Altro giro, altra corsa. In vista del match dell’Unipol Domus tra Cagliari e Napoli, valido per la ventiseiesima giornata della Serie A 2023-2024, ritorna la nostra rubrica “Quel giorno io c’ero”, che racconta momenti, aneddoti, curiosità dei giocatori rossoblù che si sono particolarmente distinti nel corso degli anni ma senza perdere di vista l’attualità calcistica. Ai nostri microfoni questa settimana Aldo Firicano, difensore classe 1967 che per 7 anni – dal 1989 al 1996 – ha vestito la maglia del Cagliari e che contro i partenopei realizzò una doppietta nell’annata 1995-1996. Con il tecnico originario di Erice abbiamo ripercorso non solo la sua avventura in Sardegna ma anche analizzato la difficile annata dei rossoblù sotto la guida di Claudio Ranieri, suo allenatore sia al Cagliari sia alla Fiorentina.
Aldo Firicano, cominciamo questa intervista da un momento amarcord. Era il 26 novembre 1995, undicesima giornata di campionato. Al Sant’Elia il Cagliari vinse 2-0 contro il Napoli. Lei all’epoca vestiva la maglia rossoblù e in quell’occasione realizzò una doppietta. Che ricordi ha di quella gara?
“È passato tanto tempo però è una giornata che ricordo bene perché fare una doppietta in Serie A, da difensore, non è proprio una cosa che capita frequentemente. Tra l’altro quella giornata coincise con una bellissima vittoria del Cagliari sul Napoli, che comunque era una squadra forte. Sicuramente questo è uno dei ricordi più nitidi che ho, in generale, nella mia carriera. Di quella partita del Cagliari al Sant’Elia mi ricordo le azioni, i gol e anche la sensazione di segnare due reti, che è stata molto emozionante. Insomma, è una giornata che ricordo molto volentieri”.
Lei è rimasto al Cagliari per ben 7 anni, dal 1989 al 1996. Che cosa le ha lasciato l’esperienza in Sardegna?
“Al Cagliari, devo dire, devo quasi tutto. Sono arrivato in Sardegna e non sapevo bene che tipo di giocatore ero per ruolo e per il tipo di giocatore, seppur giovane e promettente, che ero all’epoca. A Cagliari, però, ho avuto l’opportunità di crescere, di formarmi e di affermarmi come calciatore di un certo livello. Quindi, da un punto di vista calcistico, al Cagliari devo tutto. Sono arrivato che ero ragazzino e sono andato via uomo. Gli anni in rossoblù, anche da un punto di vista umano, sono stati importanti. Tra l’altro io sono arrivato a Cagliari dall’Udinese in un momento in cui non ero convinto di trasferirmi e quindi ero un po’ restio a cambiare squadra. Questo cambio di maglia, invece, è stata la mia fortuna perché poi il Cagliari, negli anni, fece delle cose stupende. Io, poi, sono cresciuto e ho conosciuto bene la Sardegna e i sardi, che sono persone meravigliose. Quegli anni lì sono stati, per noi che li abbiamo vissuti, indimenticabili”.
Durante la sua avventura con il Cagliari ha avuto come allenatore anche Claudio Ranieri, oggi di nuovo alla guida dei rossoblù. Che rapporto ha con lui e qual è stato l’insegnamento più prezioso che ha dato a lei e ai suoi compagni di squadra di allora?
“Quella di Ranieri è una bellissima storia. Comincia con il Cagliari, fa delle cose straordinarie con i rossoblù, poi gira mezzo mondo, diventa un grandissimo allenatore e poi viene a chiudere la sua carriera – o almeno così sembra – ritornando da dove tutto era partito. È una storia bellissima di un allenatore straordinario che ha una carriera stratosferica, da guiness dei primati, caratterizzata da tanti successi. Devo dire che da lui ho imparato, specialmente nei primi anni a Cagliari, questa sua grande resilienza, la voglia di non mollare mai, di credere sempre in ciò che si fa e che in qualche modo alla fine si riesce. Nei primi due anni in rossoblù, in particolare, non partivamo favoriti nel campionato di Serie B e l’abbiamo vinto, nella prima stagione di Serie A il girone d’andata fu molto difficoltoso tantoché eravamo disperati e ultimi in classifica. Invece, poi, crederci in maniera ceca e forte ci ha consentito di raddrizzare quel campionato con una grande salvezza. Secondo me, a parte la tattica, credo che Ranieri sia un maestro nella capacità di perserverare e crederci. Lo era allora e tantopiù lo è ora che sono passati tanti anni e che lui ha acquisito una grande esperienza”.
Veniamo all’attualità. Il Cagliari sta lottando per non retrocedere e si trova attualmente al penultimo posto in classifica. Come giudica la stagione dei sardi fino a questo momento?
“Per il Cagliari sicuramente è una stagione difficoltosa, piena di problematiche che erano prevedibili. Qui vi sono delle analogie con il Cagliari di Ranieri dell’epoca: vince la Serie B in maniera funbambolica con un gol all’ultimo minuto nella finale playoff e poi approda in Serie A. Naturalmente la massima divisione è un altro tipo di palcoscenico, dove ci sono molte più insidie e magari la squadra ha sofferto questo cambio di categoria. Il Cagliari si aspettava di soffrire di meno però era prevedibile che ci fossero delle difficoltà. Adesso, però, inizia un altro campionato. Il Cagliari sapeva di dover lottare per la salvezza e storicamente, andando indietro di qualche anno, il girone di ritorno per i rossoblù è sempre stato migliore rispetto al girone d’andata. Io, però, penso che, pur soffrendo, ci siano tutte le possibilità di arrivare alla salvezza”.
Dall’alto della sua esperienza da difensore, in cosa deve migliorare la retroguardia del Cagliari in questa fase del campionato?
“Deve migliorare in tante piccole cose come per esempio una marcatura fatta bene, un piazzato difeso in maniera egregia e avere il massimo dell’attenzione senza cali di concentrazione. Le salvezze si ottengono anche con dei piccoli accorgimenti che, messi tutti assieme, fanno la differenza. Il Cagliari, talvolta, ha peccato di ingenuità con qualche gol preso in maniera facile. Da un lato ci può stare ma nel girone di ritorno credo che questi errori non debbano essere fatti proprio perché ora i punti cominciano a pesare veramente tanto. L’obiettivo principale del Cagliari, secondo me, sarà quello di non regalare niente dietro e di valorizzare appieno il proprio potenziale offensivo”.
Domenica all’Unipol Domus c’è Cagliari-Napoli, una sfida che storicamente è molto sentita da entrambe le parti. Che partita si aspetta da parte dei rossoblù contro una squadra, come quella partenopea, che si presenterà in Sardegna anche con una nuova guida tecnica?
“La sfida è insidiosa per ovvi motivi perché il Napoli comunque è campione d’Italia in carica e ha grandi giocatori in rosa. Anche loro quest’anno hanno avuto delle problematiche. Parliamo, in ogni caso, di una squadra forte. Il Cagliari, a mio avviso, ha un vantaggio, seppur minimo, che è quello di giocare in casa. Il Napoli, inoltre, ha affrontato il Barcellona in Champions League e ha speso tante energie. I rossoblù, in una partita tirata dove la tensione e la fatica possono incidere, possono essere più freschi degli avversari. Se poi vogliamo dirla proprio tutta, il Cagliari ha più necessità di fare punti rispetto al Napoli che, a questo punto della stagione, non sa bene dove collocarsi”.
Fabio Loi