Mauro Esposito, ex attaccante del Cagliari, è intervenuto questa mattina ai nostri microfoni di Buongiorno 131 per ripercorrere la sua carriera in maglia rossoblù e parlare del momento attuale del calcio italiano e della squadra di Fabio Pisacane. Di seguito le sue dichiarazioni.
Mauro Esposito nel calcio di oggi e il Cagliari
“Sicuramente nel calcio di oggi avrei fatto qualche gol in più, secondo me il livello si è abbassato tanto. Il Cagliari è partito alla grande, mi piace l’impronta data da Pisacane, sa come trattare i calciatori e li sta facendo rendere al massimo. Mi piace la squadra, propositiva, che conosce il suo obiettivo e gioca la sua partita contro chiunque, anche contro squadre più attrezzate”.
Su Udinese-Cagliari
“Non ho visto Udinese-Cagliari. I friulani sono stati la mia prima squadra, mi hanno fatto esordire in Serie A a 19 anni. Da quello che ho visto, sembra che il Cagliari abbia fatto un buon primo tempo e sofferto nella ripresa. Andare a Udine, giocare la partita e passare in vantaggio è segno di una squadra matura, che ha coraggio, e questo è un bel segnale per il futuro”.
Sulla sua avventura a Cagliari
“Cagliari per me è stata la parentesi più bella della mia carriera. Sono arrivato dopo essere stato all’Udinese, dove ho giocato poco, e c’è stata l’opportunità di rimettermi in gioco. I fatti mi hanno dato ragione, dietro ho avuto una società, i compagni e la gente che mi hanno sempre sostenuto. I sei anni di Cagliari li porterò sempre nel mio cuore. Sono arrivato in Nazionale grazie a quella squadra meravigliosa, ho solo ricordi bellissimi. La Nazionale è il sogno di qualsiasi ragazzo che gioca a calcio: io ci sono riuscito grazie alle mie qualità e al Cagliari che mi ha dato grande fiducia”.
Il tridente Esposito-Suazo-Zola
“Sono contento di aver giocato in una Serie A di grandi campioni. Giocando ora avrei fatto più partite e più gol, ma sono contento di aver giocato a quei tempi in cui vi erano grandi squadre e campioni. Il nostro tridente (Esposito-Suazo-Zola, ndr) si è divertito molto in un calcio con le tantissime qualità di quel periodo, avrebbe fatto faville oggi”.
Sull’attacco del Cagliari
“Dispiace molto per Belotti. Lui è arrivato con grande entusiasmo ed era partito molto bene. Ho allenato Borrelli a Pescara in Primavera, lo conosco, farà benissimo anche in Serie A. Ha la testa giusta, sono contento sia arrivato in una piazza importante come Cagliari. Non gli si può dare molta responsabilità, è ancora molto giovane, ma sono convinto che farà bene. Mi aspetto tanto da Luvumbo, se fa bene può creare e mettere in difficoltà le difese avversarie, dovrebbe fare più gol, è un calciatore importante per il Cagliari. Anche Gaetano ha grandi qualità e necessità di maggiore continuità. Per tutti loro può essere un anno molto importante”.
Dopo il ritiro di Zola
“Cambiò molto, soprattutto l’anno successivo. Quando hai un campione come Zola in squadra, oltre alle qualità calcistiche e umane, hai un calciatore che è un esempio per tutti. Ha sofferto tutta la squadra quando si ritirò, ci adattammo a un altro gioco non avendo più un rifinitore alle spalle. Ci spostammo verso un gioco corale. Lui si arrabbiava molto con Suazo, non gli faceva mai un movimento, ma David gli diceva che lui era molto più veloce degli altri e di servirlo lo stesso (ride, ndr)”.
Aneddoto su Pantanelli
“Pantanelli? Giocava molto con i piedi, doveva giocare nel calcio di oggi, non vent’anni fa. Ogni tanto ci faceva prendere gol su qualche sua sbavatura, ma noi eravamo molto tranquilli perché davanti eravamo delle schegge e le partite finivano 4-1 per noi (ride, ndr)”.
Il Cagliari di Mauro Esposito
“Avevamo una squadra fortissima. Ma quando si è anche gruppo i compiti in campo sono più semplici. Anche coloro che giocavano meno erano contenti, lo si poteva notare anche nelle esultanze. Sono segnali da cui trai solo dei vantaggi, oggi forse manca anche quello. Ai miei tempi c’erano giocatori che arrivavano un’ora prima al campo per l’allenamento, oggi vedo sempre più ragazzi che non vivono più lo spogliatoio. Cambiano i tempi e ci si deve adattare, ma quando mancano queste cose ne risenti anche in campo. Noi eravamo un gruppo unito”.
Sulla Serie B del 2004
“La nostra Serie B? Quasi una A2, c’erano squadre molto forti. Non vinci mai un campionato simile se non sei una squadra forte e un gruppo unito”.
Gioco senza palla
“A me aiutava giocare senza palla. Oggi gli esterni vogliono la sfera tra i piedi e fanno anche pochi uno contro uno. La mia forza era in ciò, ma anche nei movimenti senza palla. Vero, avevo Zola che me la serviva davanti al portiere, ma se io non facevo quei movimenti i 16 gol fatti al primo anno di A non li avrei fatti, perché mi muovevo senza palla e mi ritrovavo davanti al portiere. Oggi pochi esterni fanno questo: Orsolini e Politano sono ottimi giocatori, ma se non si inventano una giocata difficilmente tagliano senza palla davanti alla porta”.
Il calcio di oggi
“Ci lamentiamo che si vedono brutte partite, ma se oggi un ragazzo lo scegliamo per la sua struttura fisica e non per le qualità tecniche poi dopo non ci dobbiamo lamentare di assistere a brutte partite. Non vogliamo aspettare i ragazzi, li vogliamo pronti per vincere le partite nel settore giovanile e non nelle prime squadre. È un problema che va avanti da molto tempo e se non interveniamo non formeremo mai ragazzi pronti non soltanto per la nostra Serie A, ma anche per la Nazionale. Oggi ci sono giocatori che fanno cinque partite buone in Serie A e vanno in Nazionale, io la prima convocazione l’ho ottenuta dopo sei partite ma avendo fatto quattro gol. Ormai non ci sono giocatori buoni, cerchi di portare quelli che hai e così diventa difficile”.
Su Vinciguerra
“Più di una persona mi ha chiesto di Vinciguerra, meravigliandosi del fatto che non giochi. Sinceramente non lo conosco come calciatore, non posso esprimermi, ma mi dicono che ha ottime qualità. Forse non riesce a trovare spazio per via dell’assetto di Vivarini. Ora Holzer dovrà rimanere fermo qualche mese, magari Vinciguerra potrebbe trovare più spazio. A Pescara ci tengono tanto a valorizzare i giovani”.
Su Sebastiano Esposito
“Esposito? A Cagliari ce n’è stato solo uno (ride, ndr). Scherzi a parte, a me piace, ha personalità, vuole sempre incidere quando ha la palla. Quando riesce a liberarsi ha un ottimo tiro, può rendere di più vicino alla porta. Mi piace, è un giocatore che ha spunto, sono convinto che farà bene. Per un attaccante il gol è importante, quando ti sblocchi diventa tutto più facile”.
Su Andrea Capone
“Quando venni a conoscenza della notizia stetti male per diversi giorni, non ci volevo credere. Era un ragazzo solare, bravo: perdere la vita così presto è assurdo. Ho solo ricordi belli di lui, gli faceva piacere stare con noi. Anche a distanza di un anno faccio fatica a parlare, una perdita simile è troppo grave”.
Sui figli e i giovani
“I miei figli? Il più grande gioca in Serie D, il più piccolo gioca nell’Under 16 nel Pescara, ma l’importante è che si divertano. Oggi i ragazzi hanno mille distrazioni, spesso perdono i loro obiettivi principali. Fortunatamente ci sono ragazzi bravi, dobbiamo lavorare su quelli che hanno qualità, non solo fisiche e tecniche ma anche mentali. Oggi se hai la testa e qualità puoi arrivare a giocare in Serie A. Lavorare con i giovani è bello perché puoi insegnargli qualcosa di utile, mettere a disposizione le tue competenze. Da un anno e mezzo ho creato un’Academy di mia proprietà: se a un ragazzo riusciamo ad alzare il livello, riusciamo poi a portarlo a giocare ad alti livelli. Credo molto in questo mio progetto, da me viene chi vuole fare un lavoro tecnico”.
La Redazione














