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Atzori, il fratello: “Cori? Niente di grave”

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A cinque giorni dalla morte di Daniele Atzori, parla il fratello Alessandro.

Venerdì sera, nel finale di Cagliari-Fiorentina, l’infarto che ha stroncato il 44enne tifoso del Cagliari in Curva Sud alla Sardegna Arena. Una vicenda tragica aggravata dai cori infamanti dei tifosi della Fiorentina assiepati nel settore ospiti. Strascico di polemiche, di scuse, di dibattiti, e ora la posizione del fratello di Daniele, Alessandro Atzori, che assolve i tifosi viola. Così Cristiano Biraghi, calciatore della Fiorentina, dal ritiro della Nazionale: “Questi comportamenti, come quello di Cagliari, non si possono accettare nel 2019, perché macchiano uno sport bellissimo che è seguito da tantissimi bambini. Il diritto di parola a volte crea problemi, sono cose inaccettabili. E’ una macchia per noi, che arriva per fortuna solo da una piccola parte della tifoseria”.

Di seguito l’intervento integrale di Alessandro Atzori:

Mi chiamo Alessandro, ed oggi sento il peso del mio cognome…. Atzori.
Già, sono il fratello di Daniele, il tifoso del Cagliari che ci ha lasciati venerdì scorso allo stadio

“Vorrei in primis il permesso per ringraziare tutte le persone che si sono strette a noi in questo momento di profondo dolore, tutti i parenti, gli amici, i colleghi suoi ed i miei, e senza giri di parole le due società coinvolte in questo momento; Cagliari e Fiorentina, che ci sono state vicine in questo tremendo momento di lutto.
Sono semplicemente qui per tentare di alleggerire i toni sulla vicenda dei tifosi della Fiorentina. Premetto che sono tifoso del Cagliari ma anche dell’Inter, ma che nessuna delle società sportive di tutta la serie calcistica mi dà uno stipendio, quindi il mio è comunque un tifo blando, forse più collegato dal Fantacalcio (di cui sono possessore del cartellino di Joao Pedro, che proprio venerdì mi ha regalato la vittoria…).
Vorrei che la società della Fiorentina, il sindaco della città di Firenze e tutti i veri tifosi sappiano che né io, né tanto meno la mia famiglia ci sentiamo offesi dai cori contro la vita di mio fratello.
Perché so bene cosa vuol dire stare in uno stadio, dove la competizione diventa palpabile anche negli spalti. Dove lo sfottò diventa protagonista tra le tifoserie, dove la passione ti porta a dire cose che nel quotidiano non si pensano minimamente.
Amo Firenze, amo i fiorentini, la culla della nostra lingua e so, come anche Dany sapeva, che cori così ci sono e sempre ci saranno negli spalti, ma che sono e devono restare tali, senza assorbirli, senza offendersi… senza “ti aspetto fuori”.
Chiudo ricordando la presidenza della Fiorentina che ha chiamato la mia famiglia per scusarsi dell’accaduto, anche se non c’è nulla di cui chiedere scusa. Mio fratello è morto per via del suo cuore, non dei cori di pochi scalmanati insensibili.”