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Leonardo Pavoletti

Pavoletti: “Cagliari? Vorrei mettere radici qui, ma il calcio è strano”

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All’indomani del pareggio dei compagni a Firenze l’attaccante del Cagliari Leonardo Pavoletti ha parlato a Radiolina.

“Stare due-tre mesi non è facile, è un periodo particolare per giocare a pallone, ma questo è stato un anno eccezionale quindi si va avanti. Ho messo un po’ la pulce nell’orecchio a presidente e direttore, nelle ultime partite vorrei essere presente anche se non sarò al massimo ovviamente: mi piacerebbe essere convocato e magari giocare qualche minuto, rientrare con due crociati rotti in uno stesso campionato sarebbe un record. Mi sono rigirato a mio modo questa situazione del coronavirus così, cerco di vedere un lato positivo. Non so come sia la questione del ritorno del pubblico, ma sarebbe più bello e con la Juventus sarebbe bello vederla con i tifosi: così le partite sembrano delle amichevoli, quei tornei che fai da ragazzino a fine giugno, non sembrano partite da Serie A. Giocare a porte chiuse? Le motivazioni le hai sempre dentro, devi concentrarti solo su quello che devi fare, ma uno stadio senza nessuno con questo caldo è un’atmosfera che ti toglie qualcosa almeno per la maggior parte dei giocatori. Gli allenamenti al Poetto? La gente che mi vedeva non ci credeva che ero io, sono stati molto rispettosi del mio lavoro, mi facevano finire l’allenamento e poi iniziavamo a ridere, scherzare e fare qualche foto. Nel periodo di lockdown ho fatto riabilitazione, ma niente piscina perché erano chiuse: allora ho recuperato al Poetto col preparatore Francesco Fois, un progetto divertente che non mi fa scoppiare la testa. Alla fine sono riuscito a far ingelosire quelli che giocavano, mi prendevano in giro ma sotto sotto volevano stare con me”.

“Con Cagliari ero titubante all’inizio, sono stato in molte città e ho sempre avuto una certa facilità a fare amicizie: nei primi mesi non sono riuscito a farlo qua, ho aspettato e ora va alla grande. La cosa più bella non è la foto o l’autografo, ma quando la gente ti saluta come se fosse il tuo vicino di casa o un tuo amico. Sto pensando a mettere le radici qui, a livello famigliare penso sia unico e sia il massimo: vediamo cosa porta il futuro, spero di fare tutti qui questi tre anni, ma il calcio è strano. Ora è una fase della carriera e della vita diversa, quindi un calciatore può fare delle scelte diverse”. 

“Dove sarebbe il Cagliari con me? L’annata con la squadra più forte creata in questi anni, è un rimpianto non aver giocato: quando vedo certi giocatori e quando giochi tanto nella metà campo avversario dico che mi sarei potuto divertire. Forse quest’anno saresti stato un po’ più spensierato, come la Fiorentina all’andata”. 

Sul secondo infortunio: “Sono girate voci insistenti e brutte, mi è caduto addosso il mondo umano: in 13 anni di carriera non è mai uscita una cosa brutta di Pavoletti. Ormai si crede veramente a tutto ciò che si sente e tutto diventa più grandi: raccontavano delle cose incredibili dello spogliatoio. A livello umano è stata una mazzata, all’operazione non pensavo minimamente: è stato un momento brutto, la cosa che mi dispiace è che quando parleranno di Pavoletti quando mi sono ritirato magari parlano di questa cosa. Hanno attaccato un sacco di storie a questa cosa, è stato un momento in cui mi sono sentito solo, mi hanno fatto passare per rissoso o peggio come uno che ha ammazzato qualcuno. Non si vede l’ora di far cascare uno in vista, spero che dopo avere incassato i colpi di riportare qualcosa più in campo. I tifosi si sono sempre dimostrati affettuosi, ma è stato un momento difficile: dovevo parlare di una cosa che non è mai successa, ho dovuto fare una conferenza stampa per un vocale su whatsapp per dire che non ci siamo picchiati con Ciga”. 

“Joao Pedro che ha imparato da me? Ha sempre colpito di testa molto bene, stilisticamente forse la colpisce meglio di me: mi fa piacere che ha detto che si ispira a me, gli voglio bene per questo. Peccato non abbia vissuto spogliatoio quest’anno”.

Su Zenga: “Lui quando è arrivato ero in Austria, l’ho vissuto mentre facevo la riabilitazione mentre lui faceva la quarantena ad Asseminello. Ci vedevamo tutte le mattine, abbiamo avuto modo di parlare, ridere e scherzare. Una persona in gamba, poi per noi ragazzi ti ritrovi davanti a un grande giocatore. Finché non lo trovi in campo non posso dare il mio giudizio, spero che tra due-tre settimane quando potrei essere in gruppo lo farò”.

Su Simeone: “Giovanni sta veramente bene, anche contro l’Atalanta mi è piaciuto tanto. Il bomber ce l’hanno, magari un’alternativa poteva esserci…All’anno prossimo”. 

 
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