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Mamoli: “Spissu a Zaragoza scelta giusta, Datome sarà riferimento per il basket italiano”

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Una chiacchierata a 360° sul mondo della pallacanestro: dalla Dinamo Sassari di Nenad Markovic agli alfieri sardi pronti a nuove esperienze come Marco Spissu e Gigi Datome fino ad arrivare all’ItalBasket di chi a Sassari ha lasciato un ottimo ricordo come l’attuale coach azzurro Gianmarco Pozzecco. Di questo e di altri temi legati al mondo della palla a spicchi, abbiamo parlato alla Biblioteca Popolare dello Sport di Sassari con Alessandro Mamoli, giornalista e volto noto del basket sui canali di Sky Sport.

Alessandro Mamoli, dopo un’annata al di sotto delle aspettative, con la Dinamo Sassari che ha dovuto lottare per la salvezza invece che per il posizionamento nei playoff, secondo lei rivoluzionare il roster è stata la scelta giusta?

“Sì, tendenzialmente sì. Anche perché, tolte le squadre di vertice che generalmente sono Milano e Bologna, la Serie A spesso ci insegna che se riesci a trovare una chimica, un incastro giusto tra i giocatori, è possibile anche magari fare un’annata al di sopra delle aspettative. Poi ci sono squadre – mi viene in mente Brescia – che aveva una composizione, ha cambiato pochi giocatori ed è rimasta ad alto livello. Devo dire che questa è un po’ la tendenza del campionato italiano. Se vediamo anche le due squadre di vertice come Milano e Bologna, sono due squadre che hanno cambiato tanto rispetto alle abitudini”.

Parliamo di Marco Spissu. Nell’ultima stagione ha giocato con Venezia e adesso ha salutato l’Italia per andare in Spagna al Zaragoza. Secondo lei è stata la giusta scelta?

“Penso di sì. Penso che la pallacanestro nel 2024 si debba guardare non solo all’Italia in quanto tale dove per certi versi i giocatori italiani, per regolamento, sono anche un po’ tutelati mentre quando vai all’estero sei considerato un giocatore alla pari degli altri a livello di status e definiamolo di passaporto, poi chiaramente ci sono sempre anche gli americani. E poi c’è anche il fatto di poter fare un’esperienza all’estero, con una cultura diversa e un paese diverso, in un campionato diverso. Ad esempio il livello del campionato spagnolo è di livello alto, dove sappiamo che la pallacanestro è di buon livello. Quindi io credo che, arrivato a questo punto della sua carriera, penso che questa di Spissu sia stata una scelta intrigante e che mi piace sotto un certo punto di vista”.

Dopo aver annunciato il ritiro alla fine della scorsa stagione, dallo scorso 1° luglio Gigi Datome è diventato coordinatore di tutte le nazionali maschili. Come lo vede in questo nuovo ruolo?

“Bisognerebbe chiederlo a lui perché intanto bisognerebbe sapere tecnicamente e realmente che cosa gli è stato chiesto dalla Federazione, che cosa si aspetta e se c’è un percorso, una programmazione, un punto di partenza che poi vuole diventare un punto d’arrivo da qualche parte. Sicuramente Gigi ha lo status, la personalità, la figura, il curriculum, il passato, la storia per essere un punto di riferimento della nostra pallacanestro a patto però che lo si usi, appunto, per far crescere la nostra pallacanestro, cosa che mi sembra sia il tentativo che si sta facendo. Adesso la posizione c’è e ora attendiamo la programmazione e i risultati”.

Parliamo dell’ItalBasket di coach Pozzecco, partita bene nel Preolimpico battendo il Bahrain. Secondo lei dove possono arrivare gli azzurri?

“Allora, parliamo dell’ItalBasket nel momento in cui tra poche ore scenderanno in campo contro Porto Rico. Io credo che questa Nazionale, che io ho seguito dal vivo molto da vicino perché l’ho seguita agli Europei del 2022 e ai Mondiali di Manila nel 2023, sia una squadra che se prendi i giocatori indivualmente, tolta qualche eccezione, non ha delle superstar, a maggior ragione in questa versione in cui manca Simone Fontecchio, che per certi versi, negli ultimi anni, è stato un po’ il punto di riferimento del nostro attacco. Sono giocatori che, all’interno delle loro squadre di club, hanno un ruolo da specialisti che però, messi in quel contesto, in Nazionale, l’uno con l’altro, probabilmente anche con un lavoro che fa Gianmarco (Pozzecco n.d.r.) tecnico ma anche psicologico, insieme rendono tantissimo. Questa è una squadra che secondo me riesce sempre a giocare molto vicina al suo potenziale e quando riesce a farlo dà fastidio più o meno a tutte le squadre come ci ha dimostrato in questi ultimi anni. È una squadra che, onestamente, può fare qualsiasi tipo di risultato e quindi non dobbiamo stupirci se perderà il Preolimpico come non dobbiamo stupirci se lo vincerà perché – io lo ricordo sempre, più o meno perché alcuni giocatori sono cambiati, non c’è a disposizione Fontecchio, è rientrato Gallinari che dà qualità ed esperienza – questa è una squadra che 2 anni fa è arrivata a 2 possessi difensivi, 1 tiro libero segnato dal giocare le semifinali all’Europeo e probabilmente vincere quella semifinale e andarsi a giocare la finale dell’Europeo”.

In chiusura, dall’alto della sua conoscenza da giornalista del campionato NBA, a quale impresa del campionato americano si può paragonare il triplete centrato dalla Dinamo Sassari nel 2015?

“Nel campionato americano è difficile perché è vero che adesso ha messo l’In-Season Tournament ma non è facile perché in America viene assegnato un solo titolo che è il trofeo di campione NBA mentre in Italia il triplete può rappresentare un dominio di quella stagione ed è solo per quella stagione, anche se Sassari ha fatto bene anche in altre occasioni. Diciamo che la stagione dei Boston Celtics di quest’anno, cioé una squadra che ha dominato la regular season, che ha dominato i playoff e che ha dominato la finale NBA la si può considerare per risultati equiparabile a quella continuità di risultati che ha avuto la Dinamo Sassari per tutta la stagione anche se lo Scudetto che vinse Sassari non lo vinse dominando la finale pur vincendo quella serie. È molto difficile fare un paragone però se vogliamo fare una suggestione la continuità che hanno avuto i Celtics può assomigliare a quella che ha avuto la Dinamo Sassari”.

Flavio Masala

TAG:  Basket
 
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