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Roj: “Stadio Cagliari, un modello del post Covid-19”

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Il progettista del nuovo impianto cagliaritano ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica.

Uno stadio “modello del post coronavirus”. Non ha dubbi l’architetto Massimo Roj, nell’intervista rilasciata al collega Enrico Currò de La Repubblica. “Tutto dovrebbe essere pronto per la stagione 2023-24. A quel punto, quando si spera che saremo ben fuori dall’emergenza, questo nuovo stadio potrebbe davvero essere un modello del post coronavirus. E’ stato pensato prima della crisi attuale, ma la crisi ha confermato la validità dell’idea di un impianto multifunzionale: la fruizione di uno stadio e la sua stessa presenza all’interno della città non possono più prescindere dalla multifunzionalità. Nel momento in cui ho un impianto multifunzionale, diventa una struttura per i cittadini, non solo per la partita. Si può fare un esempio pratico, legato proprio all’attualità del coronavirus: se all’interno degli impianti sportivi potessimo portare anche centri medici e diagnostici di mille metri quadri, in caso di emergenza quella sarebbe la misura minima per il pronto intervento. Produrrebbero reddito e nel weekend magari gli abbonati potrebbero usufruire dello sconto per le analisi. In caso di evento catastrofico, un centro medico di quelle dimensioni può facilmente trasformarsi in un reparto di degenza. Ovviamente l’augurio è che non ci siano catastrofi”.

Uno stadio tecnologico e multiuso, con “uffici, negozi, museo, albergo, ristoranti, bar. E l’uso strategico delle app, con le quali ormai stiamo prendendo sempre più confidenza. A Cagliari saranno la norma: per mangiare un panino ordinandolo al proprio posto, per fare acquisti, per rivedere il gol sul device, per acquistare la maglia del calciatore che lo ha segnato, per prenotare il ristorante dopo la partita. In poche parole, per trasformare l’occasione della partita in una giornata di svago superiore. Il riferimento più congruo è all’Amsterdam Arena, sinonimo di multifunzionalità”.

Poi l’immancabile riferimento ai costi di realizzazione: “Dai 50 ai 60 milioni di euro, a seconda della capienza: 25 mila posti estensibili a 30 mila, se l’Italia organizza Europei e Mondiali. L’attuale Sardegna Arena, costruita in 124 giorni, verrà demolita e forse in parte utilizzata per parcheggi”. Poi sulla fruizione dell’impianto per i tifosi: “Si possono ipotizzare ingressi a chiamata in gruppi, chi entra prima esce prima, su prenotazione e con scaglionamento. Però la vera strategia, che dovrà proseguire anche oltre l’emergenza, sarà di creare strutture dove si possa aspettare il proprio turno con piacere. Forse cambierà qualche abitudine, magari non ci sarà più l’abbraccio al momento del gol. Ma a queste cose ci si abitua, come alle nuove regole degli aeroporti. Uno stadio offre mille possibilità di valorizzare il legame con le persone che lo frequentano: in un altro progetto c’è l’ipotesi di diciottomila volti di tifosi come rivestimento esterno dei due anelli. L’essenziale è pensare che l’emergenza passerà. E che ci avrà insegnato qualcosa”.

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