Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini è intervenuto a Radio Super Sound; ecco alcune delle sue dichiarazioni.
Sulla situazione attuale: “Stiamo provando tra mille difficoltà a ripartire, il 13 giugno potrebbe essere la data papabile sperando che la curva dei contagi migliori ulteriormente e che i rischi, che non potranno essere mai zero, si abbassino ancora. Oggi abbiamo ancora dei problemi col protocollo, come la disposizione della quarantena di gruppo in caso di un contagio che non ci permetterebbe di riprendere il campionato; qualora ci fosse un contagiato in due squadre tutto slitterebbe di svariate settimane e non saremo in grado di completare il campionato entro il 2 agosto, come stabilito dalla UEFA ma anche dal buon senso. Sarebbe il termine giusto per non andare a influire anche sulla prossima stagione: speriamo che questo protocollo diventi meno rigido per poter terminare la stagione”.
Il coronavirus porterà delle inevitabili difficoltà a livello economico: “Dobbiamo essere capaci di adeguarci a ogni situazione: questa chiaramente è estrema, ma mi è capitato negli anni di vivere delle situazioni complesse da imprenditore. La priorità è quella di mettere in sicurezza il Cagliari e i suoi dipendenti, cercando di non mandare via nessuno. Sarà difficile rinunciare al nostro meraviglioso pubblico della Sardegna Arena, ma sono tutti scenari da mettere in conto. Vogliamo portare avanti tutto, compreso il progetto per il nuovo stadio, valutando come sempre quali investimenti saranno veramente necessari. Credo che anche negli scenari più estremi il Cagliari possa rimanere a galla e dare soddisfazioni. Magari dovremo fare qualche scelta dolorosa, come qualche store che non potrebbe non riaprire o il centro commerciale nel progetto del nuovo stadio che non ci sarà. Il nostro pensiero però è sempre quello di guardare avanti con fiducia”.
Il presidente ha ribadito la sua idea di instaurare il salary cap: “Il Cagliari nel panorama calcistico italiano è una società che può rimanere sempre in Serie A, indipendentemente da chi la gestisca. Con una buona organizzazione potremmo essere più bravi, con l’ambizione di essere sempre nei primi 10 posti che per noi attualmente significherebbe vincere uno Scudetto. Senza un salary cap non sarà mai possibile qualcosa di diverso, poi è ovvio che capita la stagione magica come il Cagliari o l’Atalanta di ora. Però si tratta di qualcosa di unico: per pensare di poter competere per qualcosa di più grande, tra le prime 5 diciamo, l’unica soluzione per società ora più piccole è il salary cap. Il Fairplay finanziario in qualche modo si riesce sempre ad aggirare e il progetto Superlega ammazzerebbe i campionati nazionali: per competere con tutto questo serve un salary cap per permettere anche a squadre come Valencia o Atalanta, per fare due esempi, di vincere la Champions. Il calcio degli oligarchi incomincerà a stufare anche i tifosi”.
Chiusura sulla Primavera rossoblù: “Vorrei sottolineare quello che ha fatto la nostra Primavera, dove si sono messi in luce tanti nostri ragazzi; abbiamo una rosa importante e dovremo essere bravi a capitalizzare questi valori. Sono fermamente convinto che questi ragazzi avrebbero potuto fare qualcosa di magico. Non avere la possibilità di competere per lo Scudetto con questi ragazzi, quasi tutti nati in Sardegna, ci lascia l’amaro in bocca”.