Dieci turni di stop. Questa la decisione presa dal giudice sportivo per Simone Calaresu, attaccante della Tharros che secondo quanto affermato dalla terna arbitrale della sfida tra la squadra oristanese e il Calangianus, match valido per la decima giornata del campionato d’Eccellenza, avrebbe lanciato una bottiglietta d’acqua vuota addosso a uno degli assistenti. Gesto che ha fatto optare per una squalifica pesante per il giocatore. Una decisione che però la Tharros e il giocatore hanno deciso di contestare in maniera ferma.
Il fatto
“La condotta del Calaresu è stata certamente non violenta – si legge nel comunicato ufficiale diramato come di consueto dalla Lnd – , nel senso che si trae sia dall’art.35 del C.G.S. (“Costituisce condotta violenta ogni atto intenzionale diretto a produrre una lesione personale e che si concretizza in una azioneimpetuosa ed incontrollata, connotata da una volontaria aggressività”), sia dai principi generali del diritto, che dalle nozioni di comune esperienza. Tale condotta del Calaresu è stata del tutto deprecabile – continua però il giudice sportivo – destinata a sfociare, così come è sfociata, in una condotta gravemente irriguardosa nei confronti dell’assistente arbitrale, ai sensi dell’art. 36, comma 1, lett. b del C.G.S., che prevede una sanzione minima di 8 giornate di squalifica, di talché appare equo squalificare il Calaresu per 10 gare effettive“.
La ricostruzione dei fatti, ma soprattutto la severa punizione nei confronti del giocatore, hanno portato a una reazione decisa il club oristanese, tornato nella massima serie regionale nella scorsa stagione. “Simone Calaresu è rientrato alla fine del primo tempo negli spogliatoi parlando con alcuni giocatori del Calangianus ed è completamente estraneo a ciò che è successo – afferma il presidente della Tharros Tonio Mura ai nostri microfoni -. Perché il fatto è successo: un nostro collaboratore che era in panchina ha lanciato la bottiglietta vuota verso un giocatore del Calangianus, che è finita invece sull’assistente. Al rientro in campo Calaresu ha appreso dell’espulsione, rimanendone scioccato. La persona che ha compiuto il gesto si è fatta avanti ammettendo il proprio errore, ma non è stato voluto sentire“. Un quadro che si è unito a un lungo allontanamento dai campi di gioco sancito dal giudice sportivo, con la stagione del giocatore che risulterebbe compromessa. “Poi la punizione l’avete vista: dieci giornate. Il giocatore non ci sta a subire un torto del genere – prosegue Mura – è conosciuto come persona e giocatore e lo dimostrano gli attestati di stima e solidarietà ricevuti sui social e non solo. Anche a costo di smettere di giocare, se l’assistente non ritirerà la sua versione, Calaresu andrà anche per vie legali perché vuole essere scagionato da tutte le accuse. Fa riflettere che si parli spesso di fairplay, poi una persona ammetta il proprio errore e non si creda alla sua parola. Ci chiediamo come fossero andate le cose nel caso in cui la bottiglietta fosse stata piena e i danni fossero stati maggiori. Calaresu era accompagnato anche dal nostro medico, Lido Pinna, che è una persona conosciuta e stimata. Lui stesso ha detto “se non fosse stato con me, avrei potuto anche dubitare, ma era con me e alcuni atleti del Calangianus“. Qui c’è bisogno che qualcuno faccia un passo indietro”. Ora le tempistiche sia per il club che per il giocatore si allungano, con l’attesa che potrebbe avere degli effetti negativi sul percorso dei biancorossi. “Abbiamo già fatto un preannuncio di reclamo – conclude Mura -. Ora dovremo aspettare di vedere le carte per impostare le nostre azioni. Intanto il tempo passa. Simone sa che in un modo o in un altro la squalifica sarà scontata, ma non ha intenzione di fermarsi e andrà se necessario fino in fondo. E in tribunale sarebbe diverso, perché allora la parola dell’assistente non sarebbe l’unica a valere, ma ci sarebbe anche quella dei testimoni. Il modo migliore per concludere questa storia sarebbe fare un passo indietro e riconoscere che si può sbagliare“.
Matteo Cardia