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Rolando Maran in campo ad Aritzo

L’OPINIONE | Trattoria “Da Rolando”

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Il calcio è come la cucina: non sempre bisogna inseguire l’estetica o la ricercatezza, spesso l’importante è rimpinguare la pancia. O la classifica, che dir si voglia.

In un’era di food blogging, canali e programmi tv à-la Masterchef dove va di moda lo chef stellato, il piatto gourmet, la trattoria “Da Rolando” sale alla ribalta. Parliamo di un ristorante dove il menù del giorno varia alla bisogna: potresti mangiare un piatto povero come un minestrone alla napoletana o una zuppa alla romana in salsa giallorossa e andare via sazio e contento. Oppure qualcosa di più raffinato, come un tipico tartufo bianco di Ferrara cucinato alla spallina a ingentilire la parte più fine del palato. Certo, magari il piatto proposto non è sempre perfetto in tutte le sue caratteristiche: talvolta qualche componente, inserito al posto sbagliato, fa la differenza e si rimedia proponendo la stessa minestra, con il risultato di una fame latente e probabilmente un sapore da rivedere. Come la sua storia personale insegna, però, Maran si conferma un mescolatore di ingredienti che sperimenta, sbaglia e corregge, talvolta forse tardivamente, incassa e riparte.

La suggestione di un gioco bello e vincente affascina tutti. Il Cagliari invece, mettiamoci l’animo in pace, bellissimo da vedere forse non lo sarà mai. Ma c’è un aspetto ancora più importante: si sta dimostrando tremendamente concreto. Il tifoso, in definitiva, è il cliente abituale per eccellenza: se le portate propostegli sono talmente soddisfacenti da diventare la regola (e non l’eccezione), affollerà il locale senza battere ciglio, appagato e con la pancia piena. È pur vero che in questa nuova stagione è aumentata considerevolmente la qualità della materia prima a disposizione, ma saperla maneggiare con sapienza non è per nulla scontato. Chef Rolando, dopo qualche titubanza iniziale e qualche cervellotico esperimento di mescolanza, sembra esserci finalmente riuscito.

E, ora che ha trovato la quadra, potrà magari permettersi di osare, inserendo qualche nuovo elemento nelle pietanze: una spezia Pancrazio come nel piatto di tartufo bianco, o un’essenza di Cerri, il tutto senza alterare il gusto. Anzi, migliorandolo. Sognando di conquistare, un giorno, un posto nella Guida europea Michelin. In fondo, sarà bello anche solo averci potuto pensare, dopo anni di pane e cipolla.

Mirko Trudu