La sfida tra Bologna e Cagliari porta con sé tanti dualismi: da Soriano contro Joao Pedro, entrambi a giocare dietro il centravanti e a quota 3 gol in campionato, così come per gli esterni di verve e dribbling con Orsolini e Ounas, fino al ruolo di prima punta. Ed è qui si vive un confronto davvero curioso, ricco di similitudini e step di carriera quasi in parallelo.
Uno, figlio della Pampa in odor di Patagonia. L’altro, cittadino del mondo, grazie alla carriera di papà Diego Pablo, che in eredità (calcistica, ça va sans dire) gli ha lasciato non tanto il ruolo, quanto carattere e soprannome, reso più morbido dall’uso del diminutivo dovuto all’essere figlio. Entrambi con il gol nel sangue, con il Clasico di Buenos Aires nel cuore, ma a parti invertite. E con ben tredici anni di differenza, ma quando si ha talento da vendere l’età è un dettaglio quasi insignificante. Bologna-Cagliari è anche Rodrigo Palacio contro Giovanni Simeone, ovvero le punte di diamante degli schieramenti di Mihajlovic e Di Francesco: 89 gol contro 48 in Serie A a favore del classe 1982 di Bahia Blanca, che però è in Italia dal 2009, anno in cui il Cholito si faceva notare nelle giovanili del River Plate, portato là dal padre durante la sua esperienza sulla panchina millonaria.
Carriere in parallelo
Sono tanti i parallelismi tra i due attaccanti figli del Sol de Mayo. Entrambi sono stati portati in Italia dal Genoa, con El Trenza arrivato – già maturo, a 27 anni – dagli antichi sodali del Boca Juniors, gli Xeneizes: pronti-via, subito doppia cifra per Simeone (12 gol in campionato, 1 in Coppa Italia), rimasto in Liguria soltanto una stagione e poco più, prima del trasferimento alla Fiorentina. Palacio, invece, sotto la Lanterna ha confermato di essere un giocatore di livello internazionale, meritandosi l’approdo all’Inter nel periodo, forse, meno luminoso del post triplete di mourinhiana memoria. Entrambi hanno attraversato momenti difficili nella loro esperienza italiana, tra improvvisa sterilità offensiva – basti pensare ai soli 5 gol negli ultimi due anni a Milano per Palacio – e il dramma della morte di Davide Astori per il Cholito, che dell’ex capitano viola era molto amico. Poi, ancora una volta per entrambi, una nuova maglia rossoblù per recuperare l’antico smalto: per Rodrigo ecco il Bologna, per Giovanni arriva la corte del Cagliari, che per lui sborsa 16 milioni di euro per dargli la maglia numero 9 (quella singola giunge con un anno di ritardo, dopo l’iniziale 99). Saranno i colori a ricordare un passato glorioso, ma per gli argentini nella stagione 2019-20 scatta qualcosa che li riporta a essere decisivi, imprescindibili, determinanti.
Due modi diversi di essere centravanti
E al Dall’Ara si sfideranno ancora, entrambi a guidare i rispettivi attacchi contro due squadre cui in passato hanno già segnato: 4 realizzazioni per El Trenza contro gli isolani (1 col Genoa, 3 con l’Inter), una in meno per Simeone, che però ha griffato le due sfide al Bologna con indosso la maglia del Cagliari. Mihajlovic e Di Francesco sanno bene quanto i due siano fondamentali nei propri schieramenti, entrambi disposti con il 4-2-3-1 e con gli argentini nel ruolo di “1”: nei felsinei Palacio funge da centravanti di manovra, ruolo di esperienza alla luce dei suoi 38 anni, come collante per il tridente alle sue spalle; il Cholito, invece, è la classica prima punta che dà profondità e risolve le gare, come dimostrano i 4 gol segnati nelle 5 gare fin qui giocate. Difficile dire ora chi lascerà il segno al Dall’Ara, ma le premesse sono ottime per entrambi. In un eterno parallelismo che nasce a Bahia Blanca, passando da Madrid (luogo di nascita di Giovanni), ma con la bandiera albiceleste a fare da sfondo al tutto, a dare un tocco latino a una sfida nella sfida tra leader carismatici e tecnici che nei decenni ha quasi sempre avuto un’ispirazione pienamente italiana: Bulgarelli contro Gigi Riva, Cabrini contro Matteoli, Pagliuca contro Zola, fino a Di Vaio contro Cossu. Stavolta, invece, nell’anticipo di sabato si parlerà spagnolo. Con inflessione argentina, ovviamente.
Francesco Aresu