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Sherri: “Cagliari non è un punto d’arrivo. Darò il massimo per questa maglia”

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Prime sensazioni da giocatore del Cagliari per il portiere Alen Sherri. Arrivato dall’Egnatia e fresco di convocazione con l’Albania per il doppio impegno di Uefa Nations League contro Ucraina e Georgia, il 26enne originario di Scutari ha parlato ai canali ufficiali del Cagliari per raccontare i suoi primi due mesi in rossoblù sotto la guida di Davide Nicola. Di seguito le sue dichiarazioni.

Sull’arrivo al Cagliari

“A Cagliari mi sto trovando molto bene. Non mi aspettavo di stare così bene in questi giorni perché all’inizio è sempre difficile. Arrivare dall’Albania e venire a giocare in Serie A per me è un grande salto e anche una grande soddisfazione. Italia e Albania sono vicine e tutti i giocatori puntano a venire in Serie A che è uno dei campionati più forti. Il trasferimento al Cagliari? All’inizio non ci credevo tanto, poi piano piano la cosa si è fatta più vera e quando è arrivata la proposta del Cagliari sono stato felicissimo”

Sull’esperienza in Albania

“I due anni in Albania  sono stati i più belli perché il mio sogno era quello di vincere il campionato albanese. Ci sono riuscito l’anno scorso, poi ho vinto due coppe nazionali. Prima non avevo vinto niente e quindi per me quei trofei sono stati molti importanti. La differenza tra la Serie A e la Kategoria Superiore? In Italia il calcio è molto più veloce, i giocatori sono molto più agili, le richieste del mister sono diverse da quelle che ho avuto prima però mi piace tanto imparare cose nuove”.

Sui tifosi e sugli idoli

“Vedere lo stadio pieno con 16.000 persone presenti nelle partite contro Roma e Como mi ha fatto venire la pelle d’oca. Idolo? Ad oggi è Neuer, per il suo modo di giocare e con lui ho trovato una certa somiglianza nell’altezza. A me prima piaceva sempre Casillas perché ero fan del Real Madrid. Lui è stato il mio primo idolo però con lui non ho tante cose in comune (sorride n.d.r.)”.

Su calcio e famiglia

Fare il calciatore? All’inizio è stato un sogno di mio padre, poi è diventato anche il mio. Mio padre è stato anche lui portiere e voleva che uno dei suoi figli diventasse calciatore. Ho iniziato a seguire il calcio un po’ per caso perché andavo a vedere gli allenamenti di mio fratello. Mancava un portiere e mi ero messo in porta, paravo e mi hanno detto ‘perché non continui a giocare?’. Pian piano mi è piaciuta sempre di più questa sensazione di prendere la palla. Vengo da Scutari, una città in cui c’è una squadra con tanta storia alle spalle. Il calcio in Albania è anche cultura e quindi sono cresciuto in questo modo. La mia famiglia mi ha sempre supportato nei momenti di difficoltà specialmente mia madre perché è troppo emotiva per i figli.Poi c’è anche mia moglie con cui sono sposato da tre anni”.

Sugli obiettivi al Cagliari

“Per me Cagliari non è un punto d’arrivo. Voglio crescere e imparare sempre di più e spero, con l’aiuto di tutti, di fare un buon percorso qui a Cagliari. Darò sempre il massimo per la squadra e per questa maglia”.

La Redazione

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