La scherma come compagna di vita, nei giorni migliori e in quelli peggiori. Giuseppina Molinu ha 43 anni e in bacheca diverse coppe e medaglie. Tira di scherma, fioretto e soprattutto sciabola, lo fa su una carrozzina per via della malattia che ha scoperto di avere 23 anni fa, la sclerosi multipla: “Fa scherzi tutti i giorni, ci sono giorni in cui stai meglio, altri in cui ti senti peggio. Ora sto bene, sono in forma, ma non sono sempre in grado di reggere un’intera gara in piedi”.
Lei che viene da Benetutti aveva iniziato così, portata in sala d’armi da Sandro Bartoletti, maestro del Circolo Schermistico Sassarese incontrato sul lavoro: “Lavorava nel mio stesso ufficio e mi invitò a provarla. Io ho sempre provato un certo fascino per questa disciplina sportiva, così gli ho dato retta ed è nato l’amore”. In piedi, all’inizio, poi seduta: “Quando ho iniziato a perdere l’equilibrio sono passata in carrozzina. Devi trovare il giorno giusto, è una malattia che progredisce, non si ferma, ci sono spesso delle ricadute, per me soprattutto sulla parte destra del corpo”.
La scherma paralimpica, però, le ha fatto scoprire una nuova famiglia oltre il Tirreno: “Non ci sono delle gare in Sardegna – racconta – bisogna sempre spostarsi, è un costo ma anche un piacere poter tirare con le atlete della Nazionale come Loredana Trigilia e Andreea Mogos”. Ma a conquistarla è stato tutto il gruppo, anche i ragazzi: “Matteo Betti, Emanuele Lambertini, Edoardo Giordan, tutti ragazzi fantastici, alcuni molto più giovani di me. Mi hanno insegnato tanto, le ragazze della Nazionale sono fantastiche”. E la famiglia si estende anche oltre la pedana: “Anche con gli arbitri c’è un bellissimo rapporto, e coi maestri. L’ambiente della paralimpica è molto unito, ci divertiamo. Io ho 43 anni, faccio il mio mestiere, la guardia, non sono in un gruppo sportivo e non posso allenarmi ogni giorno. Non posso ambire a chissà cosa, ma continuerò a tirare”.
Delle tante gare disputate, con parecchie medaglie conquistate, a una è rimasta particolarmente affezionata: “Napoli, nel 2021, prima e unica prova nazionale paralimpica di quell’anno. Ho vinto battendo Michela Fabbri in finale, un’atleta molto brava, forse anche con un po’ di fortuna. Ancora oggi è la mia unica vittoria, ho fatto dei secondi posti, i bronzi manco si contano, ma Napoli è stata la gara divertente anche per il contesto. ‘Nu piezz’e
core, come dicono loro”.
Adesso tira più con la sciabola che col fioretto: “Il mio braccio pare che preferisca quest’arma, devo stare pure alle sue preferenze”. Non la spada, però, “un’arma più pesante che non ho mai provato”. Questo le impedirà di partecipare il 6 maggio alla Prova Paralimpica Integrata che si disputerà a Cagliari: “Ho sempre fatto quel tipo di gare, quella dell’anno scorso ad Ancona andò bene, arrivai terza e mi ero trovata molto bene anche con le sparring. Ovviamente mi sarebbe piaciuto tirare in terra sarda ma sono disarmata, non posso farci niente e me ne faccio una ragione”.
La Redazione