Così Cristian Oliva intervistato dalla radio uruguaiana Pasion Tricolor 1010AM ha parlato dei suoi primi sei mesi a Cagliari, con uno sguardo al futuro.
“Mi ci è voluto un po’ per adattarmi al Cagliari, come mi era stato detto quando sono arrivato. Ora, quando tornerò, spero di giocare. È stata un’esperienza totalmente nuova. È un mondo diverso. Mi sono adattato abbastanza rapidamente, c’è molta differenza tra il calcio uruguaiano e quello europeo. Sono arrivato a metà del campionato, la squadra era a metà della classifica. Fortunatamente mi sono adattato, ho giocato una partita amichevole e in tutti i match sono andato in panchina, ma non ho avuto minuti a disposizione. Ho parlato con il tecnico e mi ha detto che mi prenderà in considerazione per l’inizio del campionato. Comincio il precampionato con tutta la squadra”.
“Il più grande cambiamento è stato la dinamica di gioco: il calcio italiano è molto tattico. Si gioca molto di prima, mi è costato molto nei primi mesi. Mi è costato anche la lingua, ma per fortuna ora ce la capisco abbastanza bene, un compagno (Castro?) mi ha aiutato. Il più grande cambiamento è la dinamica, l’intensità, il modo di lavorare, tutto il resto. Sono con la testa a Cagliari, sono arrivato cinque mesi fa. Mi è costato l’adattamento, ora spero di giocare. Se non gioco, come ogni giocatore, cercheremo un’altra piazza in cui giocare. Ma ho fiducia, voglio giocare a Cagliari dove sono. Ho un contratto per altri quattro anni”.
“Mi parlano molto di Abeijón, è un idolo. C’era il “Maestro” Tabárez, Vecino, Matías Cabrera. Le persone quando stavo per scaldarmi nell’intervallo mi hanno chiesto di loro. Vivere in Sardegna? Divino, un clima totalmente diverso rispetto alle altre città. Sono arrivato in inverno, ero andato a Roma e faceva molto freddo, non come a Cagliari. Ci sono spiagge, tutte divine. Il Nacional? Mi mancano tutti, mi mancano i grandi fan che abbiamo. Spero a un certo punto di tornare, e di sentirmi di nuovo sul campo”.