La storica stagione del trentennale comincia in maniera tradizionale al Poetto, con il maltempo che prova a rompere le uova nel paniere. Dispetto come sempre non riuscito perché la voglia di troncare gli indugi è così tanta che neppure un ciclone terrebbe a casa gli impavidi Crusaders.
Consci del fatto che le prescrizioni governative diano l’opportunità di allenarsi a determinate condizioni, gli atleti le hanno messe subito in pratica perché dovranno essere memorizzate per lungo tempo.
Aspetto che il presidente del sodalizio cagliaritano Emanuele Garzia, tra una raffica di vento e l’altra ha messo spesso in luce durante il consueto discorsetto inaugurale di apertura della sessione autunnale in vista del campionato CIF9, con avvio previsto, se tutto va bene, nel mese di febbraio 2021. Il condizionale è d’obbligo perché tante sono le incognite che attanagliano l’ambiente del football italiano.
I rumori del mare, gli spruzzi di salsedine, la sabbia graffiante hanno accompagnato i crociati verso una congrua sgambata che era stata preceduta, circa un mese prima, da un torneo informale e molto amichevole di flag football. Un tocco di sano agonismo arrivato dopo lo storico derby di Assemini (vinto contro i Sirbons) del 22 febbraio che tante belle aspettative aveva prodotto, prima del fermo assoluto di qualche giorno dopo, quasi a tarpare le ali dell’entusiasmo.
“Nonostante tutto l’ottimismo e la buona volontà non mancano – spiega Emanuele Garzia – e ci teniamo a fare bene perché trenta candeline attendono di essere spente, segno che la nostra attività non si è mai fermata davanti agli ostacoli più o meno grandi”.
E il dirigente si arrabatta come può perché il litorale cagliaritano non potrà ospitare perennemente i giocatori, ansiosi di rivedere un campo di gioco vero e proprio. “Sto continuamente punzecchiando chi di dovere per la riapertura del campo di Monte Claro in via Cadello – aggiunge il presidente – e l’ente Città Metropolitana dovrebbe autorizzarci a breve”. Ma il sogno di tutti sarebbe finalmente avere a completa disposizione il “nostro campo” di Terramaini, ancora inaccessibile per lavori: “Purtroppo è da rifare il sottofondo della pavimentazione sportiva e l’operazione richiederà ancora tempi non quantificabili”. Ma c’è da consolarsi con il parco giocatori: “Il raduno di flag ha richiamato prospetti molto giovani e promettenti, – conclude Garzia – e spero che si innamorino della disciplina frequentando assiduamente gli allenamenti; sarebbe un ottimo regalo di compleanno. Ho approfittato del primo giorno di preparazione per ringraziare Aldo Palmas e l’intero coaching perché nel perorare la causa dei Crusaders mettono puntualmente una grande passione”.
Anche l’azienda Dental Più Cliniche Odontoiatriche con le sue sedi di Sassari, Sanluri e Roma crede più che mai nel progetto Crusaders rinnovando con immutato entusiasmo la sua collaborazione come main sponsor.
DOVE ERAVAMO RIMASTI Non si dimenticherà facilmente la tribuna colma di persone arrivate allo stadio asseminese Santa Maria per vedere il match inaugurale del girone I (campionato nazionale a nove giocatori 2020).
I rosso argento si imposero per 28-0 sui padroni di casa Sirbons, mostrando un gioco brioso e spumeggiante, frutto del giusto mix tra giovani e veterani ben concepito dall’head coach Aldo Palmas (vedere intervista in basso). Seguì un terzo tempo molto fraterno in cui si prospettavano scenari agonistici più o meno ottimistici. Il sipario, però, si chiuse improvvisamente di lì a poco, lasciando tutti con un palmo di naso. Durante il lockdown diventò un’impresa mantenere la forma anche se il buon Palmas, grazie ai miracoli della telematica, cominciò a distribuire schede atletiche da osservare diligentemente. Ma quando si capì che da quello stato inusuale di staticità non se ne sarebbe usciti in breve tempo, lo scoramento prese il sopravvento.
Passano le settimane e la voglia di familiarizzare nuovamente con la squadra aumenta a dismisura. Nel frattempo, il runningback di Maracalagonis Riccardo Pili pubblica in rete dei particolari video che illustrano le regole base del football.
Ma si deve attendere la seconda metà di settembre per rivedere i rosso argento scalpitanti su un rettangolo di gioco. Succede in via Monsignor Cogoni, all’interno del Seminario Arcivescovile, dove vengono affittati due campi per tre ore. Il tanto giusto per disputare nove partite tra le quattro sfidanti, capitanate da Simone Romellini, Matia Pisu, Stefano Murgia e Michele Meloni. A vincere il torneo informale è il team del sempreverde Matia Pisu che per l’ennesima volta lancia precise indicazioni sul non avere alcuna intenzione di mettersi da parte a fumare la pipa.
Il gruppo si consolida, si vedono rookies, il coaching staff può creare le nuove fondamenta col sorriso.
ALDO PALMAS: DOVREMO DIALOGARE CON GLI OCCHI – Non lo troverete mai in difficoltà perché ha l’abitudine di calcolare anche piani B e C. Segno che Aldo Palmas, oltre al suo lavoro di agente di commercio, si sacrifica più del normale per dare un’anima ben definita alla squadra. Anche in questi periodi di incertezze e regole stringenti si è spesso consultato con il suo staff composto da Nicola Polese (DC), Walter Serra (Lineman Coach), Efisio Melis (ST assistant e Runningback), Gianfranco Farris (D assistant), Sergio Andrea Meloni (ricevitori). E tra i tanti interrogativi sollevati in epoca Covid c’è anche quello inerente alle interazioni tra allenatore e giocatore: “Dovremo abituarci ai riti previsti nei protocolli – dice – ma so che non sarà facile. La mimica facciale tra allenatore e giocatore, per esempio, è importante. E ora, con l’uso delle mascherine, si riduce alla metà. Dovremo abituarci a comunicare in maniera differente dal solito. Si presenta davanti a noi una nuova esperienza sotto tutti i punti di vista.
Come si è sviluppato il primo allenamento dell’era Covid-19?
Da quando curo io questa fase, dedichiamo una parte pesante di preparazione atletica all’inizio e poi lascio spazio anche alle familiarizzazioni con la palla. Abbiamo corso in quattro file distanziati gli uni dagli altri e durante il discorso del presidente eravamo tutti mascherati.
Si sono presentati tutti?
Ne mancavano un po’. Chi per problemi familiari, chi per altro. Attendo comunque un inizio effettivo con la presentazione della stagione da parte dei dirigenti, dove ci diano delle precise indicazioni anche sul campo di gioco per gli allenamenti.
Durante la quarantena li hai tenuti svegli?
Inizialmente alcuni ragazzi erano entusiasti delle schede di allenamento. In realtà non so in quanti abbiano seguito con attenzione i “fai da te”. Mi sembrava una forzatura infiltrarmi continuamente per sapere quanti scatti o piegamenti avessero fatto. Il campionato era stato annullato.
Tra giugno e agosto non avete fatto richiami atletici, come mai?
Per varie ragioni. Intanto le gare ufficiali erano lontanissime e iniziare la preparazione atletica in vista di un campionato che cominciava a febbraio non aveva senso. Anche usare casco e shoulder, dopo mesi di stop, l’ho trovato poco utile. E poi lo sport di squadra, fino a luglio, non era completamente proponibile per via dei protocolli. E far giocare ciascun atleta con un pallone senza poterlo scagliare verso un compagno di squadra mi sembrava ridicolo.
Poi è arrivato il torneo informale di flag football
Ci siamo divertiti. Tra cariatidi come me, veterani, neofiti e giocatori effettivi ne è uscito un simpatico caravanserraglio. Ne abbiamo approfittato per fare un po’ di recruiting in un periodo in cui non è stato per niente facile proporlo. In via Monsignor Cogoni abbiamo avuto a che fare con diversi adolescenti e qualcuno si è rivelato come buon prospetto. Li ho caldamente invitati agli allenamenti ufficiali; se mantengono le promesse dovremo vedere una decina di facce nuove.
Cosa ti auguri?
Spero che tutti riprendano con lo stesso entusiasmo visto durante il torneo di flag football o dopo la vittoria nel derby con i Sirbons di otto mesi fa.
Andrea Ferrari