Lunga intervista al leader rossoblù, a cura di Luca Telese per Cuore Rossoblù. Vi proponiamo un estratto.
Così Radja Nainggolan a Cuore Rossoblù: “La sensazione più bella che mi accompagna in questi giorni a Cagliari è questa: è come se non me ne fossi mai andato. Per tutti è come se il resto della mia carriera fosse una parentesi che poi mi ha riportato qui. E in effetti è vero: io non me ne sono mai andato”.
Gli insegnamenti dei senatori: “Quando sono arrivato a Cagliari eravamo una squadra fortissima, anche se all’epoca ero un po’ una testa calda. Ricordo un giorno in cui Conti, Lopez e Agostini mi presero da parte, con dolcezza e fermezza e mi dissero: ‘Vuoi giocare per te stesso, con tutto quello che comporta, o vuoi giocare per la squadra, nel bene o nel male?’ Lì ho capito cosa volessero dire: da quel giorno dentro di me è cambiato tutto, non solo come giocavo ma quello per cui giocavo. In questa squadra c’è gente che ha grandi mezzi tecnici, ma un passaggio dritto che manda a rete un compagno è meglio di un numero di tacco che ti porta un applauso e un buon voto nelle pagelle. Sembra strano, ma questa consapevolezza è una cosa che si conquista nel tempo”.
Sul rapporto con Conti e Giulini: “Daniele Conti mi ha aiutato a capire, avevo offerte dalla Cina e bisogno di parlare. Ora sono molto contento della scelta fatta. E anche Giulini ha avuto il suo peso: mi ripeteva da sempre ‘Devi venire qui a chiudere la carriera’, qualche chiodo in testa me lo ha piantato…Poi mi ha detto che c’era il centenario della società e che a qualsiasi problema avremmo trovato una soluzione. Mi ha convinto”.
Sulla stagione che attende il Cagliari: “Perdere Pavoletti è un disastro: un generoso che ti fa 20 gol, che lotta su ogni pallone per gli altri. È il vero motivo per cui gioco a calcio, per me la squadra è come una famiglia. Questa stagione, dopo tanti anni di salvezza, dobbiamo crescere di mentalità. So che quando giochi per la Champions tutto è più facile, anche a livello psicologico. Però questo è l’anno del salto, per noi. Fisicamente mi sento integro, ma sono rimasto impressionato da quel che sta cercando di fare Giulini: posso dare una mano, voglio raggiungere risultati qui. La fine della carriera? Non mi vedo, ora. Non farò l’allenatore, né il procuratore. Mi vedo sdraiato sul divano a guardare una partita, naturalmente grasso”.