Tanta esperienza in più per Dalia Kaddari che dopo Eugene e Budapest a Tokyo ha collezionato la sua terza partecipazione ad un mondiale, tra l’altro in quella stessa pista in cui ha avuto modo di debuttare anche alle Olimpiadi. Purtroppo, a livello di risultati non è andata come sperato, ma nel complesso resta comunque la chiusura di un’ottima stagione disputata, che l’ha vista anche riavvicinarsi al personale e conquistare il suo quinto titolo italiano sui 200m.
Un bilancio di questi mondiali?
“Molto tosti. Pensavo che potessero andare diversamente, ma sono finiti tragicamente visto quello che è successo nella staffetta per l’infortunio di una mia compagna (Vittoria Fontana ndr). Pensavamo non fosse nulla di grave e invece l’infortunio è risultato essere molto grave perché dovrà operarsi. Mi dispiace enormemente e sono ancora scioccata. Però, per il resto, è stata una grandissima esperienza. Il Giappone mi era rimasto nel cuore già quattro anni fa e devo dire che ho trovato conferma di quella sensazione. Poi quest’anno sono riuscita anche a visitare la città ed è stato davvero bello”.
Considerando in generale la spedizione azzurra, il Giappone ha portato bene alla Nazionale.
“Sì infatti: l’oro di Mattia Furlani, l’argento e il bronzo di Nadia Battocletti, il bronzo di Leonardo Fabbri… Devo dire che l’Italia si è difesa molto bene”.
Cosa è successo sui 200?
“Il problema è stata la curva: non ho fatto una curva forte e quello ha compromesso la mia gara. Poi invece il rettilineo è stato buono e costante. Mi aspettavo di correre sotto i 23”, quando ho visto il tempo ci sono rimasta male. Ero molto delusa con me stessa, anche perché era il mio terzo mondiale e non mi era mai successo di non passare la batteria. Perlomeno l’obiettivo era correre bene e disputare poi una bella semifinale. Ma va bene così, prendiamo tutto quello che c’è di positivo, comunque è stata una stagione lunga e non butto mai una stagione per una gara. Va bene così”.
Nel complesso, infatti, la stagione era andata bene.
“Sì, mi sono riconfermata campionessa italiana, ho ricorso sui miei tempi e sono stata costante. È stata una stagione lunga iniziata a maggio con i mondiali di staffette in Cina, finita a settembre in Giappone. È stata tosta, soprattutto a livello mentale”.
In effetti la scelta di far disputare i mondiali a settembre è stata un po’ penalizzante.
“Sì, penso che sarebbe stato meglio tenerli ad agosto, come solitamente avviene. Non so il perché della scelta di organizzarli a metà settembre, forse è stato un po’ azzardato”.
Adesso relax?
“Adesso sono in ferie, mi godo questi venti giorni di stop perché ne ho bisogno. Poi si riprenderà a pieno regime la seconda settimana di ottobre con la preparazione invernale per la prossima stagione”.
Per l’anno prossimo soliti programmi? Sempre sui 200 o un occhio anche sui 400?
“I 200 sicuramente, per i 400 non lo so: lo scopriremo! Mi piacerebbe esordire anche con un 400, ma vedremo perché c’è anche la questione del ranking da tenere in conto e preferisco correre sulla mia distanza per gestire meglio le energie”.
Maria Laura Scifo















