi, addetti ai lavori e più in generale da persone dell’ambiente rossoblù sono state pensate, pronunciate, sospirate queste parole dopo una partita del Cagliari. E anche la trasferta di Roma, da cui i rossoblù sono tornati a mani vuote per la quindicesima volta, non ha fatto eccezione.

Spuntato, ma…
Contro i giallorossi allenati dal grande ex Claudio Ranieri – a proposito, magari due parole in più sui rossoblù sarebbero state gradite, ma l’ineffabile ufficio stampa della Roma non ha permesso ai tre giornalisti sardi presenti di fare domande… – Deiola e compagni hanno fatto la gara che era lecito attendersi, di fronte a una squadra sicuramente non al meglio della condizione psicofisica dopo la cocente eliminazione in Europa League per mano dell’Athletic Bilbao. Primo tempo guardingo, con pochi rischi corsi se non su palla inattiva, con una grande occasione da gol non sfruttata da Zortea su imbucata perfetta di Prati, riproposto titolare dopo mesi passati a ingiallire in panchina. Nella ripresa Nicola ha alzato il baricentro dei suoi, a beneficio di una produzione offensiva decisamente più elevata. Piccoli ha avuto le sue occasioni per trovare l’ottavo gol in rossoblù, ma ha dovuto rinviare l’appuntamento per via di uno Svilar in versione clean sheet. Il portiere giallorosso ha tenuto inviolata la sua porta con almeno 5 interventi decisivi, decretando l’ennesima giornata no per l’attacco cagliaritano. Sull’altro fronte, invece, è bastata una piccola distrazione su corner per decretare il successo di una Roma più “ranieristica” che mai, cui è bastata la zampata del discusso Dovbyk per continuare la corsa al quarto posto, che sarebbe l’ennesima impresa nella carriera di Sir Claudio.

Futuro
Dopo l’1-0 dell’Olimpico con una prestazione certamente migliorabile ma sostanzialmente positiva, il giudizio non può che tendere più all’ottimismo che al pessimismo. Certo, questo Cagliari nelle ultime cinque giornate ha portato a casa soltanto 2 punti, frutto dei pareggi contro Atalanta (0-0) e Genoa (1-1) e delle tre sconfitte di misura contro Juventus (0-1), Bologna (2-1) e Roma (0-1). Insomma parliamo di una squadra che nonostante buone prestazioni non riesce a spiccare il volo. Una tendenza confermata dallo stesso Nicola al termine del match parlando di continuità dei suoi a livello di rendimento e soprattutto di risultato. Quel che può tranquillizzare un po’ la piazza è il fatto che ancora una volta nella lotta salvezza si sia mosso poco o nulla. Il Parma ha portato via solo un punto da Monza, mentre l’Hellas Verona ha espugnato Udine con un episodio, ovvero il gol su punizione di Duda. Ma il risultato più importante è arrivato a Torino, con i granata di Vanoli che hanno fermato l’Empoli, tenendolo a 4 punti di distanza dai rossoblù di Davide Nicola. Finito nel tritacarne anche dopo il ko di Roma, in cui però – opinione di chi scrive, che spesso lo ha criticato anche pesantemente in passato – è stato bravo a leggere bene la partita, a differenza di quanto accaduto altre volte di recente. Se poi la sua squadra non riesce a essere cinica (ma dai? Che novità) la colpa non può essere imputata all’allenatore. Che ha ricevuto risposte positive dai quei giocatori meno utilizzati come Prati, Palomino e Kingstone. Tutti hanno dimostrato di poter essere molto utili in questo rush finale in cui il Cagliari è assoluto padrone del proprio destino. Un aspetto da non sottovalutare e, soprattutto, da non disdegnare con pessimismo e negatività che, come è lecito che avvenga, spesso offuscano con troppa facilità il cammino di una squadra che ha toppato poche partite in stagione, lasciando colpevolmente troppi punti per strada. Un fattore che ci può stare in un percorso di crescita come quello di Pavoletti e compagni, chiamati a vincere contro Monza ed Empoli, per poter fare finalmente quel tanto atteso salto in avanti per poter respirare con meno affanno. Tutto è nelle mani del Cagliari e non è un fatto da poco. A patto, però, che arrivino due vittorie. Per non dover nuovamente tornare a parlare di rimpianti, rammarico e amaro in bocca. D’altronde, i latini non dicevano “dulcis in fundo”?

Francesco Aresu

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