Incontro tra il Cagliari Calcio e i giovani in occasione della festa patronale di Sant’Eulalia, nel quartiere Marina della città : l’appuntamento ha visto confrontarsi la società rossoblù, rappresentata da Adam Obert e Paulo Azzi, e i più giovani su un nuovo tema sociale.
Dopo l’appuntamento dell’anno scorso in cui si è affrontato il tema dello Sport e l’integrazione, l’incontro ospitato nel Teatro Sant’Eulalia e moderato da Massimiliano Medda e don Marco Lai, ha affrontato il tema dello “Sport in tempi di crisi e guerra globale, via maestra di accoglienza, giustizia e pace”. Una nuova iniziativa nel sociale del club rossoblù che ha portato decine di giovani nel piccolo teatro del quartiere per confrontarsi e incontrare i due calciatori.
Ad aprire l’ incontro è stato don Marco Lai: “Un ringraziamento va al Cagliari Calcio, invitiamo tutti gli anni i giocatori rossoblù e sta diventando un’abitudine ormai. È nata una bella collaborazione con la Fondazione Giulini per l’ impegno con i giovani e le scuole. Lo sport deve essere un veicolo di fratellanza, la società del Cagliari Calcio è sempre stata impegnata nella sensibilizzazione di questi temi, lo sport come unione anche tra generazioni. Insieme e con queste iniziative possiamo rendere questo nostro tempo e questa società migliore”.
Tra ricordi degli inizi e idoli che li hanno spinti a giocare a calcio, Azzi ha ricordato anche la figura di Gigi Riva: “Sapevo chi era, poi ho imparato sempre più a conoscere la sua grandezza. Ho vissuto un’ emozione enorme nello scoprire come una persona non nata qua in Sardegna possa essere stata così amata dalla gente”. Gli fa eco Obert: “Ho imparato tanto anche dal documentario visto insieme a tutta la squadra, rimarrà sempre nel nostro cuore e in tutti quelli che abitano questa Terra”.
Chiaro anche il messaggio contro il razzismo lanciato nel corso della serata: “Ricordo l’ esempio di Ranieri sotto la curva di Bari, dobbiamo trovare dell’ equilibrio nel tifo – ha affermato Azzi -. Bisogna spingere la propria squadra e non insultare o denigrare gli avversari. Penso che si debba separare il calciatore dall’uomo, il calciatore può essere giudicato per come gioca, ma la questione del razzismo entra in ambiti della persona, dell’ uomo. I calciatori sono persone come altre”.
I ricordi dei due rossoblù vanno anche alla partita promozione di Bari: “Un’emozione che rimarrà sempre nella mia vita – ha raccontato Obert -. La mia prima partita davanti così tante persone. Mi sono venuti i brividi, l’ emozione mi ha quasi paralizzato. Poi è stata una festa bellissima, ho perso la voce. Quella partita ci ha ripagato della sofferenza della retrocessione dell’anno prima e dei momenti difficili attraversati nella stessa stagione”.
Il classe 2002 ha commentato anche il suo rapporto con mister Ranieri: “L’ho conosciuto già alla Sampdoria mentre stavo in Primavera, è un grande allenatore. Sapevo che il suo arrivo mi avrebbe dato tanto”. Azzi ha rimarcato: “In momenti di difficoltà è importante avere una figura di riferimento. Il mister ci tiene tantissimo per il Cagliari e per quello che gli ha dato, ci spinge sempre a dare di più”.
L’ incontro si è poi concluso con le domande dei più piccoli, tra risate e consigli di Azzi e Obert su come fare diventare un divertimento come il calcio una professione o più semplicemente una fonte di integrazione sociale.
Matteo Porcu














