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Nakhjavani (EKN Group): “Interessati al Cagliari, spero di incontrare Giulini”

Ebbie Khan Nakhjavani, ceo di EKN Development Group
Ebbie Khan Nakhjavani, ceo di EKN Development Group
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Lo scorso venerdì 25 luglio sulle cronache sarde è rimbalzata la notizia della manifestazione d’interesse di una società statunitense (EKN Development Group) per l’acquisto del Cagliari Calcio. Una mail semplice inviata alla società rossoblù e, contestualmente, ad alcuni media isolani come il quotidiano L’Unione Sarda e la redazione locale dell’Ansa: l’agenzia di stampa rilancia la notizia, che diventa subito di dominio pubblico. Ma chi c’è dietro l’EKN Group? Si tratta di una società di sviluppo californiana, con una sede europea a Bergamo, fondata dal Ceo di origini iraniane – ma da sempre negli Stati Uniti – Ebbie Khan Nakhjavani, le cui iniziali danno il nome all’azienda. Che è da tempo nota nel bergamasco per essersi aggiudicata il bando per il recupero e la gestione del Grand Hotel San Pellegrino con un affare da 64 milioni di euro e una concessione per 99 anni. Per capire meglio l’interesse della EKN per l’acquisto del Cagliari, abbiamo contattato lo stesso Nakhjavani, che ci ha concesso una lunga intervista per chiarire diversi punti e spiegare motivazioni e natura della manifestazione d’interesse non vincolante inviata il 25 luglio.

Nakhjavani, può spiegare in dettaglio cosa l’ha portata a interessarsi al Cagliari Calcio?
“Siamo molto interessati alla Sardegna e a sviluppare il settore immobiliare, è il nostro campo, sviluppiamo progetti commerciali, principalmente nel settore alberghiero, nell’intrattenimento e nel retail. A proposito dell’interesse per il Cagliari Calcio, sono venuto in Sardegna diversi anni fa e ho visitato l’Isola da nord a sud. In quel momento il mio amico Stefano Arrica mi ha fatto conoscere alcune opportunità e una di queste era lo sviluppo del capoluogo ovviamente. Ero particolarmente interessato allo stadio, ho chiesto perché il vecchio stadio non era stato gestito da nessuno e mi ha parlato di alcuni problemi, ma che comunque sarebbe potuto essere possibile fare qualcosa. Sono iraniano, ho giocato a calcio tutta la mia vita dalle elementari fino alle superiori, anche quando ero al college negli Stati Uniti ho giocato in una squadra e giocavo ogni giorno, quindi sono molto interessato al tema sportivo e mi piace anche sviluppare progetti dove c’è una storia dietro, non solo l’infrastruttura in sé. Quando ho osservato la cultura, guardato alcuni video sulla squadra, fantastica, Gigi Riva e la gloria di quel periodo quando durante i Mondiali del ’70 Cagliari era la numero uno in Italia…Ho costruito tante cose, non solo dal punto di vista immobiliare, ho costruito dei team di lavoro e per il tipo di settore in cui operiamo bisogna costruire tante cose. Questi sono i motivi per i quali siamo davvero interessati all’Isola, la sua cultura, la sua storia, se si torna indietro nei secoli la Sardegna ha una storia profonda non solo con l’Italia, ma con tante culture differenti. Questo è un aspetto molto importante per noi, anche il turismo perché penso che la Sardegna abbia un potenziale di aumentare almeno del 90% il proprio turismo. Per esempio vivo negli Stati Uniti praticamente da tutta la mia vita, molte persone in America hanno sentito parlare della Sardegna, ma tante persone non sanno quanto è bella, penso che dobbiamo rendere l’Isola famosa. Sfortunatamente la lettera d’interesse, che era confidenziale, è arrivata ai media e non sono sicuro come, non sono pronto ad avere questo tipo di discussione con i media perché era semplicemente una lettera d’interesse iniziale, ma non sappiamo ancora, ci sono tante cose da capire”.

La sua lettera però era indirizzata anche all’Unione Sarda, il principale quotidiano dell’Isola. Era prevedibile che non restasse confidenziale, inoltre è una lettera “particolare”, inviata alla mail generale del club e quindi non convenzionale.
“Sì, quello è stato un errore da parte nostra, perché avevo richiesto l’indirizzo email del presidente del Cagliari Giulini, ma non quella dei media, anche perché finché non sappiamo di più riguardo alla società è davvero una non notizia il nostro interesse. Siamo interessati a tante cose, ma finché non procediamo con la due diligence e capiamo meglio la situazione…sono davvero interessato a incontrare il presidente, spero nel mio prossimo viaggio, e discutere come possiamo essere d’aiuto”.

Avete ricevuto una risposta dal Cagliari?
“No, nessuna risposta in assoluto. Verrò in Sardegna tra due settimane, invierò un’altra email, ho chiesto al mio amico Stefano (Arrica, ndr) se magari può organizzare un meeting. Non c’è nulla di male, al massimo ci incontriamo con il presidente e spero che anche da parte sua ci possa essere un interesse”.

Avete anche un ufficio a Bergamo e nel vostro direttivo ci sono persone molto conosciute nell’ambiente di quella città. Avete anche interessi nell’area di San Pellegrino Terme e contatti con la famiglia Percassi, quindi perché un contatto con il Cagliari via email e non attraverso persone come i Percassi?
“Con Antonio Percassi ci siamo incontrati per via di un progetto che abbiamo sviluppato negli Stati Uniti, il nostro interesse verso Bergamo e San Pellegrino è esclusivamente orientato allo sviluppo dell’area di San Pellegrino. Non sono a conoscenza delle relazioni nel mondo del calcio, non parlo con Percassi tanto di calcio o altre cose, solo in merito a questo progetto specifico. Penso che la via diretta sia sempre quella migliore, “the American way” è andare dritti dal presidente. L’obiettivo della mail era semplicemente manifestare un interesse, siamo realisti, e sul calcio e sullo stadio non abbiamo nessuna relazione o discussione con Percassi, questo è un discorso completamente staccato”.

Nella lettera d’interesse si manifesta anche l’idea di un “villaggio sportivo”: può dirci di più?
“Quando sviluppi un progetto di quel tipo…per esempio, la Coppa del Mondo sarà qui negli Stati Uniti e stiamo guardando a progetti di sviluppo realistici anche qui in America e sviluppi realistici hanno bisogno di un catalizzatore. So che in Sardegna i catalizzatori sono la cultura, il cibo, la storia, la bellezza impareggiabile nel mondo, ma portare avanti un progetto che è anche collegato ad attività è estremamente importante per noi. L’idea per noi non è solo relativa allo stadio, ma anche tutte le diverse infrastrutture intorno, strutture ricettive, aree verdi, il villaggio è inteso come maggiore sviluppo nell’area circostante”.

A Bergamo, mediaticamente, si parla della vostra sparizione dopo esservi aggiudicati il progetto dell’Hotel, cosa può dire in merito?
“Nella mia vita ho avuto in alcuni casi molti impegni nello stesso momento e che competono tra loro a livello di tempo disponibile, do attenzione nel momento in cui c’è qualcosa che merita la mia presenza. Abbiamo un progetto molto molto grande negli Stati Uniti in corso che ha bisogno della mia attenzione, non abbiamo intenzione di sparire perché abbiamo ottenuto la concessione sul Grand Hotel San Pellegrino per 99 anni e, a meno che non vogliamo essere proprietari di un edificio fantasma, non abbiamo nessun motivo di sparire. La gente diventa sospettosa perché quando sviluppiamo un progetto restiamo dietro le quinte e facciamo tantissime cose che non sono visibili. Conosco l’amministrazione, so che abbiamo delle scadenze, ma per un progetto che è incredibile come quello di San Pellegrino bisogna fare tutto perfettamente. Per esempio abbiamo parlato con architetti di tutto il mondo, non solo in Italia, abbiamo già ingaggiato l’azienda d’ingegneria, ma prima di farlo abbiamo analizzato tante altre aziende. Per noi sviluppare un progetto in Italia significa prima di tutto avere a che fare con nuove persone, negli Stati Uniti in un’ora so già la struttura del team, quindi dietro le quinte stiamo organizzando i vari aspetti, ma dovrà essere qualcosa di incredibile, ci devono essere persone capaci di capire come integrare un edificio storico con una struttura moderna che duri per sempre. Non possiamo fare un progetto di questo tipo due volte, non possiamo dire “abbiamo fatto degli errori e ora sistemiamo”, deve essere fatto nella maniera corretta. Anche qui in America, quando compri un edificio, la gente subito si chiede perché non si è partiti con la verniciatura, ma bisogna prima fare tutto correttamente al 100%. Nei prossimi dodici mesi si vedranno molte attività, è un po’ come l’email che ho inviato al Cagliari Calcio: la gente parla e io non posso fare nulla per fermarla, ma non è automaticamente la realtà”.

Matteo Zizola

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