La corsa salvezza, i suoi sette anni a Cagliari, la crescita come persona e come giocatore. Joao Pedro ha rilasciato un’intervista al collega Luca Castilho del sito brasiliano Calciopedia, della quale vi riportiamo un estratto.
Sulla lunga militanza a Cagliari e la fascia di capitano
“Al giorno d’oggi solo pochi giocatori hanno una certa continuità nello stesso club. Sette anni è un tempo lungo, ho passato sia momenti positivi che negativi e questo mi dà forza: Cagliari è parte della mia carriera e della mia vita in generale. Durante la mia carriera sono sempre stato una promessa, ma i numeri non hanno mai confermato le speranze. Per tre anni la squadra non ha attraversato dei bei periodi e io nemmeno e sono stato molto criticato. In quel momento è venuto fuori il mio orgoglio. Essere capitano in Italia è molto bello perché c’è molto rispetto per il ruolo. Ho avuto l’opportunità di giocare con Daniele Conti, che ha disputato sedici stagioni a Cagliari, e quando penso all’essere capitano penso a lui. Negli ultimi tre anni sono stato uno dei tre capitani, ma quest’anno sono diventato la prima scelta. È stato fantastico, ma è anche una grossa responsabilità, diventi un esempio e devi trovare l’equilibrio tra lo spogliatoio e l’ambiente esterno, avere un buon rapporto con i tifosi e con la dirigenza. Non immaginavo che sarebbe stato così impegnativo e stancante, ma allo stesso tempo è una grande soddisfazione”.
L’allenatore preferito
“Ho avuto molti tecnici qui, tutti diversi tra loro. Uno che mi ha aiutato e ha creduto molto in me, anche se è stato poco tempo in carica, è Gianfranco Zola. Era un idolo a Cagliari, e mescolava la parte tattica con l’improvvisazione. Mi ha chiamato da parte e mi ha spiegato tutti i dettagli di cui avevo bisogno e così ho imparato a bilanciare i due aspetti. Zola era un genio come giocatore e ho provato a eseguire tutto ciò che mi ha detto e ha funzionato. Il mio miglior periodo a Cagliari all’inizio è stato con lui, mi ha insegnato tanto”.
Di Francesco e Semplici
“Di Francesco è molto intelligente, studia tanto e cura tutti i dettagli. Per lui, ad esempio, un metro in campo o la posizione del corpo fanno la differenza. Ma il Cagliari, anche se è cresciuto tanto, resta un club piccolo. Ci vuole ancora molta strada per raggiungere il top e Di Francesco e un allenatore da grande squadra. Le sue squadre sono molto offensive, con tanta pressione sull’avversario ed è difficile imporre il proprio gioco quando giochi per il lato destro della classifica perché, alla fine, giochi più per non perdere. Ha sofferto tanto questo aspetto perché il Cagliari non è ancora al livello delle grandi squadre. Semplici, invece, è stato allenatore della Spal e ha raggiunto la salvezza due volte con un club molto più piccolo del Cagliari. Ci ha dato semplicità, lo stare vicini, giocare bene”.
Futuro e mercato
“Quando il calciomercato si avvicina senti sempre qualcosa. Non penso a lasciare il Cagliari, primo perché stiamo attraversando un momento difficile e non puoi distrarti. Stiamo soffrendo tanto e cercando piano piano di rinascere. Non leggo nemmeno tanto, ogni volta perfino mio padre mi chiama per chiedermi su questa e quella squadra e difficilmente so di cosa sta parlando. Ho detto al mio agente di non dirmi nulla a meno che non si tratti davvero di qualcosa di incredibile. Se sono qui, sono qui. Ho un buon contratto a Cagliari, sono il capitano e non penso minimamente a lasciare il club. Non penso nemmeno a tornare in Brasile oggi, sto vivendo un momento incredibile in un campionato difficile. Non voglio nemmeno tornarci per terminare semplicemente la mia carriera, se lo farò un giorno sarà per incidere”.
La corsa salvezza
“Nelle prossime due gare abbiamo l’opportunità di chiudere il discorso e poter pensare a ricominciare da zero nella prossima stagione. L”ultimo mese è stato molto difficile perché quando sei in zona retrocessione sembra che tutto vada male. Il gruppo poi si è unito, abbiamo fatto 9 punti in una settimana, pareggiato contro il Napoli e domenica abbiamo un’altra gara importante fuori casa contro il Benevento. È un’enorme opportunità di fare un bel passo in avanti. Abbiamo davvero una bella squadra sulla carta, anche se abbiamo sofferto sul campo: fa parte del gioco, non voglio trovare scuse”.
Il rapporto con Giulini
“Il Cagliari è cresciuto già tanto perché ora ha l’ambizione di fare meglio che in passato. Non è facile perché non accade da un giorno all’altro. Devi costruire una nuova mentalità, fondamenta solide, essere paziente, saper soffrire e trovare un equilibrio. Giulini è una persona intelligente e ambiziosa. Sta provando a costruire un nuovo stadio e sta portando giocatori importanti. Ovviamente i tifosi vorrebbero che il Cagliari raggiungesse i primi dieci posti della classifica e l’Europa League, ma sappiamo che poi in campo non è facile. L’idea è quella di continuare con il desiderio di crescere, perché Cagliari e la Sardegna lo meritano, ma bisogna avere pazienza”.
Matteo Zizola