“Faccio i miei complimenti al Cagliari, hanno fatto una prestazione che ci ha messo in grande difficoltà: ultimamente ci stiamo trovando spesso in queste partite, con il 75% di possesso palla e con almeno due grandi occasioni non sfruttate. Ma il Cagliari ha fatto una grande partita di densità difensiva”. Così Cesc Fabregas ha esordito in conferenza stampa dopo lo 0-0 casalingo del suo Como contro il Cagliari dell’amico Fabio Pisacane, compagno di master a Coverciano, con cui – con uno strappo all’etichetta ingessata del postpartita – ha condiviso per qualche minuto la scrivania davanti ai giornalisti presenti, rispondendo ad alcune domande sul match del Sinigaglia.
Compattezza
Siparietto a parte, dal catalano solo parole di circostanza e cortesia? Per i maligni sicuramente, decisamente meno per chi, come chi scrive, c’era e ha respirato l’aria della sala stampa. A prescindere da ciò, resta la prestazione di grande solidità difensiva di Mina e compagni, abili a imbrigliare un Como che inizia a incontrare le prime grosse difficoltà contro squadre che, come il Cagliari, puntano a togliere spazi e linee di passaggio ai palleggiatori di Fabregas. Un approccio difensivo e compatto, in linea con quanto sta raccontando fin qui la lotta salvezza in Serie A, in cui la parola d’ordine condivisa dal decimo posto in giù sembra essere “vince chi sbaglia meno”. Un motto che può sembrare banale, ma che nella realtà dei fatti lo è molto meno di quanto si possa pensare. Perché a Como il Cagliari ha finalmente seguito al 100%, senza i consueti macro-errori, lo spartito tattico preparato prima del match da Pisacane e dal suo staff. Che ben conoscevano i pericoli di sfidare i padroni di casa provando a usare le armi tanto care a Nico Paz e soci. Che in stagione sulle rive del Lario avevano già rimesso al mondo diverse big come Juventus e Lazio, che avevano provato a competere sul piano del palleggio uscendo quasi umiliate. Lezione imparata da Bologna (unica squadra a battere il Como in questo inizio di campionato) e Napoli, che invece hanno preferito snaturarsi tatticamente pur di limitare il gioco alla spagnola della banda Fabregas. Esempio seguito da Genoa, Cremonese, Parma e, in ultimo, Cagliari. Con buona pace del tecnico catalano, che in conferenza stampa si è quasi stizzito dell’atteggiamento attendista dei rossoblù ma, più in generale, di tutte le ultime avversarie del suo Como. Come se fosse una colpa, peraltro, provare a mettere in campo le proprie abilità migliori e non giocare a scimmiottare il gioco altrui, specialmente se non si è in grado – tecnicamente, fisicamente e tatticamente – di farlo. E proprio questo aspetto andrebbe dibattuto a lungo, ma non è questa la sede più adatta.
Squadra unita
“Attenziò, concentraziò”, cantava la Bandabardò in Beppeanna, uno dei principali successi della band fiorentina. A Como si è visto nuovamente il Cagliari di Pisacane, proprio a livello di interpretazione del match. Solido e compatto, attento per 90 minuti nonostante la difficoltà nel tenere sempre al massimo la concentrazione contro un avversario come la squadra di Fabregas, con elementi in grado di trovare la giocata risolutiva in ogni momento. Ecco perché lo 0-0 del Sinigaglia equivale a una mezza vittoria: essere riusciti a far giocare “male” la squadra più bella dell’intera Serie A, tornando in Sardegna con un punto e il secondo clean sheet delle prime undici giornate, è certamente un passo avanti rispetto alle ultime gare, perché oltre alla prestazione è arrivato anche il bollino del risultato. Certo, il Cagliari avrebbe potuto vincere a Como: la ratio dell’annullamento del gol annullato a Palestra è parsa materia dall’avvocato Azzeccagarbugli, usando un accostamento manzoniano che calza a pennello vista la location della gara di ieri. Se ai rossoblù di corallo vestiti fosse stata convalidata la rete del numero 2, chissà, avremmo probabilmente visto un’altra gara, data la scarsa abitudine dei lariani a passare in svantaggio, specie in casa. Questo però non è accaduto e il canovaccio tattico del match non ha avuto stravolgimenti: Como in cerca del pertugio giusto per bucare la difesa del Cagliari, attenta a occupare ogni spazio e affidandosi ai suoi top player Caprile e Mina per tenere la porta inviolata. Il portiere veronese ha festeggiato la prima convocazione in Nazionale maggiore con l’ennesima prova attenta e con almeno due parate decisive. Il colombiano, dal canto suo, ha “mangiato la testa” a Morata, che all’ennesimo duello perso contro Pana Yerry ha dato di matto, prendendosi un giallo e chiedendo platealmente il cambio a Fabregas, che certamente non ha gradito la reazione coram populo dell’amico e connazionale. Sarebbe però ingiusto limitarsi a citare soltanto loro due: se la squadra di Pisacane è riuscita a tornare a casa con un pareggio in valigia è merito dell’applicazione di tutti coloro che sono scesi in campo. Da Luperto, tornato finalmente un muro, alla coppia di terzini Zappa-Obert, dal filtro fatto dall’insolito trio di centrocampo formato da Folorunsho, Prati e Gaetano, che ha tolto linee di passaggio e “aria” al palleggio di Perrone e Caqueret, fino alle corse del tridente offensivo senza riferimenti di fisico. Esposito, schierato da falso 9, ha lottato come un leone contro la coppia centrale del Como, abile a togliergli spazio per fare male ma la prova dell’ex Inter è da lodare per impegno ed efficacia del lavoro in fase di non possesso.
Lotta salvezza
La terza sosta per gli impegni delle nazionali ci offre, in conclusione, l’occasione di una piccola riflessione. Lo 0-0 del Sinigaglia ha portato ai rossoblù il decimo punto nelle prime 11 giornate, uno in più rispetto allo scorso campionato, ma con 5 gol subiti in meno, a parità di reti segnate (9). Un rendimento in linea con le attese dopo il primo quarto abbondante di stagione, che ha visto la squadra di Pisacane fin qui sempre a distanza di sicurezza dalle ultime tre posizioni di classifica. “Eh ma senza Caprile…”, potrà dire qualcuno. Al netto del fatto che, ancora una volta, bisognerebbe superare in fretta questa narrazione, come se avere il portiere forte fosse un delitto e non un vanto, basterebbe soltanto analizzare alcune tra le ultime gare giocate in queste ore in Serie A prima di dire certe cose. Due esempi su tutti, a partire da Lecce-Verona 0-0: grande prestazione di Montipò, portiere gialloblù, che permette alla squadra di Zanetti di uscire indenne dalla trasferta salentina. La seconda gara è Juventus-Torino 0-0: i due portieri sono stati i grandi protagonisti, con Di Gregorio e Paleari sugli scudi per alcune parate miracolose. Dove sta la verità? Difficile dare una risposta univoca, ma è un fatto che il calcio della Serie A vada sempre più verso la ricerca di equilibrio e concretezza, specialmente nella lotta per mantenere la categoria. In un campionato in cui il 3-5-2 la fa da padrone, dalla Cremonese in giù la qualità del gioco è comune a tutte le squadre che occupano la metà destra della classifica. Meno orpelli e ghingheri, più efficacia: lo dimostrano i freddi numeri, piaccia o no. Il Como di Fabregas resta un alieno per la Serie A, ma non è un caso se l’ex Arsenal non usa italiani (fin qui solo pochi secondi in campionato per Goldaniga a Firenze). Un aspetto da tenere in considerazione, insomma, quando si analizzano le prestazioni di questo Cagliari e, in particolare, del suo allenatore. Per Pisacane ora l’obiettivo è sfruttare la sosta per recuperare qualche infortunato, a cominciare da Deiola la cui assenza si è fatta sentire non poco nelle ultime gare, in vista di un calendario certamente non tra i più agevoli. Ma l’iniezione di fiducia avuta al Sinigaglia, tra approccio e attenzione al dettaglio, è certamente il modo migliore per affrontare le prossime due settimane.
Francesco Aresu














