Cambiano le stagioni, cambiano gli allenatori, cambiano i moduli, ma nel Cagliari c’è sempre una certezza. A prescindere dalla concorrenza, prima o poi durante il corso di un campionato arriva il momento di Alessandro Deiola. Giocatore da sempre divisivo, tra chi ne esalta l’attaccamento alla maglia e le capacità in fase di interdizione e chi, al contrario, vede nel sangavinese un giocatore magari utile alla causa, ma che diventa simbolo delle difficoltà tecniche e, a volte, anche dei risultati. Una storia quella tra il classe ’95 e la maglia rossoblù che è destinata a continuare anche in futuro, con il rinnovo del contratto in scadenza a giugno che dovrebbe essere annunciato nei prossimi giorni.
Onnipresente
Trent’anni da compiere il prossimo agosto, Deiola è a undici gare dal traguardo delle duecento presenze con il Cagliari tra Serie A, Serie B e Coppa Italia. Una storia iniziata già dalle giovanili, con l’esordio in Primavera nel 2012, mentre la prima volta con i grandi è arrivata nell’agosto del 2015 nel 5-0 di coppa contro l’Entella, la prima gara con Massimo Rastelli in panchina dopo la retrocessione dei rossoblù in Serie B. Tanti i prestiti in giro per l’Italia nei tredici anni di militanza, dal Tuttocuoio allo Spezia, passando per la prima volta in Liguria con la maglia dei bianchi, per la mezza stagione di Parma e quella di Lecce. Dal gennaio del 2021, però, Deiola è sempre rimasto in Sardegna, discusso, amato e odiato (sportivamente s’intende), ma comunque spesso è volentieri in prima fila nelle battaglie sia per non retrocedere che per la promozione. Con la sfida contro la Juventus nell’ultimo turno di campionato il sangavinese ha raccolto la ventesima presenza in Serie A in questa stagione, un numero raggiunto sempre nelle ultime quattro annate con la maglia del Cagliari. Nonostante non sia mai partito come titolare designato ad agosto, nonostante anche quest’anno fosse teoricamente in fondo alle gerarchie di Nicola dietro i vari Makoumbou, Marin, Adopo e Prati. Non un semplice questione di appartenenza, insomma, ma una vera e propria scelta decisa di ogni allenatore che è passato sulla panchina rossoblù. Semplici, Mazzarri, Agostini, Liverani, Ranieri e ora, appunto, Nicola: nessuno ha rinunciato a Deiola.
Ancora insieme
Questione di lista, ma non solo. Perché il classe ’95 di San Gavino Monreale è da tempo l’unico giocatore realmente spendibile – al netto dei vari Simone Aresti e Marco Mancosu – tra i quattro cresciuti nel vivaio del Cagliari e nati prima del gennaio 2002 imposti dal regolamento della Lega Serie A. Aspetto che lo rende quasi imprescindibile nella costruzione della rosa, ma che comunque non ne impone poi l’utilizzo in campionato. Eppure, che piaccia o no, la sua presenza in mezzo al campo durante ogni stagione diventa prima o poi una costante. Fisicità, abnegazione, lavoro e, pur se meno che in passato, inserimenti in area: queste le caratteristiche che compensano alcuni deficit tecnici ormai noti. La classica vita da mediano cantata da Luciano Ligabue, nato senza i piedi buoni ma importante per recuperare i palloni. Tutti aspetti che hanno portato al rinnovo – per il quale manca solo l’annuncio – del contratto in scadenza il prossimo giugno. Quando, con Leonardo Pavoletti che potrebbe essere all’ultima stagione in Sardegna – a meno di un addio anticipato al calcio giocato rispetto all’accordo che si chiuderà nel 2026 – continuerà a essere il vice capitano designato. Probabile che per Deiola arrivi un accordo triennale fino al 2028, con un ingaggio sulla stessa linea dei 400mila euro netti dell’ultimo rinnovo datato agosto 2022, con il desiderio comune di gicoatore e società che non hanno trovato ostacoli nel trovare la quadra.
Matteo Zizola














