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Jankto: “Bellissimo il sostegno dei tifosi, a Cagliari mi sento bene”

Jakub Jankto in Bologna-Cagliari | Foto Valerio Spano
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Il centrocampista del Cagliari, Jakub Jankto, ha rilasciato una lunga intervista al collega Jack Murley sui circuiti della BBC. Tra i temi trattati dall’ex Getafe e Sparta Praga anche il suo approdo in estate alla corte di Claudio Ranieri. Di seguito alcuni estratti delle sue dichiarazioni.

La nazionale

“La prima volta che ho giocato contro di voi (si riferisce all’Inghilterra n.d.r.), abbiamo perso 5-0 senza avere alcuna possibilità, e ricordo di aver pensato che non era stata una buona partita per noi. Tuttavia, giocare per la propria nazionale è la cosa più importante che si possa fare e arrivare ai quarti di finale di Euro 2020 con la Repubblica Ceca è il più grande successo che ho ottenuto a livello personale, oltre che per noi come squadra”.

Calcio e coming out

“Fare il calciatore professionista è il mio sogno da sempre e cerco costantemente di migliorarmi. E uscire allo scoperto è quello che dovevo fare per migliorare. Mi sono anche detto: “Senti, Jakub, tu sei un calciatore professionista, ma hai la tua vita che devi vivere come vuoi”. E per me questo è stato fondamentale”.

Cagliari

“È bene che tutti lo sappiano (Jankto parla del suo coming out n.d.r.), ma con i ragazzi non ne parliamo. Loro dicono solo ‘usciamo’ e io dico ‘vengo con mio figlio o con i miei amici’. Inoltre, mi aspettavo che nelle partite in trasferta qualcuno tra la folla mi fischiasse, ma nessuno l’ha fatto. Nessuno, nessuno! E io pensavo: ‘Oh mio Dio, è così bello’. È così bello che tutti mi sostengano, mi sento davvero bene qui. Sono molto orgoglioso di me stesso, perché se sono riuscito a superare questa situazione, posso superare ogni altra situazione nel resto della mia vita. Se si dice che i gay sono orgogliosi di me, io dico che sono orgoglioso di voi, perché so come vi sentite. So come si sentono le persone che devono nascondere qualcosa, e auguro loro buona fortuna e di essere forti, perché non c’è motivo di avere paura. Forse vedremo altri esempi come me, non solo nel calcio, ma anche in altri ambiti”.

La Redazione

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