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Rolando Maran in zona mista

Maran: “Cagliari resta una ferita grande, tante cose allucinanti”

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Rolando Maran due anni fa lasciava il Cagliari dopo un periodo negativo di risultati, a seguito invece di un grande inizio di stagione. L’allenatore, in collegamento con Il Cagliari in diretta su Radiolina, ricorda l’esonero e il suo anno e mezzo in rossoblù.

Maran è senza panchina e racconta come si trova: “È chiaro che mi manca non essere lì a battagliare, però sono periodi che ci stanno. Speriamo finisca presto perché ho voglia di ripartire. Sono rimasto fermo abbastanza poco, era anche fisiologico per arrivare al meglio alla prossima chiamata. Ora mi aggiorno, con il mio staff anche ieri abbiamo fatto il punto per far sì che questo periodo non sia negativo. Come ho visto il Cagliari? Ha ritrovato la quadratura, al di là dell’ultima sconfitta contro una squadra forte che ci può stare. Adesso giocarci contro è molto complicato, è l’aspetto che ha portato a dare una classifica tale da essere giudice di se stesso. Quando esci dalle ultime tre fai conti diversi: dipende solo da te stesso ed è più semplice”.

Esonero che brucia

“C’è stata una serie di cose allucinanti. Io vado via che se vinciamo il recupero siamo ottavi, questo diceva la classifica. Tanti episodi, dalla partita di Lecce come va a finire con gli espulsi e quella con la Lazio che ci sta rimontino, col contraccolpo che è scaturito dopo quelle due. Rimane ancora una ferita grandissima, perché eravamo ancora in una buona posizione nonostante un periodo senza vittorie abbastanza lungo. In Serie A devi venirne fuori, ho sempre un grandissimo ricordo però è una ferita ancora aperta. È stato un periodo dove tra infortuni e flessione abbiamo pagato, magari serviva un giocatore al posto di un altro ma non posso fare un’analisi solo su questo. C’erano le possibilità per far bene e superare un momento difficile, però se vincevamo quel recupero col Verona eravamo ottavi: dispiace, il Cagliari aveva una classifica invidiabile in quel momento. Non si è rotto nulla, quando le cose vanno male ci si attacca a qualcosa in particolare. La rosa soffriva, stava sognando un qualcosa di impensabile. Quel contraccolpo ha lasciato delle scorie notevoli, però nessun caso. Era un gruppo che stava facendo fatica a ritrovare quello che aveva fatto nel periodo precedente, doveva ritrovare la sua identità”.

Nuovo ruolo

Maran ha reso attaccante João Pedro: “Il fatto di portarlo in pianta stabile in attacco è perché lo vedevo capace di raccordare ma anche di finalizzare. In quel momento poteva completare l’attacco nel modo migliore, poi lui è esploso per le sue qualità. Nel momento in cui l’ho conosciuto ho capito che lì poteva dare molto in fase realizzativa, poi il merito va a lui che è riuscito a crescere nelle stagioni in maniera decisiva. Vederlo convocato in Nazionale per me è una gioia: sono contento per lui e per il Cagliari, che in quegli anni ha portato Barella, Cragno e Pavoletti. Ne avevamo tre in Nazionale convocati, per Cagliari è una cosa strepitosa. Bisogna dare merito al presidente e alla società, che ha fatto crescere determinati giocatori”.

Apprezzamento per la Sardegna

“Torno spesso, questo fa capire quanto sono legato alla vostra terra. Per me c’è voluto poco per capire i sardi e apprezzare il loro modo di essere, come il territorio. Se torno sempre è perché sto bene là e perché siete in un posto fantastico. La partita migliore in Sardegna? In quella con la Fiorentina, dove sono venute fuori tante cose degli allenamenti, o quella con l’Atalanta a Bergamo dove abbiamo visto le azioni e poi abbiamo fatto gol in partita. Credo sia stato un premio per il lavoro di tutti noi e dei ragazzi, c’è stata grande applicazione e ci ha permesso di sviluppare quello che avevamo programmato. Certe vittorie sono frutto di tutto quello che avevamo provato nel biennio”.

Barella lanciato da Maran

“Nicolò non può stupire, perché ha delle doti straordinarie. È chiaro che ha avuto un miglioramento molto rapido, ma è un giocatore straordinario. Con l’applicazione è riuscito a dare un senso al suo essere calciatore, questo vuol dire essere un campione. Saper agire su se stessi, con l’aiuto dei suoi tecnici che lo possono indirizzare, è da campione. Lui ha avuto un’esplosione incredibile, ma l’avevo già capito. Ha giocato in tutti i ruoli: mediano, mezzala, trequarti. È riuscito a mettere in ogni ruolo la capacità di interpretare con le sue caratteristiche, questo è essere un campione. Adesso sta raccogliendo tutto quello che ha fatto”.

Sul rapporto con il presidente Giulini e su Christian Oliva

Ci siamo sentiti per gli auguri natalizi e altro. Per rientrare non lo so, dovreste chiederlo a lui. Oliva? Aveva dimostrato di avere le caratteristiche per giocare nel Cagliari, quello che è successo dopo non lo so. Quell’anno aveva dimostrato di avere caratteristiche importanti”.

Le conferenze stampa in presenza e un giudizio sui colleghi

“Il non contatto porta alla non conoscenza totale, perché l’espressione anche fuori intervista delle volte poteva regalare degli spunti anche di conoscenza. A me personalmente, nel periodo che sono stato a Genova, è pesato non avere questo contatto diretto. Gli allenatori di questa serie A? In questo campionato si sono alternati momenti positivi e negativi di tutte le squadre. Io credo, senza che me ne voglia nessuno, che quello che sta facendo Stefano Pioli è un qualcosa di straordinario. Sta facendo un lavoro oltre le sue aspettative, per quanto mi riguarda non mi aspettavo una classifica così del Milan».

Il Cagliari attuale

“Io credo che il Cagliari abbia un’identità ben chiara, questo fa sì che non si possa essere preoccupati. Lo Spezia? Avete un allenatore esperto, navigato e molto capace, che non ha bisogno di consigli. Io so come preparare le partite, sicuramente lui la preparerà al meglio come sempre fatto. Un calciatore che mi ha colpito? Bellanova sta facendo un campionato molto sopra le righe. Non vedo tutte le partite del Cagliari, ma mi sembra che lui stia facendo un super campionato”.

La Redazione

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