La 5^ giornata di campionato è alle porte, con l’anticipo del venerdì che in questo caso sarà Cagliari-Empoli: una sfida che sembra poter già dare degli indizi interessanti sulle protagoniste della sfida salvezza di quest’anno. In prossimità di questo delicato impegno abbiamo intervistato un’icona del passato rossoblù come Mauro Esposito. L’ex attaccante ai nostri microfoni si è espresso sul cammino del Cagliari di Nicola fin qui, non nascondendo alcune sue perplessità sulle scelte tecniche intraprese dal mister piemontese.
Venerdì si gioca Cagliari-Empoli: una sfida importante per i rossoblù anche per capire le ambizioni di questa stagione. Come giudica l’andamento dei rossoblù fin qui?
“Sicuramente è una partita importante, l’obiettivo di entrambe le squadre è quello di salvarsi, siamo ancora all’inizio è vero, però è uno scontro che può già dire tanto. Il Cagliari al di là della brutta sconfitta contro il Napoli è una squadra che quest’anno ha una buona attitudine, se la gioca con chiunque: ho visto la partita contro la Roma e i ragazzi hanno giocato a viso aperto, non pensando alla superiorità dell’avversario. Questa mentalità alla lunga può portare grandi vantaggi. Vincere contro l’Empoli porterebbe grande entusiasmo all’ambiente, aspetto fondamentale per il prosieguo del campionato”.
Si aspettava un Cagliari più cattivo in questo inizio? Sono solo due i punti raccolti in quattro gare, di cui tre disputate in casa. Si poteva fare meglio secondo lei? Che cosa è mancato?
“Secondo me è mancata in più occasioni una reazione. Anche contro il Napoli, ad esempio: quando il Cagliari è andato sotto non ho visto una reazione forte che permettesse di recuperare il risultato per fare punti, soprattutto in casa, dove la storia dice che i rossoblù hanno sempre ottenuto la maggior parte dei punti. Anche la partita di Lecce secondo me poteva essere ripresa. Questa è una squadra che oggi mi sembra troppo arrendevole e non deve accadere, perché ci vuole determinazione in tutta la partita se vuoi fare punti, il buon gioco non basta. Una squadra che compete per la salvezza deve metterci il carattere e la determinazione: ci sta andare sotto ma se manca la reazione non è mai facile raddrizzare le partite”.
Quale può essere la chiave per uscire da questo momento di impasse?
“È un Cagliari completamente diverso rispetto a quello di Ranieri. Servirà sicuramente tempo per apprendere il sistema di gioco e la mentalità di Nicola. Dalle situazioni difficili si esce tutti insieme, bisogna essere affamati di punti, scendere in campo combattendo dal primo all’ultimo minuto. Il Cagliari ha la fortuna di avere ottimi giocatori per esprimere un buon gioco, soltanto unendo la qualità alla cattiveria agonistica si riesce a fare ottime partite e grandi risultati. Questo è l’unico modo per uscirne, una squadra che deve salvarsi deve essere pratica, non bisogna badare troppo alla classifica: è necessario lavorare, migliorare e fare risultato”.
L’Empoli fin qui ha dimostrato di essere una squadra in salute, è ancora imbattuta in questa stagione. Subisce poco e contro una Juventus ha interpretato la partita nel modo giusto, portando a casa un punto pesante. Quali potrebbero essere le principali insidie venerdì secondo lei?
“L’Empoli è partito forte, è una squadra che gioca bene e sta mostrando un ottimo calcio. Ha fatto dei grandi risultati con squadre importanti, quindi non sarà affatto semplice. Hanno tanto entusiasmo e credo che sia proprio questa la principale insidia. Il Cagliari dovrà essere bravo a smorzare questo entusiasmo, aggredendo subito la partita, facendo capire agli avversari che vuole ottenere punti lottando su ogni pallone per riuscirci. Serve il giusto atteggiamento. Se ti presenti contro l’Empoli facendo una partita di attesa, lasciando loro il pallino del gioco allora può diventare molto difficile”.
Da attaccante, come reputa il reparto offensivo del Cagliari? Basteranno Luvumbo e Piccoli o servirà qualcos’altro per considerarlo completo nel medio periodo?
“Sul reparto offensivo del Cagliari io ancora non riesco a capacitarmi di due cose: la prima è la scelta di usare Luvumbo spalle alla porta. Secondo me per esaltare le sue caratteristiche lui dovrebbe giocare in una posizione più laterale, da esterno, dove ha la possibilità di dare superiorità numerica alla squadra saltando l’avversario e propiziando magari qualche assist. Secondo me non è un attaccante da doppia cifra, quindi onestamente non capisco questo utilizzo da parte di Nicola. La mia non vuole essere una critica, anzi io ritengo il mister un ottimo allenatore, in grado di far giocare bene le sue squadre, cosa che ha fatto sempre negli ultimi anni ottenendo grandi risultati. È soltanto un’opinione da esterno. La seconda perplessità è il poco spazio concesso a Viola. Uno giocatore con le sue qualità secondo me può fare solo che bene a questa squadra davanti. Io non conosco le dinamiche interne, ripeto è una mia opinione personale, ma credo che uno come Viola ha delle doti straordinarie, tanta tecnica e bravo nell’ultimo passaggio, può dare imprevedibilità a questo Cagliari quindi mi aspetto di vedere un suo maggiore utilizzo durante la stagione. Su Piccoli invece penso che sia un giocatore molto bravo fisicamente, di gran movimento, che può diventare un ottimo attaccante ma è ancora troppo giovane, non ci possiamo aspettare troppi goal da lui al momento”.
Sul suo presente: ha intrapreso la carriera da allenatore al Pescara, prima da vice della squadra Primavera e ora alla guida dell’Under 14. Che tipo di allenatore è Mauro Esposito e qual è la sua ambizione da tecnico?
“Grazie all’esperienza di viceallenatore in Primavera (con Luciano Zauri, ndr) ho capito che i grandi non fanno per me. Prediligo l’insegnamento del calcio ai giovani piuttosto che avere a che fare con dei ragazzi già formati. Mettere in pratica le mie competenze, ispirarli con la mia mentalità e la mia esperienza da ex calciatore mi appassiona. Insegnare calcio per me è più importante di vincere le partite. Oggi vedo che ragazzi più grandi hanno tanti vizi e distrazioni che difficilmente li porteranno a diventare dei professionisti. Avere a che fare con un giovane in categorie più piccole mi inorgoglisce di più, perché vedi dei ragazzi realmente interessati ad imparare, ti ascoltano, ti seguono. Questa per me è la soddisfazione più grande. Da qualche anno ormai ho dato vita alla mia Academy, dove in estate faccio dei camp in collaborazione con ex calciatori per insegnare ai ragazzi il calcio. Se riesci a far capire ai ragazzi gli step e i sacrifici per arrivare al successo allora puoi dirti soddisfatto”.
di Giuseppe Meloni