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Italbasket, Datome: “I giovani devono avere più sbocchi, a mio agio nel nuovo ruolo”

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Dal primo luglio scorso Gigi Datome è diventato il nuovo coordinatore tecnico delle attività del Settore Squadre Nazionali maschili dell’Italbasket. Dopo l’uscita prematura dal Pre-Olimpico ma anche l’argento al Mondiale U17 degli azzurrini, anche l’Italia della pallacanestro si interroga sul futuro e su come sfruttare le potenzialità dei più giovani. Di questo e altro l’ex cestista olbiese ha parlato sulle pagine di Tuttosport. Di seguito un estratto.

Sul Pre-Olimpico

“Credo l’abbiamo vista tutti la differenza. Avremo dovuto giocare partite brillanti, ma tanti erano affaticati per la stagione. Avremo dovuto fare tanto canestro e sbagliare meno per avere maggiori possibilità. Però i ragazzi non si sono tirati indietro, hanno dato tutto, non si può dire nulla. Piuttosto fa più male e deve far pensare che con qualche assenza noi facciamo più fatica a competere di quanto facciano altri”.

Sullo stato delle giovanili dopo i successi ottenuti

“Noi siamo felici delle medaglie giovanili, però poi dobbiamo aiutare i ragazzi a trovare uno sbocco, annoso problema. Le seconde squadre per i club di A? Lo fanno tanto all’estero e ha un senso. Importante è che i ragazzi giochino il più alto numero possibile di partite ad alto livello nelle giovanili e poi abbiano uno sbocco senior, magari non subito in A, ma trovando un posto che li responsabilizzi, in una forma consona alla crescita di ciascuno. Serve un percorso riconosciuto da tutti. Senza forzare tutti, ma la responsabilità è appunto di tutte le parti. Da parte nostra, con Salvatore Trainotti, abbiamo pensato a qualcosa che presenteremo al prossimo Consiglio Federale. Queste settimane vissute assieme sono state anche un momento di confronto. Mi piace pensare che le giovanili siano il fiore all’occhiello della nostra federazione. Abbiamo esempi vari e anche diversi: Milano, Trento, Venezia da una parte, Bassano e Borgomanero per le Academy. Le giovanili possono essere un volano importante perché magari non tutti diventano giocatori. Ma possono crescere futuri dirigenti, allenatori, arbitri. E spettatori, appassionati”.

Sul proprio ruolo

“Mi sono sentito molto a mio agio. Le dinamiche le conoscevo, dal raduno è stato abbastanza facile. Mi fa piacere vivere l’ambiente e aiutare per quanto mi compete i ragazzi a essere più performanti possibile. E poi avere contatto con le giovanili mi stimola molto. Il prossimo anno lo passerò a girare le società, vogliamo prendere contatti, attraverso raduni avere il quadro più preciso della situazione e dei percorsi decisi e da individuare”.

La Redazione

TAG:  Basket
 
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