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Ranieri: “A Cagliari ho chiuso un cerchio, ma ho ancora tanta voglia”

Claudio Ranieri dirige il primo allenamento stagionale ad Asseminello | Foto Gianluca Zuddas
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Dal ritorno in Sardegna, passando per quello in Serie A, fino agli stimoli che ancora sono più che vivi nonostante il passare del tempo. Il tecnico del Cagliari Claudio Ranieri si è raccontato in una lunga intervista su Repubblica. Di seguito un estratto.

Sul momento della propria carriera

“Finché lavoro sono pimpante. Allenare mi tiene al passo con i tempi. Io cambio come cambia il calcio. Mi adeguo,mi aggiorno con le ultime tendenze. La mia forza è proprio il cambiamento. Mi sento un allenatore moderno, europeo e in più ho un’esperienza che la dice lunga”.

Sul futuro

“Ho deciso che il Cagliari sarà l’ultima squadra che allenerò. Farei un’eccezione solo per una nazionale intrigante, e preciso che non mi sto candidando per la nazionale azzurra. Cagliari sarà la mia ultima squadra, ma non ho detto per quanto lo sarà. Magari resisto vent’anni…scherzi a parte, mi sento di chiudere finalmente un cerchio”.

Sui timori prima del ritorno a Cagliari

“Questa era l’Isola dei miei ricordi felici e avevo paura di tradire la passione e l’amore di questa gente. Ma hanno insistito, Riva ha detto delle cose, suo figlio ha continuato a mandarmi messaggi, così ho pensato che non dovevo essere egoista, non pensare a me stesso ma a un popolo che in quel momento era in difficoltà. E allora mi sono buttato a capofitto. Cosa ha detto Riva? Prima che tornassi una sola cosa: Ranieri è uno di noi. L’ultima volta mi ha chiamato mentre stavamo entrando nello spogliatoio di Bari, la sera della finale playoff: dì ai ragazzi che hanno tutto il nostro popolo con loro. È stata come una benedizione”.

Sulla prossima Serie A e sul ripartire dal basso dopo Leicester

“Siamo gli ultimi arrivati e ci siamo arrivati con l’ultimo pallone del campionato. Ci sarà da soffrire, ma siamo pronti. Fortunatamente ho un gruppo magnifico e una società organizzata. Perché non mi sono fermato dopo il Leicester? Perché io dimentico. Quell’impresa l’ho messa da parte, magari me la godrò da vecchio. Per me il campionato vinto a Leicester vale quanto la promozione con il Cagliari o il secondo posto con la Roma. Sono molto pragmatico, non vivo di ricordi. Vivo di domani”.

La Redazione

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