Il ritorno del Cagliari in Serie A dopo la doppia promozione firmata Claudio Ranieri, ma anche la nascita di un rapporto speciale tra Sardegna e Uruguay. La stagione 1990-1991 è una delle più ricordate in casa rossoblù, per la salvezza raggiunta, per i protagonisti e anche per essere stata quella dell’addio di Ranieri alla Sardegna. Abbiamo parlato del ritorno del tecnico romano sull’Isola e della stagione in corso con Josè “Pepe” Herrera, protagonista di quel Cagliari rimasto nella mente di tanti tifosi.
Herrera, dopo più di trent’anni Claudio Ranieri torna sulla panchina del Cagliari. Secondo lei quale sarà il suo impatto?
“L’impatto sarà sicuramente positivo. Mi sembra che già nella scorsa partita si sia visto, con lo stadio che era pieno ed era qualcosa che non stava succedendo, avevo visto altre partite e c’era meno gente. C’è molto entusiasmo da parte della gente, dei tifosi, quindi sono certo che sarà tutto molto positivo“.
Che ricordi ha di quella stagione vissuta insieme?
“I ricordi che ho su quell’anno sono tutti belli. Era stata una stagione bellissima, sofferta ma molto bella. Eravamo riusciti a raggiungere la salvezza, avevo giocato tanto e anche abbastanza bene, posso dirlo. Ma devo ringraziare tanto il mister per quello che ha fatto per me“.
Dopo il ritorno di Ranieri però bisognerà passare al campo. Cosa serve per fare meglio rispetto al girone d’andata? E soprattutto secondo lei il Cagliari può sperare nella promozione diretta o dovrà cercare un posto nei playoff?
“Ho molta fiducia nella squadra. Ora che arriva mister Ranieri penso che cambierà tutto per il verso giusto, sia sul campo che nell’ambiente. Penso che il Cagliari proprio per questo potrà fino alla fine per tornare in Serie A. Non so se direttamente, perché le squadre davanti hanno già un vantaggio importante, però ai playoff sono certo che i rossoblù ci arriveranno e combatteranno sino alla fine per ritornare nella massima categoria. Cosa serve per fare meglio rispetto all’andata? (Ride, ndr) Non lo so, sicuramente gli elementi tipici di una buona squadra: difendere bene, fare gol e giocare al massimo ogni palla come piace ai tifosi del Cagliari. Tutti quanti chiediamo questo: lottare sino alla fine“.
A Cagliari sono rimasti due uruguaiani come Nahitan Nandez e Gaston Pereiro. Come valuta la loro stagione fino a questo momento?
“Non ho visto tutte le partite del Cagliari perché vedere le gare di Serie B è difficile. Nahitan ha avuto qualche problema fisico, però quando lui gioca è sempre lo stesso: è uno che lascia tutto in campo, che lotta e contagia in questo la squadra, di quelli che piacciono ai tifosi. Gaston soffre di più per le sue caratteristiche, non si può dire che stagione sia stata per lui perché ha giocato poco. Lui ha qualità ma soffre un po’ il calcio italiano“.
Nel giorno di Natale purtroppo un altro giocatore uruguaiano che ha fatto la storia del Cagliari come Fabian O’Neill ci ha lasciati.
“Prima di essere un giocatore importante, O’Neill era un bravissimo ragazzo. Anche in Uruguay, in tutti i posti in cui ha giocato, lui ha lasciato questo di sé. Nessuno si aspettava questa fine, mi dispiace tantissimo. Era una bravissima persona e come calciatore senza dubbio è stato uno dei più grandi di quelli arrivati a Cagliari. Era un giocatore diverso. Io ho avuto la fortuna di giocare qualche partita con lui in nazionale e dopo trovarlo da avversario quando era al Cagliari. C’erano molte cose che ci univano, lui ha abitato anche nella mia stessa casa in Sardegna. Gli volevo molto bene, come tutti“.
Matteo Cardia