Il nostro Nando Mura è intervenuto ai nostri microfoni a margine del talk “Pensieri e Parole”, condotto da Veronica Baldaccini ed Egidiangela Sechi, in cui ha tratteggiato la figura di Gigi Riva attraverso alcuni ricordi e aneddoti del loro storico rapporto di amicizia.
Nando, ti è toccato il compito di raccontare un po’ il tuo Gigi attraverso alcuni aneddoti.
“Sì, sollecitato da Veronica (Baldaccini, ndr) e da Egidiangela (Sechi, ndr), ho cercato soprattutto di raccontare un Riva abbastanza inedito, quello delle piccole confidenze, di alcune scene trascorse assieme, alcuni ricordi anche di quell’epoca nostra. Devo dire che è stata una bellissima serata perché si sta raccontando Gigi in un modo che forse lui avrebbe gradito. Lui forse non amava queste cose, però è stato ricordato in una maniera molto simpatica, anche raccontando alcune facce di Riva ironico, autoironico, simpatico, il grande battutista che non tutti conoscevano”.
La cosa che sta emergendo è che ognuno ci tiene a raccontare il suo Gigi Riva, attraverso varie sfaccettature. Tu quale aneddoto dei tuoi scegli di raccontarci?
“Ce ne sono tanti, quello a cui io sono molto legato è quando gli avevo chiesto una volta: “Ma com’è possibile che uno come te, nato a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, sia poi diventato così ‘terrone’ come e più di tanti sardi?”. Lui mi aveva dato una risposta che ci dà l’idea anche di quale sia il suo spessore culturale. “Nando – mi aveva detto – uno che nasce cinque chilometri dalla Svizzera è già un meridionale”. E questo è meraviglioso. Poi ci sono tanti episodi legati a Scopigno, come quello di quando il Cagliari doveva giocare contro il Milan e “Il Filosofo” doveva far marcare Rivera da Martiradonna, ma non sapeva come dirglielo. Allora gli disse così: “Tu, Mario, oggi marchi il numero 10”, così forse da togliergli un po’ di pressione. Oppure un episodio emblematico, che vivendo con noi tutti i giorni Riva, abbiamo tutti un po’ perso qual fosse il suo spessore. Un giorno uscì la notizia che Gerd Müller, il centravanti della Germania nello storico 4-3 di Città del Messico, era stato trovato a vagava per la città in preda all’Alzheimer. Io avevo chiamato subito Gigi per dirglielo e lui mi rispose: “Lo so, me l’ha detto Beckenbauer”. Perché lui, in effetti, non è che vivesse tra di noi, era su un livello molto più elevato (risata, ndr).
Sono tantissimi gli aneddoti che hanno fatto epoca.
“Aggiungo questo perché ci tengo particolarmente. Ormai ho sempre con me una penna Mont Blanc che Gigi mi ha regalato vent’anni fa e che io ho iniziato a usare soltanto pochi mesi fa dopo la morte di Gigi. Sì, perché fino ad allora la tenevo nella custodia, sulla scrivania, ma senza usarla. Esattamente come i bambini non usano certi giocattoli per non romperli. Questa penna, che lui mi aveva regalato tramite la sorella perché le erano piaciuti degli articoli da me scritti, ho iniziato a usarla solo dopo la sua morte. Ed è un ricordo materiale che ho di lui e che tutti i giorni posso toccare. È chiaro che questo è solo un ricordo materiale, perché il ricordo della figura di Gigi Riva è qualcosa che sta non a tre metri sopra il cielo, ma 30 milioni di chilometri sopra il cielo”.
Francesco Aresu