Al termine della sfida vinta per 1-0 contro l’Olbia, il giocatore della Torres Giacomo Zecca è intervenuto in sala stampa per commentare la prestazione fornita in occasione del derby contro i galluresi. Di seguito le parole dell’esterno rossoblù.
Sulla gara
“La partita di Rimini ci ha dato la scossa che ci serviva, questo derby con l’Olbia è arrivato nel momento giusto per rifarci. Abbiamo comunque 50 punti in classifica che non sono pochi. Abbiamo dato un bel segnale, alla fine il calcio è questo: abbiamo portato 5000 persone allo stadio, facendo registrare un sold-out in soli due giorni. Abbiamo festeggiato con loro e questo è stato bello”.
Sulla poca mole di gioco fatta sulla destra
“Avremo dovuto giocare di più sulla destra, nella seconda frazione ci siamo abbassati e abbiamo fatto fatica. Giochiamo poco su questo versante, ma non è la prima volta. Sappiamo che usciamo meglio a sinistra, zona del campo in cui possiamo avvalerci di un uomo in più. Concludiamo più dal mio lato, parteciperò di meno alla costruzione ma almeno mi faccio sempre trovare pronto in zona gol”.
Sul Cesena
“Ieri sinceramente ho guardato il Milan, dato che tifo i rossoneri (ride ndr). Scherzi a parte logicamente guardo il Cesena, ho tanti amici e compagni in bianconero. Però oggi abbiamo giocato pensando maggiormente alla nostra partita, con l’obiettivo di fare punti nel derby. La cosa principale era vincere e conquistare i tre punti”.
Sulla Torres dopo la ripresa
“L’Olbia non ha fatto un tiro in porta se non una mezza azione su calcio d’angolo. Spesso ci è capitato, di ritorno dagli spogliatoi in situazioni di vantaggio, di abbassarci un po’ troppo e aspettare l’avversario. Quando non siamo arrivati al secondo tempo in vantaggio, come accaduto contro il Rimini in casa o contro Pontedera e Spal, abbiamo continuato ad attaccare sempre. Invece quando siamo in vantaggio caliamo un po’ nella ripresa, su questo dobbiamo migliorare. Dobbiamo essere capaci di vincere le partite anche nel secondo tempo e non solo in ripartenza. Abbiamo dimostrato fame e cattiveria, fattore che ci ha permesso di non concedergli nulla”.
Andrea Olmeo