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Mariotti: “Cos tra le più forti del girone. Torres ora non mollare”

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In occasione dell’ultima puntata di GioveDì, nostro ospite è stato il tecnico del Cynthialbalonga Marco Mariotti. Un forte legame con la Sardegna quello che lega il tecnico ex Torres, Nuorese, Carbonia e Lanusei, ma anche l’immediato futuro che vedrà la sua squadra affrontare il Latte Dolce di Mauro Giorico. Di seguito vi riportiamo un estratto delle sue parole.

Sulle squadre sarde impegnate nella Serie D

“Mi hanno colpito tutte le squadre sarde, il Latte Dolce ha tanta qualità sia tra gli esperti come Cabeccia, Patacchiola, Russu, Carboni. Quest’ultimo credo sia un portiere sottovalutato, merita altre categorie e non la Serie D. Ho avuto il piacere di allenarlo a Carbonia ed è molto forte. Il Cos secondo me è una delle squadre più forti, ha un centrocampo che è tra i più forti della Serie D italiana: Demontis, Piredda, Ladu, Cadau per citarne alcuni. Sono tutti giocatori fortissimi in quel settore del campo. Anche l’Atletico Uri è un’ottima squadra, abbiamo vinto in casa loro ma abbiamo sofferto tantissimo. Il Budoni invece noi l’abbiamo affrontata in un periodo di transizione per loro, venivano dal passaggio di consegne tra Cerbone e Petrone. È partita, purtroppo, con un grosso handicap. Il fattore psicologico in questa categoria conta tantissimo perché in squadra ci sono tanti under. Combattere per la salvezza implica di avere qualità morali che la gioventù molto spesso inibisce. Il prossimo anno, con la riduzione del numero di under da schierare, sarà un altro campionato che si avvicinerà tanto alla Serie C”.

Sul rapporto con la Sardegna

“Quello che ho con l’Isola è un legame viscerale, ma si è legato subito a Nuoro. Poi ho avuto la possibilità di vivere tutte le parti della Sardegna, dal nord, al centro, al sud. Sono quelle cose che nascono spontanee, pensandoci ti viene anche la pelle d’oca. Io ho portato tanti sardi qua al Cynthia perché il sardo non ti tradisce mai, può sbagliare qualcosa ma lo hai sempre al tuo fianco. Hai la consapevolezza di poterti appoggiare non solo al giocatore ma all’uomo. È una cosa che non si spiega e che si prova dentro”.

Sull’esperienza da allenatore della Torres

“Un rimpianto l’ho a Nuoro, il mio sogno quando arrivai in quella squadra avrei voluto fare una squadra di soli sardi. Lì non mi è stato possibile. È un rimpianto che mi tengo ancora dentro perché il prodotto locale è importante. La costruzione di una squadra sarda, per qualità tecniche e umane, è una cosa possibilissima. Anche a Carbonia lascio qualche rimpianto, perché secondo me ci sono tutte le possibilità per fare un progetto importante con i giovani. Sia per lo stadio, locazione e pubblico affezionato alla squadra. Il rimpianto più grande però è legato alla Torres, non tanto in occasione dell’anno che feci da allenatore, quanto per quello che accadde due anni dopo. Mi chiamo l’attuale direttore sportivo Andrea Colombino per chiedermi di allenare la Torres. Io però avevo già dato parola all’Arezzo. La mia parola è la cosa che vale di più di mille firme, allora gli consigliai Alfonso Greco. Questo forse è un rimpianto più grande perché poi è nata la Torres che tutti conosciamo per merito del direttore sportivo, della proprietà e dell’allenatore. Sono contento che Alfonso stia raggiungendo questi obiettivi, lui se lo merita perché è un grande uomo”.

Sul suo addio alla Torres

“Ci fu il covid ma anche delle questioni a livello societario. Ho un buonissimo rapporto con il Salvatore Sechi, nonostante la frizione che c’è stata al termine di quel campionato. Per me però la questione è chiusa e quando si mette una pietra sopra deve essere così. Io ho un carattere particolare, sono peperino, a volte lo dico nel modo e le maniere sbagliate, cerco sempre di lavorare sui miei difetti. Finiscono le cose per tanti motivi, deve sempre rimanere un ricordo bellissimo di quella stagione. Se non fosse finita chissà, però non si può mai dire. Rimangono però i ricordi splendidi che mi legano a quella stagione in rossoblù”.

Sulla stagione della Torres

“Mi aspettavo questa stagione della Torres, non magari il secondo o il terzo posto. Io vidi la sfida contro la Virtus Entella quando perse. In quella partita i rossoblù giocarono bene, ma l’ho seguita tante volte durante quest’anno. Non avevo dubbi perché conosco perfettamente il direttore Colombino, è una persona con una cultura calcistica importante ed è molto preparato. La Torres poi si è circondata di persone che hanno i colori rossoblù stampati nel tempo. Poi quando si parte bene, la spinta di un pubblico del genere che ama la squadra, con un progetto costruito in maniera importante mi hanno dato tutte le certezze che potessero far bene. Sono felice per l’ambiente e per la società. Ora però non bisogna mollare di un centimetro, bisogna andare avanti così”.

Sul progetto del Costa Orientale Sarda

“Sono convinto che questa sia la strada giusta, il senso di appartenenza e il valore della maglia che si rappresenta ha un valore inestimabile. I giocatori del Cos sono tutti importanti, con giovani dalle grosse prospettive. Hanno fatto una scelta giusta e devono continuare su questa strada. In moltissime squadre sarde ci sono tanti stranieri e questo non va bene perché si snatura il territorio. Spero che il Cos continui così perché questa scelta gli sta dando ottimi risultati”.

Sul momento del Cagliari

“La certezza del Cagliari è Ranieri, faccio il tifo per loro. Ho un grande amico in rossoblù che è Roberto Muzzi. Seguo attentamente le loro vicende, sono convinto che il mister con la sua sagacia ed esperienza riuscirà a trascinarli. Lui è uno dei pochi che può tirare fuori il Cagliari da questo momento difficili. I rossoblù hanno fatto buone partite senza però ottenere risultati, nel calcio purtroppo quest’ultimo aspetto conta tanto. Sono contento anche per il rendimento della Primavera di Pisacane, il settore giovanile sta facendo benissimo con i prodotti locali. Poi il sardo ha qualcosa di diverso per grinta e fantasia, questa è una cosa che si sta un po’ perdendo”.

La Redazione

TAG:  Serie D
 
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