Il neo allenatore della Ternana, Aurelio Andreazzoli, è stato presentato questa mattina in conferenza stampa alla presenza del vice presidente del club umbro, Paolo Tagliavento, e del direttore sportivo Luca Leone. Il tecnico, durante l’incontro con i media, ha anche analizzato la sfida casalinga di domani, mercoledì 7 dicembre 2022, con calcio d’inizio alle 20.30, al Liberati contro il Cagliari dell’ex Fabio Liverani. Di seguito i passaggi fondamentali delle sue dichiarazioni riprese da ternananews.it:
L’impatto con il mondo Ternana
“Non conoscevo Luca (Leone, DS della Ternana n.d.r.). Ho parlato con il Presidente. Voglio mettermi in gioco per verificare se sono capace di ripetere quello che ho fatto. Credo che in questi pochi giorni che sono stato con la squadra credo di avere una via spianata. Dentro lo spogliatoio ho trovato la stessa via che mi ha dato la società. C’è disponibilità e margine di miglioramento. Non per fare niente di particolare ma per far continuare a migliorare il gruppo di lavoro che abbiamo a disposizione. Ma con ambizione. La società non vuole accontentarsi. Io meno che meno. Tutti insieme abbiamo voglia di fare molto ma non solo nel futuro ma più presto possibile. Quanto presto lo dirà il campo. A me piacerebbe restare nel gruppo delle contendenti. Ottobre il massimo vuol dire far esprimere al massimo il gruppo”.
Di recente ha parlato di futuro immediato.
“Dico quello che penso, ho la fortuna di avere un’età che può permettermi di dire quello che penso. So quanto possono dare le squadre che ho a disposizione rispetto sempre a quel 100% che vogliamo raggiungere. Noi dobbiamo portare tutte le nostre energie in favore della squadra. Tutto quanto va a finire nello spogliatoio. Se riusciremo in questo niente ci sarà precluso. Dobbiamo continuare a pretendere e ad essere ambiziosi. Il futuro a breve… il mio tempo è oggi. Voglio fare in fretta. Non mi piace aspettare. Non me lo do come obiettivo. Più che di futuro parliamo di presente. Parliamo di una partita alla volta. Una opportunità ce la siamo già giocata. Non abbiamo portato a casa nulla. Quello che conta è costruire una media che ci dia la possibilità di andare”.
Lei preferisce lavorare sul campo sintetico o in erba?
“Naturalmente l’erba. Ho visto però l’antistadio. È in buone condizioni, non è male. È un pò stretto, a me piace lavorare in ampiezza sempre. Al telefono avevo chiesto di sistemare Campomaggio. Quando sono arrivato qui siamo andati con Leone a vedere e le maestranze si erano già messe a lavorare. Peccato il maltempo altrimenti ci avremmo già lavorato. C’è la possibilità di fare il meglio. Ieri parlavamo con il vice presidente di creare una struttura definitiva, ho visto il progetto molto molto bella. Speriamo di metterci i piedi”.
La sua impronta tattica sul gruppo.
“Chi fa questo mestiere e si prende troppo tempo per dare un impronta non va bene. La difficoltà è il lavoro sui dettagli cioè rendere una squadra padrona di tutte le situazioni che possono verificarsi in campo. A questo ci arrivi con il lavoro metodico. Limare questi aspetti necessita tempo. Ai calciatori, in questa stanza abbiamo parlato, messo dei paletti. Poi ci sta il lavoro sul campo. Il tempo non serve sull’impronta. Con due o tre settimane di lavoro la deve dare. Se non ce la fa vuol dire che ha sbagliato qualcosa. Tempo ci vuole per i dettagli. L’eredità di Lucarelli? Mi fa piacere. Conosco Cristiano, non benissimo. Ci siamo già incrociati. È una persona che mi sta simpatica. Non bisogna dimenticare il lavoro che ha fatto qui. Se c’è riconoscenza di un ambiente per il lavoro che ha fatto una persona è positivo. È quello che mi serve. Io so di essere uno che da, so che avrò delle risposte. Che darò sotto il profilo dei punti non lo so. Ma che darò tutto per questa società, l’ambiente e per far funzionare la cose come vorremmo questo è certo”.
Secondo lei quello di quest’anno è un campionato difficile?
“Si. Ci sono squadre attrezzate da subito e accreditate. Il calcio è un gioco strano. Non da il risultato in base alla struttura che hai. È un giochino che vuole i fatti. E i fatti uno se li deve trascinare e portare a suo favore. Sembra una fuga delle due davanti. Mi ricordo la precedente esperienza ad Empoli. Sono arrivato più tardi era il 17 dicembre. La squadra era a 5 punti. Poi la fuga l’abbiamo fatta noi. Ora non voglio fare paragoni però si può fare”.
Domani c’è un altro esame importante, c’è il Cagliari. Una blasonata in crisi?
“Le squadre sono importanti, hanno individualità forti. I due davanti del Cagliari di tutto rispetto. Noi però non abbiamo calciatori scarsi. Cercheremo di controbattere le loro forze individuali con quello che secondo me fa la differenza cioè la capacità di essere collaborativi, di essere un tutt’uno, di avere un gruppo di titolari di 21 calciatori. Ne abbiamo ancora qualcuno fuori. Già l’ho detto alla squadra, anche l’anno scorso abbiamo avuto quasi tutti i calciatori che hanno fatto 20 partite da titolari. Questa è l’idea che abbiamo in mente di riproporre qui. Quando riesci a ricreare questa condizione è importante. Se hai una forza 7 diventa una forza 9. Poi bisognerà vedere se basterà”.
Ci saranno novità tattiche in vista della gara di domani?
“Siamo andati in campo con il 4-3-1-2 e siamo rimasti soddisfatti. Non è che se ad Empoli usavo quel sistema dove vado uso quello. Il sistema si sceglie in base alle caratteristiche dei calciatori. Crediamo al momento di avere un gruppo di calciatori che si adatta a questo sistema. Ciò non toglie che è una situazione che possiamo cambiare in qualsiasi momento. Anzi, alleneremo anche qualcosa di diverso. Le gare si sa sempre come cominciano ma non si sa mai dove portano. Potremmo avere bisogno di difendere a 3 o con esterni più largi. La differenza la fanno i principi che vanno perseguiti e completati. In base a quelli ti muovi. I principi sono di essere una squadra lunga, larga, corta, che deve imprevedibile, concentrata nella fase difensiva, ma che deve essere ampia nella fase opposto. Questi sono i principi di gioco che una squadra ha a prescindere dal sistema di gioco. I principi di gioco sono 5 di possesso e 5 di non possesso e sono contrapposti. Un allenatore deve rendere consapevoli i giocatori che esistono e li deve allenare. Loro li devono conoscere e saper fare. Ecco però poi ci vuole un pò di tempo a tutti questi principi per essere ammilitati”.
Che ricetta ha per rianimare il reparto offensivo rossoverde? Nel perseguire l’obiettivo finale ha intenzione di cambiare qualcosa in futuro?
“A questa domanda è presto rispondere. Noi vogliamo sempre migliorare, ma intanto iniziamo a lavorare con questo gruppo. Poi è un problema più di Luca che mio. Essere prolifici mette a posto le cose. Quando tu hai due occasioni e fare due gol ma non basta. Abbiamo rivisto, anche imprecando, la partita. Ci sono 6 palle gol clamorose. Poi ci sarebbero altre di testa. Ma non voglio nemmeno contarle. Le altre sei sono clamorosissime. Se tu riesci a ricostruirle, spero di costruirne di più, diventi realizzativo per forza. I ragazzi che abbiamo davanti ce l’hanno nella loro storia. Ora non abbiamo Donnarumma. Pettinari li ha sempre fatti. Partipilo ce l’ha. Falletti idem. Le mezzali cercheremo di metterli nelle condizioni di portare qualcosa. Non ho avuto dubbi a dire di sì subito. Poi magari arrivi nel posto e qualche cosa può essere diverso. Bene non c’è niente che mi fa pensare in maniera diversa dalla prima decisione. Le cose non le ho mai forzate e ho visto che mi sono sempre andate bene. Questa è una cosa nata in maniera inaspettata e decisa subito. Sì vede che doveva andare così. Poi si vedrà”.
Ci sono analogie tra il suo Empoli e questa Ternana?
“C’è un gruppo di lavoro eccellente. La società mi ha dato la possibilità di avere intorno a me le persone che volevo. Ho trovato persone importanti come Carlo Mammarella che ha fatto un grande lavoro. Se avessimo vinto lo avrei portato con me in sala stampa. Insieme a lui abbiamo trovato ragazzi giovani che vogliamo allevare e ai quali insegnare il nostro sapere. Speriamo di essere bravi a farlo”.
La Redazione