Prime parole di Radja Nainggolan dopo l’addio all’Anversa. Il centrocampista ex Cagliari ha parlato al podcast Koolcast Sport, spiegando i motivi della fine del rapporto con il club belga. Di seguito le sue parole.
Il rapporto con il Belgio
“Voglio lasciare il Belgio velocemente, ne ho abbastanza. I riflettori sono sempre stati su di me, mi sono sentito un obiettivo. Ho fatto alcuni errori, lo ammetto, ma sono stato punito come se avessi commesso un omicidio. Quando sono stato fermato alla guida con una percentuale di alcol dello 0,56, sono stato sui giornali per settimane. In Italia qualcosa del genere nemmeno finisce sui quotidiani. Ho la mia stessa immagine contro di me, lo so. Ho tatuaggi, fumo sigarette ogni tanto, bevo un bicchiere di troppo e i giocatori non possono farlo. Credo siano tutte cazzate, in Italia dieci giocatori per squadra fumano. Perfino Gianluigi Buffon fuma. Non me ne vergogno, voglio essere un modello in campo, ma voglio anche godermi la vita. Ho avuto tempi difficili, ora voglio divertirmi. In Belgio c’è troppa attenzione a ciò che accade fuori dal campo“.
Le ragioni della rottura
“Dopo la partita contro lo Standard, che abbiamo perso 3 a 0, si è parlato soltanto di me che fumavo la sigaretta elettronica in panchina. Non capisco nemmeno questo. In ogni caso c’erano cento modi di risolvere la cosa con semplicità. Sarei stato felice di pagare una multa fino a trentamila euro che avrei potuto donare in beneficenza alla Kom o alla Tegen Kanker. In quel modo sia io che il club ne saremmo usciti migliori. Io stesso ho perso mia madre per il cancro. Ho capito che cosa ho fatto era sbagliato. Ma prima fumavo un pacchetto e mezzo di sigarette al giorno, ora l’unica cosa che faccio è fumare ogni tanto la sigaretta elettronica. Credo che sia un miglioramento, ma per qualcun altro è ancora sbagliato. Vorrei ancora capire il perché, ma non è stata nemmeno cercata una soluzione. L’Anversa ha voluto soltanto fottermi“.
“L’Anversa ha un direttore sportivo (Overmars, ndr) che ha portato con sé la filosofia olandese. Sono riusciti a prendere Ekkelenkamp, giovane, buon giocatore. Mi sarei giocato il posto con lui, ma non posso dire niente di male su questo. Magari hanno avuto l’idea di spingermi fuori piano piano e fare spazio per quel ragazzo giovane così da poterlo rivendere come ha sempre fatto l’Ajax negli anni recenti. Così ho perso il mio posto dopo aver cominciato la stagione con 4 gol in 9 partite. Non ne ho mai fatto un dramma, ho persino tentato di aiutare la squadra dalla panchina. Dopo mi sono sentito un po’ abbandonato, perché non ho mai avuto una spiegazione chiara dalla dirigenza. Non sono stati corretti. Il presidente ha rilasciato un’intervista dal nulla nella quale ha detto che avrei dovuto nuovamente dare prova di me nella squadra B. Puoi chiedere a Gill Swerst come mi sono allenato con loro. Arrivavo con il sorriso e aiutavo quei ragazzi giovani. Ho fatto tutto ciò che mi veniva chiesto. E poi Gheysen (il presidente, ndr) ha detto che non ho fatto bene nella seconda squadra? La porta era presumibilmente ancora socchiusa, ma hanno finito per sbattermela in faccia senza dire nulla. Penso che l’onestà sia importante, ma il mondo del calcio è pieno di lecchini. Se rifarei la scelta di tornare in Belgio? No, non nel calcio. Ma sono contento che i tifosi mi abbiano apprezzato“.
La Redazione