L’attaccante del Cagliari Leonardo Pavoletti si è raccontato in diretta Instagram: ecco alcune delle sue dichiarazioni.
Sull’infortunio e una possibile ripresa: “Ad agosto dovrei avere l’idoneità sportiva, vediamo come e se si riprenderà: dobbiamo fare le cose per bene, se facciamo iniziare il campionato e riparte il contagio è inutile. Se ci sono i modi è giusto riniziare, magari posso giocare anche io qualche minuto… Se la situazione non migliora è meglio pensare alla stagione successiva: c’è da pensare poi che sapendo che puoi prendere il coronavirus non è facile concentrarsi sul pallone, al di là del fatto che il calcio non è bello senza pubblico. Però proviamo a finirlo questo campionato con le condizioni giuste”.
Sul Cagliari: “Quest’anno brutta partenza col Brescia dove mi sono fatto male, abbiamo combattuto con l’Inter, ma dal Parma in poi la squadra ha volato: poi è arrivato il calo e non ci siamo più saputi riprendere, ma non era nulla di preoccupante. Radja? Purtroppo abbiamo giocato poco insieme per via del mio infortunio e ad inizio campionato i valori non sono così indicativi: da fuori è impressionante, mi sarebbe piaciuto divertirci insieme in campo ma è andata così. Io tra 10 anni? Sono un po’ il tipo da basta calcio, ma sto cambiando idea; mi piacerebbe magari rimanere nei settori giovanili. Srna? Una persona eccezionale, ci ho litigato un paio di volte perché entrambi volevamo sempre vincere nelle partitelle. Vedo che è sempre in forma, vorrei riabbracciarlo”.
Sulla Nazionale: “La prima convocazione l’ho saputa da Sky, altre volte dai social e l’ultima da un dirigente che mi ha avvisato a fine allenamento. Ero in tensione, pensavo di non entrare e rimanere deluso: vivere l’ambiente dell’Italia è qualcosa di incredibile e bellissimo. Come è arrivato il gol ti senti parte del progetto e del gruppo, quella notte mi sono addormentato all’alba per l’adrenalina”.
Sul passato: “Se uno ha testa e mezzi prima o poi arriva, io sono dovuto partire dal basso. Mi arrabbiavo di brutto col direttore del Sassuolo che mi spedivano sempre in prestito; ma anni dopo ti rendi conto che quella era la strada giusta, nei prestiti sono cresciuto tanto e al momento giusto sono stato pronto. Forse tornassi indietro partirei un pochino più forte. Se dovessi scegliere una squadra dove tornare forse direi il Genoa, ma sono legatissimo a due cittadine come Varese e Lanciano. A Napoli per mille fattori e soprattutto per colpa mia non ho potuto dimostrare nulla; mi hanno apprezzato dal lato umano, ma sul campo non ero pronto. Un’occasione che mi è sfuggita di mano senza accorgermene; arrancavo un po’ con quel gioco, però forse sarebbe bastato un gol per sbloccarmi anche là. Forse ho sbagliato ad andare via dal Genoa dove tutto girava intorno a me e mi sentivo anche leader: mi sono messo in gioco, era al momento giusto per provare il salto nel grande calcio. Non me ne pentirò mai di quella scelta”.
Sui colleghi: “Immobile fa la differenza, al 99% segna e lo vorrei sempre in squadra. Essendo cresciuto in una famiglia milanista sono cresciuto con le cassette di Van Basten, poi Ronaldo il Fenomeno è stato un’ispirazione per me. Hamsik mi ha impressionato e poi in Nazionale mi ha stupito Chiellini, non molla mai nemmeno in allenamento. Ha una voglia eccezionale ed è sempre il primo ad arrivare sul pallone, capisci perché gioca da 15 anni nella Juventus. I portieri? da Perin ho visto cose eccezionali, ma Cragno è veramente forte: a volte ti verrebbe voglia di prenderlo a pugni quando diventa un muro. Per il Cagliari è una sicurezza”.