La nostra intervista al pilota sassarese, impegnato con un’Opel Astra OPC in questo weekend nella serie sprint NLS/VLN, che si corre sull’iconico circuito tedesco.
“Per tutti è l’Inferno Verde, per me una gabbia di matti”. Una definizione che spiega bene cosa rappresenti il Nurburgring nella vita di Andrea Sabbatini, 32enne pilota sassarese specializzato nelle gare di durata e con una predilezione particolare per il Nordschleife, forse il circuito più bello, difficile e pericoloso del mondo, da sempre al centro dei sogni degli appassionati di motori, dalla Formula 1 al Gran Turismo.
Andrea, finalmente il ritorno alle corse. Com’è cambiato il Motorsport con il Covid-19?
“Il coronavirus ha cambiato tutto anche nel mondo del Motorsport: in primis per me gli spostamenti, dato che vivendo in Sardegna sono sempre stato svantaggiato rispetto ai miei colleghi, con il covid è diventato ancora più difficile organizzare una parvenza di stagione o la partecipazione ad alcune gare. Ma è la totale assenza del pubblico a fare davvero impressione, specie in un circuito come il Nurburgring. In generale è cambiato completamente l’atteggiamento tra i componenti del team, all’interno dei box: siamo ovviamente super distanziati, non c’è più l’usanza di frequentarsi tra piloti nei tempi morti del weekend di gare. È triste, ma si cerca di andare avanti cercando di rispettare le varie regole imposte dalle diverse nazioni in cui corriamo, nella speranza che finisca il prima possibile”.
Quali sono le sensazioni che ti fa vivere il Nurburgring?
“Conosco bene il Nurburgring, dato che lo frequento da quando ero bambino in qualità di spettatore e ora da pilota, da ormai più di dieci anni. L’effetto è sempre il solito, dalla prima gara a oggi: quell’adrenalina mista a tensione mista a paura, che inizio a vivere già da dieci giorni prima della gara, data dal rispetto che devi avere per questo circuito. Il Nurburgring non è come gli altri, in cui il giorno prima della gara sei sicuro e sereno, senza avere questa pressione: quando arrivi qui senti subito questa sensazione, perché sai già che sei nel circuito più pericoloso al mondo, sconnesso e stretto, ricco di mille difficoltà e in cui si è scritta la storia dell’automobilismo. Affrontare l’inferno verde, come viene soprannominato il Nurburgring, fa sempre un certo effetto: ogni volta mi chiedo “chi me l’ha fatto fare di correre in questa gabbia di matti”, con bandiere rosse e gialle che si susseguono in continuazione per incidenti vari. Poi però, quando mi siedo al volante, penso che mi è mancato tanto e che è davvero un mondo a sé, che non si riesce a raccontare facilmente. È l’unico circuito al mondo con questo numero di gare, di partecipanti e, soprattutto, con queste caratteristiche tecniche: il livello è davvero altissimo, per correre qui bisogna staccare il cervello e superare le paure”.
Quali sono le principali difficoltà che un pilota come te affronta in una gara al Nurburgring?
“In primis va detto che la difficoltà principale di un campionato come il NLS/VLN è quello di essere sempre molto veloci, dato che i distacchi tra le varie auto si sono ridotti di molto: bisogna andare forte e preservare il mezzo per tutta la durata della gara, trovando la giusta sintonia con i compagni di squadra (dato che si corre in tre) e portare la macchina ai box per tutte le varie modifiche. Bisogna essere costanti e battere forte, il che implica una capacità di concentrazione elevatissima, specialmente per non stressare troppo l’auto. Ecco, questa doverosa premessa serve a spiegare che al Nurburgring tutto ciò è esasperato: perché non avrai mai a disposizione un giro pulito, con macchine molto più veloci che vogliono superarti e altre molto più lente che dovrai superare, per fare bene nella tua categoria. Bisogna avere mille occhi davanti, dietro, di lato: devi controllare davanti la tua traiettoria, così come il tuo avversario che ti precede, ma allo stesso tempo devi anche stare attento alle spalle per evitare che ti sorpassino. Il tutto in una pista occupata, come dicevo prima, anche da auto come quelle di classe superiore, come le GT3 che ti chiedono strada a 300 km/h perché a loro volta stanno combattendo nella propria categoria. Volendo fare un esempio a livello di tempi, parliamo di differenze sul giro anche di un minuto e mezzo tra queste ultime e le derivate di serie: quindi ogni 4 o 5 giri c’è un doppiaggio. Insomma, si chiama Inferno Verde per un motivo: 26 chilometri di curve cieche, senza vie di fuga, con i box sempre lontanissimi, incidenti, detriti, bandiere gialle continue, auto di categorie diverse. È una gabbia di matti, c’è poco altro da dire”.
Come si sposa l’Opel Astra opc con le tue caratteristiche di guida?
“È la vettura con cui ho corso più gare in tutta quanta la mia vita da pilota, ho iniziato a correrci nel 2013 con i test Opel in Repubblica Ceca, poi nel 2015 e 2016 ho fatto due stagioni complete nel VLN partecipando al campionato monomarca della casa tedesca. È una macchina che conosco molto bene, anche se negli anni ne ho guidato anche altre di cilindrata più grossa come le TCR in Francia: in carriera ho guidato più auto a trazione anteriore come l’Astra, che si sposa benissimo con le caratteristiche del Nurburgring e che riesco a gestire a mio piacimento, comprendendo quali modifiche apportare per poter girare ancora più forte. Parliamo di un’auto con 330 cavalli, un motore turbo da due litri e cambio a 6 marce, che viene modificata con un assetto pensato appositamente per il Nurburgring con diverse appendici aerodinamiche regolabili come lo splitter anteriore e l’alettone posteriore. Mi piace tantissimo guidarla sul bagnato, perché è davvero semplice farlo: non a caso, su gare “bagnate” riusciamo a scalare la classifica più che sull’asciutto. Posso dire che è l’auto con cui riesco a esprimermi al meglio sul Ring”.
È un rientro amaro in Sardegna per com’è andato il weekend, dato che non hai potuto prendere parte alla gara.
“Purtroppo non siamo riusciti a fare la gara per via di alcuni problemi tecnici. Durante le prove libere abbiamo avuto un serio problema al turbo: sono stato il primo del team a scendere in pista e già dopo alcuni giri mi sono accorto dei cali di potenza che hanno compromesso la sessione. Siamo poi riusciti a risolvere per le qualifiche, con il mio compagno Max che nel primo stint è riuscito a fare un giro pulito senza bandiere gialle. Poi è toccato a me, ma già nel giro di lancio mi son reso conto di un problema all’idroguida: l’olio mi è finito sul parabrezza e mi si è irrigidito lo sterzo, ma per fortuna sono riuscito a rientrare ai box. Abbiamo provato a fare i salti mortali per risolvere e partecipare alla gara, ma era una riparazione impossibile da fare in così poco tempo”.
Quando ti rivedremo in pista?
“Al di là degli impegni con la BMW per i weekend della Formula-E, sarà sicuramente tra fine giugno e luglio sempre al Nurburgring, per il VLN 5 e VLN 6 con l’Opel Astra Cup. Per gli altri programmi vedremo più avanti, ho alcune idee ma la pandemia ci costringe a non poter guardare troppo il là con gli impegni vista l’incertezza”.
a cura di Marco Fadda, inviato al Nurburgring (ha collaborato Matteo Porcu)