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Tennis | L’abbraccio di Arzachena alla Coppa Davis

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“Ci abbiamo messo dodici anni a tornare in Serie A, e altri dodici per riportare la Coppa Davis in Italia. Sicuramente è opera di un grande giocatore come Jannik Sinner che tutto il mondo ci invidia, di una grande squadra composta da giovani che possono darci grandi soddisfazioni e da un grande capitano…. ma non sarebbe successo se non avessimo battuto la Slovenia qui ad Arzachena nel 2011”. Il Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi, ha aperto la conferenza stampa -tenutasi questa mattina all’interno dell’Aula Consiliare del Comune di Arzachena ricordando il decisivo scontro che oltre dodici anni fa ha permesso all’Italia di accedere al play-off contro il Cile che ha riaperto agli azzurri le porte del World Group.

Dopo la tappa inaugurale di Alghero e quella di fine 2023 a Sassari, il Tour della Coppa Davis in Sardegna è arrivato ad Arzachena. Insieme all’Insalatiera d’Argento, al Sindaco Roberto Ragnedda e alla Delegata allo Sport e Spettacolo del Comune di Arzachena Nicoletta Orecchioni, Binaghi ha salutato gli appassionati accorsi ad ammirare e fotografare il prestigioso Trofeo tornato in Italia dopo ben 47 anni di attesa, grazie alla memorabile settimana di Malaga.
Quel confronto del 2011 contro la Slovenia, la prima e unica occasione in cui la città della Gallura ha ospitato una sfida degli azzurri, “fu una follia – ha sottolineato Binaghi – , una follia talmente grande che l’ITF cambiò le regole e rese praticamente impossibile ripetere. Dovemmo fare ad esempio due ricorsi per organizzare la finale dell’allora Fed Cup contro la Russia. Nella storia della Coppa Davis – ha spiegato il Presidente della FITP, per dare la misura della sfida organizzativa e regolamentare – mai si era giocato
un incontro in una città così piccola come Arzachena. Battemmo anche un altro record, perché un incontro ufficiale della nazionale di un grande sport come il tennis non credo ci sia mai stato e difficilmente ci sarà per un problema di impianti. Si fece una cosa fuori dall’ordinario, una vera e autentica pazzia. Per fare le pazzie bisogna essere un po’ estrosi, avere il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo e provare a sognare in grande”.

La follia, che spiega anche perché il Trophy Tour abbia toccato la città di Arzachena in questo suo viaggio per l’Italia, iniziò con una telefonata: “Mi chiamarono due dirigenti di Arzachena e mi chiesero un appuntamento a Cagliari – ha ricordato Binaghi -. Arzachena aveva una buona storia nel tennis, aveva organizzato nel tempo un torneo internazionale femminile. Andai all’appuntamento e scopro un terzo incomodo, un giovane assessore allo sport, molto esuberante, che in barba a tutti i ragionamenti e ai regolamenti internazionale aveva deciso che la Coppa Davis doveva andare nel suo paese. Gli spiegai che il regolamento parlava di ‘major cities’, che avevamo fatto l’impossibile per giocarla ad Alghero che aveva un aeroporto internazionale, un requisito richiesto. Gli spiegammo che ci voleva un campo con 4 mila posti a sedere, e lui disse: lo facciamo”. Non era l’unico problema, però. “I campi qui erano tutti su una superficie veloce, e il nostro capitano per sfruttare il fattore campo voleva un campo in terra rossa. Ci disse: facciamo anche quello. Se gli avessimo chiesto la metropolitana, l’avrebbe realizzata. Siccome a me i pazzi un po’ mi piacciono, presentammo la candidatura come area vasta della metropoli di Olbia. Ci aiutò anche la Costa Smeralda, ci fu questo grande coinvolgimento di tutte le forze imprenditoriali della zona. Per farla breve, ce la facemmo. L’incontro fu molto particolare, difficile. Era il dodicesimo anno in cui l’Italia viaggiava tra la Serie B e la Serie C; quello fu l’incontro della svolta. Temevamo Bedene, naturalizzato dalla Gran Bretagna, che però non stava bene e non giocò nella prima giornata. Vincemmo, ricordo il campo in festa. Abbiamo scritto
una pagina indelebile dello sport in Gallura”.

“I grandi eventi sportivi – ha detto il Sindaco Roberto Ragnedda – hanno la forza di riunire le comunità di riunire il popolo italiano che in questo caso si è ritrovato tutto davanti alla tv a fare il tifo per questi ragazzi. Ricordo quei momenti del 2011, ad Arzachena ci fu una reazione sociale. Dovemmo fare un grande lavoro per adeguare gli impianti in poco tempo, e nacque uno spirito di solidarietà tra gli imprenditori locali e in poco tempo stravolsero uno degli impianti ancora oggi tra i più apprezzati in Sardegna”.

“Poter essere qui – ha spiegato la Delegata allo Sport e Spettacolo Nicoletta Orecchioni – un orgoglio che ci siamo guadagnati con quel pizzico di follia del 2011. Ricordo bene l’entusiasmo che c’era da parte di tutta la cittadinanza, è stato coinvolgente per tutti. Ho fatto anche io la mia parte, posso dire ‘io c’ero’. Abbiamo fatto la nostra piccola parte in questo cammino che dal Cile ha portato la coppa in Italia dopo tanti anni. Ci riempie d’orgoglio il grande lavoro dei ragazzi della nostra nazionale che sono di esempio
per i nostri giovani tennisti. Per i ragazzi è importanti avere idoli, seguire esempi, e in questa finale abbiamo visto un grande esempio. Spero che molti giovani abbiano voglia di seguirlo”.

L’Insalatiera d’argento sarà esposta nell’Aula Consiliare di Arzachena fino al 4 gennaio, per poi spostarsi a Cagliari (dall’8 gennaio sarà esposta presso il Palazzo Civico di Via Roma) e successivamente a Milano, (presso Palazzo Marino dal 18 al 24 gennaio). “Ripercorreremo tutti i posti in Italia dove abbiamo vinto in Coppa Davis in questi 47 anni – ha concluso Binaghi -e poi a settembre torneremo a Bologna per il gruppo eliminatorio che qualifica per la fase finale di Malaga. Spero di riuscire a portarla la settimana
prima delle finali a Torino per le Nitto ATP Finals, perché poi bisognerebbe farla viaggiare velocemente per Malaga dove dovremmo difendere il titolo”.

La Redazione | Fonte Comunicato Stampa

TAG:  Tennis
 
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