Roberto Felleca, noto imprenditore e dirigente nel calcio sardo e non solo, è intervenuto questa mattina ai nostri microfoni di Buongiorno 131. Di seguito le sue dichiarazioni.
Trattativa con l’Ancona
“Non sono stato fermo in questi due anni, ho analizzato circa 15 club. Dopo il Covid i disastri sono stati notevoli, come umile imprenditore non posso permettermi di investire in situazioni rischiose. Devi cercare la piazza giusta, che non sia troppo indebitata. Ora sono in trattativa da qualche mese con l’Ancona, società pulita e solida dove bisogna dare un’immagine societaria diversa. Perché Olbia no? Mi avrebbe fatto piacere, però i conti sono imbarazzanti. È difficile proiettarsi in un contesto dove rischi di fare più danni, mi dispiace tantissimo per l’Olbia”.
Problemi del calcio in Sardegna
“Le piazze importanti per fare calcio professionistico in Sardegna sono poche, forse cinque. Abbiamo anche un problema a livello di strutture e infrastrutture. Ci sono poi tanti altri problemi che ti fanno perdere interesse. Le grandi città come Sassari, Olbia e Nuoro, per una serie di motivi, hanno problematiche diverse. In Lombardia o Piemonte, anche il singolo paesino riesce a sostenersi in Serie C, ma qua non ci sono possibilità. Le società dilettantistiche vanno avanti con qualche sponsor, soldi che investe un imprenditore, ma poi ripartono dall’inizio”.
Infrastrutture e sponsorizzazioni
“Ci sono stati tanti imprenditori negli anni che hanno speso tanto, ma oggi lo si fa per passione o per fare azienda nella società del momento. Le infrastrutture sono un problema: non si può avere un campo per cinque o sei società. All’interno di tante infrastrutture, inoltre, vi è appena campo e spogliatoi. Dobbiamo dare la possibilità all’imprenditore di investire affinché gli introiti siano incentivanti a tal punto da investire ancora per far crescere le società. Oggi non si può più vivere con le sponsorizzazioni, bisogna creare una serie di indotti terzi che possano stare all’interno di un contesto e far crescere le società. Ormai è difficile anche creare talenti: escono solo dal Cagliari Calcio, non da altre squadre”
Condizione del calcio sardo
“Fare calcio ogni anno, spendere tanti soldi e ottenere i soliti risultati non è semplice. Sposo la linea di Giulini di quest’anno, ovvero quella di prendere un allenatore giovane che stimo e ritengo competente. La linea giovane, dei ragazzi, la condivido. È un rischio, non bisogna nasconderlo, scommetti su una nuova era che non sai dove ti porterà. Ma non ci sono alternative se vogliamo lasciare società come il Cagliari a un solo imprenditore. L’Atalanta insegna: costruisce, vende e riparte. Bisogna avere fiducia e stare vicini alla squadra. Serie D? Stiamo assistendo allo scempio degli imprenditori. Quattro o cinque squadre stanno spendendo molti soldi e tra tre o quattro anni ripartiranno da capo. Investirei più su un’infrastruttura o un contesto”
Sulla situazione dell’Olbia
“L’impronta data dalla gestione Marino aveva dato un po’ di stabilità, ma era in termini di categoria. I bilanci per diversi anni erano però negativi. Quando è subentrato un terzo soggetto le condizioni sono peggiorate, i bilanci sono andati ad aggravarsi. Se a una società di Serie D lasci un rosso di tre milioni, cosa puoi fare? Devi trovare una persona che voglia venire a Olbia e investire per risanare i debiti. Olbia non è neanche la piazza giusta per avere dei soggetti esteri, dunque magari sarebbe meglio ripartire e rimboccarsi le maniche con qualche imprenditore sardo. L’Olbia è una realtà importante, non può essere lasciata nel limbo. Dispiace dirlo, ma il destino è segnato. L’alternativa è ripartire dalla terza categoria”.
Olbia sul modello RedBull
“Si, ma devi trovare il soggetto giusto e interessato a fare questo progetto a Olbia. Un po’ come è successo a Como, dove abbiamo trovato i fratelli Hartono. Olbia ha un certo appeal, ma devi trovare la persona giusta nel momento giusto. Logisticamente la città è messa in una buona posizione”.
La Redazione














