L’applauso per Davide Astori. Poi, dallo stesso settore, il pollice verso nei confronti di un tifoso colpito da malore, al becero grido di “Muori, muori”.
“Muori, muori”. Un coro nato per quella insana goliardia da branco, che va contro il diverso e chi sta in minoranza. Alimentata, forse, dal clima non certo di amore e coccole tra le opposte tifoserie. Ma non sono giustificazioni accettabili: ieri sera è morto un tifoso, Daniele Atzori, un uomo di 44 anni che aveva scelto di seguire la partita della sua squadra allo stadio, chissà come quante altre volte. Poi, il malore: ci sarà tempo per stabilire cosa ha causato il collasso, ma poco cambia. Un uomo è morto, diventando per qualche secondo la bestia da gioco di una decina di deficienti – è il minimo che si possa dire –, che dagli spalti di un settore ospiti gli faceva il pollice all’ingiù, come nelle arene dell’antica Roma. O come nella corrida, quando migliaia di persone godono a vedere morire il toro, animale solo contro tutti, in quel momento “l’avversario”.
Un gesto vile, assolutamente deprecabile, che nulla ha a che vedere con la rivalità sportiva e che si prende gioco della vita di un uomo e che, soprattutto, ha provocato la reazione di una parte della tifoseria rossoblù presente in Curva Sud indignata. Qualcuno ha sentito e ha gridato tutto il proprio sdegno. Il tutto, tragica ironia della sorte, proprio a pochi metri dalla bandiera in memoria di Davide Astori, fin troppe volte citato a esempio di correttezza, anche lui oltraggiato da alcuni sconsiderati, che hanno smesso soltanto quando l’uomo è stato portato via dal 118 per cercare di salvargli la vita.
È davvero inaccettabile che tutto questo sia successo nella stessa serata in cui Cagliari e Fiorentina hanno onorato la memoria di Astori, morto un anno fa proprio per un problema cardiaco. Non troppo dissimile da quello che oggi ha colpito il tifoso rossoblù, senza lasciargli scampo. Eppure il vessillo con la faccia dell’ex capitano viola ha sventolato per tutta la gara. Neanche il suo esempio, probabilmente, è servito a insegnare a qualcuno come si sta al mondo. Chissà, magari sono gli stessi autori delle scritte contro i morti dell’Heysel e contro Scirea dello scorso dicembre, proprio fuori dal Franchi in vista della gara contro la Juventus. Chissà se questa brutta storia verrà approfondita, chissà se i responsabili di quel gesto turpe e vile verranno puniti. Sta di fatto, però, che alla Sardegna Arena, in una serata ventosa di marzo e gioiosa per i colori rossoblù, si è toccato un’altra volta il fondo. Alla faccia dei buoni propositi.
Francesco Aresu