La serie persa dalla Dinamo Sassari contro il San Pablo Burgos resterà negli annali più per lo scenario in cui si è disputata che per il mero risultato sportivo.
Coronavirus, Italia, Europa e sport. Gli ultimi giorni vissuti in casa Dinamo Sassari sono la piena dimostrazione di come l’emergenza e la paura della pandemia siano entrate, con tutta la loro potenza, nella nostra quotidianità di cittadini sardi, sportivi e non. Eppure il teatrino cui abbiamo assistito tra lunedì e oggi, con la squadra sassarese vittima del rimpallo di responsabilità tra Fiba e governo spagnolo, con le istituzioni italiane (Fip in primis) a cercare di trovare una soluzione, ci lascia un amaro in bocca che sa tanto di beffa. E non si parla di sport, beninteso. I cori contro il pullman della Dinamo, le parole del coach del San Pablo Burgos al termine della gara, la domanda provocatoria di un cronista spagnolo a Pozzecco sono tre elementi che, uniti, diventano la perfetta dimostrazione dell’assurdità del momento che stiamo attraversando. Siamo chiusi in casa, dopo il giro di vite dato dal governo Conte e forse, solo ora e in colpevole ritardo, ci rendiamo conto che l’iniziale sottovalutazione del problema ha portato a misure drastiche, per correggere il tiro. Eppure questo non sembra succedere altrove, dove si preferisce la caccia all’untore e il “dagli all’italiano” piuttosto che reagire all’emergenza con intelligenza e, soprattutto, mostrando solidarietà. Peccato, perché per l’ennesima volta si è persa l’occasione di pensare al bene comune e farlo attraverso lo sport, formidabile strumento per veicolare messaggi positivi. (f.a.)
“Sono un uomo di sport, non sono contento per come abbiamo giocato ma abbiamo altri problemi”- le ultime frasi di una conferenza stampa a due facce di un Gianmarco Pozzecco visibilmente preoccupato e rabbuiato in volto. Parole che fanno capire tutta la preoccupazione dopo una settimana folle, dove si è passati dalle porte aperte di Sassari a quelle chiuse del Colosseum di Burgos. In mezzo la gara a porte chiuse in campionato contro la Virtus Roma, dove il coach alla vigilia non aveva nascosto la sua preoccupazione per i “suoi figli”, costretti comunque ad andare in campo insieme agli avversari capitolini nel PalaEUR deserto. A scuotere ulteriormente il Poz anche la sua vicenda personale emersa solo dopo una domanda forse provocatoria di un giornalista locale, al termine di una giornata estenuante in cui la Dinamo sembrava esserci realmente con la testa in campo solo nel primo quarto. E anche Gianni Petrucci, presidente della Fip, ai microfoni della Gazzetta dello Sport ha detto la sua sul tema, abbracciando anche le polemiche legate alla sfida tra Olimpia Milano e Olympiakos Atene di Eurolega. “Andrebbero fermate anche le Coppe europee, nessuno lo capisce? Siamo davanti a una grande finzione internazionale. Ci dicono che tutto si farà ma non sono altro che dichiarazioni di buona volontà, il solo pensiero è quello di far giocare le partite a porte chiuse, ma non è sport”.
A gettare benzina sul fuoco sulla situazione già delicata della due giorni sassarese a Burgos (il focolaio del coronavirus in Spagna con 39 casi) ci ha pensato il coach locale José Peñarroya nella conferenza stampa di fine partita: “Mi vergogno per quello che hanno fatto i nostri avversari. Hanno inscenato un teatrino sapendo che noi non siamo medici e ci sono autorità sanitarie che decidono su certi argomenti. E minacciano parlando della salute dei loro giocatori quando il focolaio europeo del coronavirus è nel loro paese. La squadra ha giocato a porte aperte all’andata e trascorso 8 ore in aeroporto, ma noi non abbiamo fatto polemiche. Sono contento di averli eliminati”. All’uscita del palazzetto l’ulteriore beffa con un assembramento di tifosi del Burgos che ha dedicato cori, quantomeno evitabili, al pullman che riportava via la Dinamo.
La società sarda ha poi risposto l’indomani attraverso una nota a questi due episodi: “La dirigenza della Dinamo Banco di Sardegna, così come indicata dal Sig. Peñarroya nella conferenza stampa post partita di ieri, non replica alle gravissime affermazioni del tecnico spagnolo perché, come si può vedere chiaramente dal video allegato, si rende conto che attualmente a Burgos non si ha la minima idea e percezione della gravità della situazione sanitaria che non solo l’Italia ma l’intera Europa sta vivendo. È prerogativa di sportivi e professionisti saper riconoscere le priorità e una situazione di eccezionale emergenza come quella attuale”. Questa, invece, la risposta del club spagnolo su Twitter, al tweet del collega Emiliano Carchia (Sportando): “Noi ci limitiamo a capire di basket. Per il resto ci limitiamo a rispettare le autorità sanitarie, ed è quello che abbiamo fatto sia ieri che a Sassari. Nessun club di basket può prendere sue decisioni in merito”.
Un comportamento inaccettabile e completamente fuori luogo, quello del coach spagnolo, soprattutto per una regione che rischia di attraversare una situazione che in Italia sta provocando effetti devastanti nella vita di tutti i giorni. Ora giocatori e staff della Dinamo Sassari, come da prassi, al rientro nell’isola saranno costretti alla quarantena autoimposta e all’interruzione degli allenamenti, con la speranza alla fine di questo periodo di tornare a fare canestro col sorriso sulle labbra.
Matteo Porcu