Gianmarco Pozzecco e la Dinamo Sassari. Un rapporto intenso, speciale, interrottosi bruscamente ma che ha segnato le vite di entrambe le parti. Il vice-allenatore di Ettore Messina a Milano torna in Sardegna per la prima volta da avversario nel match tra il Banco e l’Armani Exchange, previsto per domenica 3 aprile alle 17. Una sfida importante per entrambe le squadre in cui però, almeno all’inizio, potrebbero prevalere le emozioni in un PalaSerradimigni di nuovo al 100% di capienza. Il Poz ha raccontato il suo stato d’animo e non solo in una lunga intervista rilasciata a La Nuova Sardegna.
“Come sto vivendo la vigilia? Sono agitatissimo. Più il momento si avvicina, più sono teso. La verità è che a Sassari sono stato tremendamente bene e ci saranno tante persone che sarò felice di rivedere, non solo dell’ambiente del basket. Perché io sono stato bene con il club, con lo staff e con i giocatori, ma anche con le persone che incontravo continuatamente. Ho vissuto in ogni momento l’affetto della gente e l’entusiasmo che tutti insieme avevamo creato, ho scoperto davvero un popolo straordinario. E mi sono convinto di una cosa: la Dinamo è la Dinamo, ed è così speciale, perché è una squadra della Sardegna. Penso ora al rapporto che ho con Gigi Datome: è sardo, cosa devo dire di più?”.
L’incontro con Sardara e la squadra
“Non vedo l’ora di abbracciare i miei ragazzi, questa è la prima cosa. Ma sarò felicissimo di salutare le tante persone che mi hanno consentito di vivere bene, di stare bene. Anche Stefano Sardara? Sì, anche lui, perché mi ha dato un’opportunità e questo resta. Quando mi ha chiamato ero davvero un pensionato in pantofole davanti alla tv. Ci siamo già rivisti e l’ho salutato, lo sport è fatto di cerchi che si chiudono e di storie che finiscono, anche bruscamente, ma abbiamo il dovere di preservare quanto di bello abbiamo vissuto insieme. E poi, ovviamente tutti quelli nel mondo della Dinamo, stavolta con priorità allo staff medico: l’altra volta quando sono andato via non ho potuto salutarli e mi dispiace. Se dicessi che non spero in una bella accoglienza sarei un ipocrita”.
Gli anni a Sassari
“Sarebbe stupido sostenere che tornando indietro non cambierei nulla. Ma ci sono delle cose che succedono, e che magari ti fanno male e te ne penti, ma ti aiutano a crescere. Le persone vivono e commettono errori, li commetto io e li commettono gli altri. Va bene così”.Â
La Redazione














