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Gigi Riva: “Depressione? Mi schiacciava, ma ora sto meglio”

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Primo giorno di novembre, nelle librerie esce l’autobiografia di Gigi Riva curata da Gigi Garanzini dal titolo “Mi chiamavano Rombo di Tuono“. Sei giorni dopo, il 7 novembre, è atteso l’esordio nelle sale del docufilm di Riccardo Milani sulla vita del bomber di Leggiuno, “Nel nostro cielo un rombo di tuono“. Una doppia occasione che fa da apripista per l’intervista concessa da Riva al Venerdì di Repubblica, in uscita domani 4 novembre e della quale vi riportiamo un estratto.

Il calcio di oggi

Io non vedo alcuna partita, perché il calcio di oggi mi annoia. È così monotono, si passano la palla da una parte all’altra del campo, aspettando soltanto che si apra un varco. Troppo lento. Noi eravamo più rapidi, andavamo presto in verticale. E via a cercare il gol“.

Il gol come simbolo

Per me il gol era la liberazione, voleva dire passare poi una settimana tranquilla, aver fatto bene il mio lavoro. Se per di più si trattava di una rete decisiva, allora ero ancor più contento per i compagni. Era la rabbia che esplodeva. Nel calcio ho trovato quello che la vita non mi aveva dato. Non ho avuto un’infanzia facile, ho perso mio padre, mia sorella e mia madre, dimenticavo tutto per un momento soltanto quando giocavo a pallone”.

Sardegna e i no

A Cagliari ho avuto un po’ di serenità, un minimo, anche grazie ai miei compagni che mi hanno sempre aiutato. E grazie alla Sardegna che ha sempre manifestato grande affetto. Nella vita ero passato da un pianto all’altro. Qui tutto mi sembrava meno doloroso. Per forza ho rifiutato tre trasferimenti“.

Difficoltà

La depressione? Parliamone pure, è una parola grossa, ma va detta. La porto addosso, ci sono abbonato. Ci sono cascato dentro quando ho smesso di giocare. Mi schiacciava. Ma ora sto meglio”. Queste le parole di Gigi Riva, alle quali fa eco il figlio Nicola: “Finalmente ha appeso l’abito di Giggirriva, è tornato a essere soltanto Luigi e si gode la famiglia”.

La politica

“Nei tg c’è troppa politica, venti minuti su mezz’ora. Un’esagerazione, la gente è stanca e poi ecco che cosa succede. Votano in questo modo. Io non ho votato perché sapevamo tutti come sarebbe andata a finire. E non sono per niente soddisfatto, io la penso diversamente. Ho sempre votato più al centro”.

Treccani, scuola calcio e Nazionale

Secondo la Treccani Gigi Riva era un centravanti. “Mi definirei un attaccante, semplicemente. Sebbene abbia sempre preferito giocare in mezzo”. “La scuola calcio? Ne vado fiero. È stata la prima in Italia. E lì, tra gli altri, è cresciuto Nicolò Barella, ex Cagliari, ora dell’Inter e della Nazionale”. E a proposito della maglia azzurra: “La più forte? La mia con dentro Baggio. Non so chi avrei tolto, ma là lui doveva starci per forza, era bravissimo“.

Aneddoto

Graziano Mesina? Non ho mai risposto alle sue lettere dalla latitanza, però un giorno, a Cagliari, me lo sono trovato in auto. Voleva che restassi in Sardegna. Deciso per lui? Certo che no, io ho sempre deciso da solo. Figuriamoci se poi me lo diceva Mesina…”.

La Redazione

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