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Le Pagelle di Cagliari-Inter: Mina regge l’urto, Gaetano entra ma non si vede

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Yerry Mina, difensore del Cagliari, in occasione del match contro l'Inter | Foto Valerio Spano
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Queste le nostre valutazioni sulla prestazione fornita dal Cagliari di Fabio Pisacane in occasione della sfida persa per 0-2 contro l’Inter allenata da Cristian Chivu.

Le pagelle

Caprile 6: non può nulla sul vantaggio del solito Lautaro, unica conclusione nello specchio in un primo tempo nel quale deve stare attento ma non troppo. Il palo lo salva nella ripresa, poi è protagonista su Thuram prima che Esposito lo trafigga senza che possa fare nulla.

Zé Pedro 6: non compie errori particolari in marcatura e se la cava con giudizio quando i palloni arrivano dalle sue parti. È però leggero quando l’impostazione passa dai suoi piedi, sbagliando appoggi semplici e tergiversando qualche secondo di troppo. Cresce alla distanza, meritando la fiducia datagli da Pisacane (dal 57′ Felici 6,5: cambia il volto della squadra con la sua sfacciataggine. Punta l’uomo appena può, cerca lo spunto, mette quel brio mai visto fino al suo ingresso. Forse meriterebbe più spazio ora che il ferro è caldo).

Mina 6,5: vince il duello con Thuram mettendo subito in chiaro le cose dal punto di vista psicologico e non solo. Ogni contrasto è suo, ogni battaglia lo vede uscire a testa alta con serenità. Solo una volta paga dazio, ma nell’arco di novanta minuti è comprensibile.

Luperto 5,5: come il sale e il pepe nelle ricette è attento quanto basta nonostante le sollecitazioni non manchino. Non appare ancora al 100%, ma non lo lascia trasparire come in altre occasioni recenti. Però – ed è un però che pesa – resta inspiegabile il piede tolto (come a Napoli) in occasione del raddoppio avversario.

Palestra 5,5: non ha lo spazio avuto nelle precedenti uscite, d’altronde Carlos Augusto non è Gallo e si vede. Costretto a pensare più a difendere che a offendere, non riesce a lanciarsi in avanti come vorrebbe (e magari potrebbe) mettendo in campo una prestazione abbastanza anonima. Prova qualcosa nella ripresa, ma senza successo.

Adopo 5,5: per un tempo vaga per la mediana senza capire dove andare né in possesso né, soprattutto, in non possesso. Bastoni ha troppo spazio per costruire e avanzare e, allo stesso tempo, le linee di passaggio restano comunque aperte. Si riscatta nella ripresa, ma alla fine il totale non è sufficiente.

Deiola 5,5: del centrocampo è quello che tiene maggiormente botta da filtro davanti alla difesa che cerca di accorciare quando può e di limitare le incursioni nella trequarti quando deve. Però perde il duello con Barella e di fatto non aggiunge mai nulla oltre un compitino che serve a poco (dal 57′ Gaetano 5: veste ancora i panni di Godot, tra i subentranti è quello che incide meno per distacco. Non entra nel vivo del gioco, non incide né con cose semplici né con cose più difficili, l’ombra di se stesso insomma. Da lui ci si aspetta ben altro).

Folorunsho 5,5: la sensazione è che potrebbe attaccare maggiormente un Luis Henrique che sembra il punto debole dell’Inter, ma la troppa attenzione all’aspetto tattico lo limita e lo confonde. Appare in difficoltà nel capire dove giostrare, ci prova con il fisico ma senza efficacia tranne quando stacca su angolo sbattendo sul palo. Sliding doors (dal 78′ Borrelli SV: aggiunge centimetri entrando per provare a raggiungere il pareggio, passa poco tempo e arriva il raddoppio nerazzurro).

Obert 5,5: se si guarda alla prestazione sarebbe da 6,5, ma purtroppo sono i dettagli a fare la differenza e quello che porta al vantaggio nerazzurro è troppo evidente per non incidere. Non tanto perché Lautaro lo sovrasta, quanto per il non provare nemmeno a disturbarlo nel duello aereo. Peccato, perché sia con che senza palla il suo lo fa e anche oltre (dal 78′ Idrissi 6: salva il possibile 0-2 sulla linea, non può far nulla su quello che arriva poco dopo. Tanto basta per meritare la sufficienza, bene anche sulla corsia seppure c’è da lavorare sulla precisione al cross).

Esposito 5,5: tanto, anche troppo sacrificio. La sua gara è di fatto una marcatura a uomo su Calhanoglu, compito che esegue alla perfezione ma che lo limita troppo in quello che dovrebbe essere il suo lavoro principale, ossia provare a causare problemi davanti. Quando diventa il numero nove di fatto non riesce comunque a farsi notare.

Belotti 6: ci mette tantissima voglia e dedizione, palloni giocabili pochi, ma comunque lotta e non molla. Forse troppo, perché alla fine paga con un infortunio che non promette nulla di buono, anzi. Sufficienza di stima e supporto (dal 44′ Prati 6: entra bene e con lui il centrocampo si sistema sia in difesa che in costruzione. Sbaglia un pallone sanguinoso che potrebbe portare al raddoppio, unico errore di una prestazione che fa chiedere perché sia rimasto fuori).

Pisacane 5,5: che fosse voluto o meno la prima ora di gioco è un passo indietro a prescindere dalla forza dell’avversario. Troppa attesa, troppa passività. Una tattica che sembra però portare dividendi quando, dopo cambi coraggiosi, arriva il miglior momento della sua squadra e l’Inter sembra quasi alle corde. Il palo lo aiuta, il palo lo condanna e alla fine arriva la seconda sconfitta stagionale – la prima in casa – ancora con una grande. Con maggiore fortuna avrebbe potuto raccogliere anche più di quanto meritato, ma resta l’amaro in bocca per un primo tempo sì diligente, ma senza mordente. Fa parte del percorso, anche per lui.

Matteo Zizola

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