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Oliveira: “Cagliari, a Roma fondamentale non perdere. Piccoli? Serve più sostegno”

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La sfida contro la Roma di domenica 16 marzo è sempre più vicina per il Cagliari di Davide Nicola, con i rossoblù chiamati a una prova di alto livello per provare a uscire dall’Olimpico con dei punti pesanti per la lotta salvezza. Abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con Lulù Oliveira, uno degli attaccanti più prolifici nella storia del club rossoblù, che proprio contro i giallorossi ha colpito diverse volte.

Oliveira, iniziamo questa intervista partendo da Roma-Cagliari 1-1 del 10 marzo 1996. Lei dopo la tripletta contro il Bari nella giornata precedente, andò a segno all’Olimpico su calcio di rigore in un match poi finito 1-1 con gol di Abel Balbo per i giallorossi. Che ricordo ha di quella partita?
“Dopo la tripletta al Bari, le aspettative erano molto alte su di me in una partita molto importante come quella. Con quel risultato facemmo capire a tutti che il Cagliari era una squadra di grande carattere. Ricordo che vivemmo la vigilia molto serenamente, come spesso capitava con Giorgi, a differenza di Mazzone: lui era molto più rigido, non voleva sentire una mosca volare, pretendeva concentrazione fin da subito. Con Giorgi, invece, eravamo più liberi di ridere e scherzare, ci ripeteva spesso che eravamo sulla buona strada e che serviva continuare così. Ci disse inoltre che avremmo affrontato una squadra pericolosa soprattutto in casa, che davanti al proprio pubblico si esalta, ma che era possibile fermare, giocando in maniera compatta e ripartendo velocemente in contropiede. Quella era la nostra forza: ogni volta che un nostro centrocampista aveva la palla doveva cercare la profondità e noi attaccanti dovevamo farci trovare pronti. Fu una risultato importante e fu una grande dimostrazione di forza da parte nostra”.

Nell’estate del 1996 si trasferì alla Fiorentina di Claudio Ranieri con cui vinse una Supercoppa italiana. Che ricordo ha del mister? Ha qualche aneddoto particolare?
“Ne ho diversi, il primo è quello al mio arrivo a Firenze. Appena arrivato mi convocò nel suo studio, aveva un foglio e una penna e mi disse che avrei potuto giocare ovunque in attacco e che ero stato preso proprio per questo, ma che al momento avrei giocato accanto a Batistuta. Con il mister ho sempre avuto un rapporto bellissimo, a tal punto che un giorno mi affidai a lui per migliorare la mia intesa con Batistuta che, all’inizio, non sembrava volersi prestare molto. Noi ricevevamo spesso la palla da Rui Costa. Un giorno in allenamento Gabriel mi fermò e mi disse di provare quella cosa che avevo detto al mister e dal giorno nacque una sintonia speciale: entrambi sapevamo cosa fare, quando andare in profondità e quando venire in contro, quando attaccare il primo palo e quando il secondo”.

Parlando del Cagliari attuale: come vede la sfida contro la Roma di domenica all’Olimpico?
“Il Cagliari troverà una squadra ferita dall’eliminazione in Europa League, che vorrà subito riprendere a correre per la conquista dell’Europa in campionato. Hanno speso tante energie contro l’Atletico Bilbao, ma servirà interpretare bene la partita dal punto di vista tecnico, perché se aspetti una squadra come la Roma il gol prima o poi lo subisci. Serve giocare a viso aperto con tanta attenzione dietro. Nell’episodio del gol preso contro il Genoa in avvio di secondo tempo, c’è un errore di lettura di Augello che era rimasto troppo alto. Queste sono le cose che vanno migliorate assolutamente, soprattutto in una gara come quella di domenica. Per una squadra come il Cagliari è fondamentale non prendere gol, pertanto sarà importante mantenere equilibrio e concentrazione dietro per dare sostegno al gioco del centrocampo e dell’attacco. Pronostico? Io punto sempre sul Cagliari, non so se riuscirà a vincere, ma spero almeno in un pareggio. Dovranno entrare in campo con tanta voglia e determinazione. Per il resto sono sicuro possa fare una buona partita. L’importante è non perdere perché tutte le squadre sono lì vicine e un risultato positivo contro la Roma può essere importante”. 

Come giudica la stagione di Nicola fin qui con i rossoblù?
“Sta facendo molto bene, questa per lui è la prima volta alla guida di una squadra da inizio campionato, peraltro arrivando a Cagliari dopo Ranieri, però sta facendo molto bene. Di lui mi piace il fatto di essere chiaro e limpido con tutti i giocatori a disposizione. In particolare in un club come il Cagliari, è importante stimolare e incoraggiare tutti, anche chi gioca meno, perché è fondamentale arrivare fino alla fine con tutta la rosa. Spesso chi subentra può decidere. Sono sempre stato del parere che agli allenatori serva tempo per sistemare le cose e riuscire a imprimere alla squadra le proprie idee di gioco. Nicola sta lavorando molto bene, per costruire una formazione e un gruppo buono e solido, in grado di lottare sempre fino alla fine. La tifoseria deve essere orgogliosa di questo perché anche perdendo se si dà tutto per la maglia, ci può stare il rammarico ma bisogna essere felici di averci provato e questo Cagliari ci prova spesso. Dal mio punto di vista sta facendo migliorare questa squadra sotto il profilo del gioco e dell’atteggiamento”. 

In che cosa questo gruppo può ancora migliorare?
“Con il lavoro si può sempre migliorare e sbagliare meno. I giocatori devono avere la responsabilità e il coraggio di fare ciò che viene richiesto dall’allenatore. A me all’inizio era successo qualcosa di simile: arrivavo dal campionato belga e spesso provavo a dribblare i difensori con la stessa tecnica, fintavo di calciare e scappavo via, ma in Italia spesso venivo fermato. Allora iniziai a lavorare in modo differente, ovvero venivo in contro, facevo un contro movimento e scappavo dietro alle spalle dell’avversario. Con Matteoli questo riusciva spesso, lui aveva un piedino fatato. Da lì capii che non potevo fare tutto da solo. Allo stesso modo questo Cagliari deve fare altrettanto, deve giocare di più, soprattutto a centrocampo cercando di spostare la palla più velocemente da una parte all’altra, provando a creare superiorità numerica, ma privilegiando sempre il gioco”. 

Chi è il giocatore più decisivo nel Cagliari oggi secondo lei?
“Dico Roberto Piccoli. È un giocatore che ho visto dal vivo nella sfida contro il Venezia, era da solo e ha fatto un lavoro incredibile. Al di là dei gol, è un ragazzo molto bravo a fare reparto da solo e credo debba essere maggiormente supportato dai compagni. Fa un lavoro eccezionale, i tifosi da un attaccante giustamente pretendono sempre il gol, ma se ci soffermiamo sul lavoro che svolge in campo, vale molto più di una rete. Oggi a Cagliari non ha tanto sostegno dai centrocampisti e dagli altri attaccanti anche per il tipo di gioco che viene sviluppato, ma se ci fosse un giocatore più vicino a 5-10 metri, lui potrebbe poggiarsi e scappare via, inserirsi: la differenza è notevole. Oggi il Cagliari sembra giocare con la mentalità del tipo, “buttiamo palla su e vediamo che succede” e dal mio punto di vista una volta ogni tanto, serve giocare anche con due punte, come fatto a Bologna con Luvumbo ad esempio o con Viola nella sfida contro il Genoa. Questo permetterebbe Piccoli maggiore possibilità di giocare verso la porta. Ha bisogno di più supporto”.

Tra gli attaccanti a disposizione del tecnico piemontese chi vede più vicino a lei per caratteristiche?
“Credo che Luvumbo, per caratteristiche, sia il giocatore che più di tutti si avvicini a me. Con lui in campo il Cagliari cambia tanto. Ha tanta velocità, va spesso in profondità, è bravo nell’uno contro uno sulle fasce, e credo che se lui riuscisse, come me, qualche volta in più, a scappare alle spalle dei difensori, abbia tutte le potenzialità per diventare un’arma in più anche dal punto di vista realizzativo. Peccato non ci sia a Roma, ma servirà recuperarlo al meglio per il finale di stagione”.

Si è parlato molto del valore del pareggio ottenuto contro il Genoa, lei sta con chi pensa che siano due punti persi o più con chi, invece, lo reputa un risultato fondamentale ai fini dell’obiettivo salvezza?
“Il Cagliari deve sempre vincere, in particolare contro avversari così. Si deve scendere in campo per ottenere i tre punti, specie in queste partite, contro una squadra che con Vieira ha cambiato tanto, con diversi infortunati e in cui si era andati in vantaggio: doveva essere una gara gestita meglio. Con un po’ più di attenzione, il Cagliari avrebbe potuto vincere agevolmente” . 

Quella di quest’anno sembra essere una lotta salvezza molto equilibrata. Come si vive questo momento di stagione a 9 gare dal termine? Che consiglio sente di dare ai rossoblù per centrare la permanenza in Serie A?
“Momenti del genere non sono facili da gestire perché hai la pressione di fare il risultato ogni giornata e qualche volta è difficile, ma se vesti la maglia del Cagliari devi sempre provarci. È complicato dare un consiglio, loro sanno la responsabilità che hanno e credo che già questo sia un ottimo punto di partenza per tutti: giocatori, allenatore, staff e dirigenza. Un’altra cosa importante è l’unione, serve essere una squadra coesa, sempre unita verso l’obiettivo, ma su questo non vedo grossi problemi”.

Il Cagliari centrerà la salvezza a fine campionato? Riuscirà a togliersi dalla lotta prima rispetto a quanto fatto l’anno scorso?
“Il Cagliari si salverà. Sarà fondamentale non sottovalutare nessuna gara da qui alla fine, ma sono certo che possa raggiungere la salvezza. Serve affrontare ogni gara con la massima attenzione e la stessa determinazione di sempre, senza mollare mai la presa. Sono convinto che rispetterà il grande desiderio che abbiamo tutti, perché tornare all’inferno è dura, non è facile. Si salverà, e lo farà con anticipo, ne sono convinto”.

Giuseppe Meloni

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