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Francescoli: “Cagliari, fai come ho fatto io: non mollare mai”

Enzo Francescoli
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El Flaco ha rilasciato un’intervista al canale Youtube del Cagliari: un’occasione per riaprire l’album dei ricordi e dare qualche consiglio ai rossoblù di Mazzarri in vista del match contro il Sassuolo.

Enzo Francescoli sarà presente alla Unipol Domus per la partita contro il Sassuolo e il club rossoblù ne ha approfittato per realizzare una bella intervista, con tanti riferimenti amarcord a quel triennio tra il 1990 e il 1993 in cui l’uruguaiano vestì la maglia del Cagliari. “Venivo dal Marsiglia, dopo la coppa del Mondo del 1990, dalla Francia all’Italia. Parlai soltanto una volta con Claudio Ranieri: mi disse quello che voleva, così come la famiglia Orrù, con in testa il presidente Tonino. Mi piacque l’idea di trovare qui una famiglia ed è andata proprio così, anche oggi a distanza di tanto tempo. Ricordo con grande nostalgia quel che è stato il Cagliari per me: è stato più di una semplice squadra di calcio in cui ho giocato, grazie anche all’affetto della città, un sentimento che ho sempre ricambiato”.

Un triennio avventuroso

“Ricordo il nostro crescendo: noi uruguaiani siamo arrivati nel 1990, ci siamo uniti a una squadra che l’anno precedente aveva trovato la Serie A e la prima stagione è stata molto dura, con un inizio difficilissimo. La stagione successiva ci siamo adattati meglio e la squadra ha fatto un campionato tranquillo, mentre il terzo anno ci ha regalato la qualificazione in Coppa Uefa: era un Cagliari che giocava molto bene, è stato all’altezza delle aspettative dell’Isola. Mi ricordo un Sant’Elia sempre pieno, fu davvero bellissimo. Del primo anno ho in mente ancora tanti momenti: per me è stato molto difficile, sono stato fermo diversi mesi per un problema alla gamba e non ho potuto giocare. A volte il gol in queste situazioni è più importante perché viene ricordato di più, il mio preferito è quello segnato al Sant’Elia alla Sampdoria (nel 3-2 del campionato 1991-92, ndr): avevamo vinto contro la squadra Campione d’Italia, con grandissimi giocatori ma nel nostro stadio facemmo una partita bellissima, è un gran bel ricordo”.

I ricordi

“Sono una persona tranquilla, che non sente la pressione: noi uruguaiani avevamo un ottimo rapporto con la gente, non solo allo stadio ma anche nella vita di tutti i giorni in città. Il mio rapporto con Gigi Riva? Io ero a Cagliari mentre lui viaggiava con la Nazionale, è un uomo fantastico e ha il merito di essere il migliore giocatore del calcio sardo e posso solo fargli i complimenti. Non so dire il segreto del legame degli uruguaiani con Cagliari, ma parlando con i vari Fonseca, Herrera, O’Neill e gli altri tutti dicono di essersi trovati benissimo, sentendosi come in casa propria. Questo rapporto resterà per sempre, per me. Ho più ricordi della zona del Margine Rosso, tutti i giorni viaggiavo per il Poetto perché ci allenavamo sempre al Sant’Elia: per me e per la mia famiglia è stata una città fantastica, c’era solo affetto e tranquillità. Ai tifosi piaceva il calcio e amava i calciatori, penso che anche da questo aspetto dipenda la benevolenza della gente nei confronti degli uruguaiani, che arrivano da un Paese piccolo e tranquillo, c’è una sorta di similitudine tra le due realtà”.

Sul momento attuale dei rossoblù

Tra i temi trattati nell’intervista è anche l’attitudine alla lotta per la salvezza, spesso in situazioni complicate come quella vissuta da Joao Pedro e compagni. El Flaco la visse al suo primo anno cagliaritano, il 1990-91: “La situazione della lotta e del non lottare mai di tanto in tanto fa parte del Cagliari: è un’esperienza che ho vissuto dopo aver giocato al River Plate e al Marsiglia, squadre abituate a lottare per vincere. Qui mi son trovato a lottare per la salvezza, e questo è stato ciò che ha rafforzato l’amore per la maglietta e per la squadra, un amore incredibile. La situazione che sta vivendo il Cagliari quest’anno non è la prima e non sarà l’ultima volta, ma se non molla raggiungerà l’obiettivo che vuole”.

La Redazione

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