Una stagione positiva, nonostante solo nelle battute finali siano sfumati i desiderati playoff. La Dinamo Woman ha provato a giocarsi tutte le carte in Italia e in Europa: abbiamo parlato della stagione delle biancoblù e del futuro con il coach Antonello Restivo all’interno della trasmissione Trick’N’Roll, in onda sui nostri canali e su quelli di Basketland. Di seguito un estratto.
Sulla gara con Roma persa a tavolino
“Noi abbiamo cercato di affrontare questo campionato al meglio, avevamo nel nostro pseudo-calendario avevamo cerchiato in rosso alcune partite che erano da andare a conquistare. Quella di Roma era una di quelle ed è stata una partita che avevamo vinto anche bene, fu una partita bellissima in un campo bellissimo con mille e passa persone. Purtroppo per una questione di biglietti aerei e tanti altri fattori, abbiamo portato una giocatrice che il giorno prima era caduta in moto e il giorno prima aveva dovuto mettere il gesso. Generalmente, come successo nella maschile, sapevamo ci potesse essere una sanzione economica ed è per questo che eravamo più tranquilli. Poi però è arrivata questa botta del 20-0 che ci ha penalizzato totalmente. Secondo me è stata una roba un po’ severa, fermo restando che la giocatrice che andava a far numero, non considerare il campo è stata una cosa un po’ particolare. La società si è adoperata, abbiamo fatto avere i referti di incidente e biglietti, ma per il giudice sportivo non c’è stata ragione. Una beffa? Sì, perché quella partita era importantissima, sapevamo che avremmo tenuto Roma a distanza ed era insieme a Brescia la squadra che lottava per l’ultimo posto ai playoff. Noi ci sentiamo che li abbiamo comunque ottenuti in campo questi playoff. Per noi quella gara l’abbiamo giocata e vinta, questo è un po’ il rimpianto. Da quella gara in poi abbiamo affrontato, e le ragazze da questo punto di vista sono state pazzesche, le sfide che avevamo davanti come delle finali che dovevamo provare a vincere. Non è andata, ma c’è un lato umano di questo gruppo che è stato fantastico, perché chiunque sarebbe potuto crollare, invece loro si sono compattate e hanno dimostrato che tenevano alla società e a un risultato che poteva rappresentare una grande scalata”.
Sul bilancio dell’annata
“Quest’anno è stato particolare sin dal mercato, sono cambiate delle regole con il mercato della Wnba da cui possono arrivare solo le rookie. Non hai più quindi quel mix di qualità e differenza che può fare la differenza. Poi con le rookie a volte è complesso perché sono appunto al primo anno in Europa e nel basket professionistico. L’esperienza chiaramente se la vuoi la paghi tanto. Il mercato quindi si è ristretto e queste regole hanno fatto sì che il prezzo di mercato delle europee crescesse. Abbiamo così costruito una squadra secondo me molto valida facendo una pallacanestro diversa rispetto all’anno prima, ma una squadra inizialmente acerba con cui cercare di crescere mese dopo mese. Sono arrivate così delle conseguenze positive, perché abbiamo fatto un Eurocup pazzesca arrivando nelle Top16. Rispetto al primo anno in cui avevamo fatto i preliminari, che partivamo dalla posizione 130 nel ranking, ora siamo nelle prime trenta della competizione”.
Sull’Europa
“L’Europa è comunque un altro campionato, bello da vivere e da giocare, giochi contro campionati pazzeschi. In Spagna, Ungheria, Francia, vai a giocare e ci sono duemila persone. Il basket femminile all’estero è diverso, forse anche più tutelato. Quando giochi hai un’energia diversa, le squadre del nostro girone sono arrivate tutte tra le prime quattro del loro campionato. Siamo arrivati secondi, poi siamo andate alle Top16 e con Montpellier abbiamo fatto la gara più bella della nostra stagione poi loro con la loro classe hanno preso poi il largo nel finale. Giocare in Europa significa già essere quasi dentro i playoff. Escono delle emozioni diverse, sei concentrato e fai delle cose assurde. La miglior partita nella storia secondo me è la gara che due stagioni fa ci ha permesso di arrivare nelle prime 32 a Londra, in due anni solo noi siamo state capaci di vincere contro le Lions che quest’anno hanno conquistato l’Eurocup”.
Sul rendimento delle singole
“Hanno stupito un po’ tutte. Toffolo già dall’anno scorso ha cominciato a fare cose diverse, all’inizio, quando è arrivata da Moncalieri, soffriva da cinque, da quattro, la utilizzavo anche da tre. Quest’anno lei ha fatto un grande balzo in avanti costruendo il tiro da tre che per me è una caratteristica importante, quest’anno ho fatto per questo una squadra con molte tiratrici. Siamo state la squadra che ha tirato più da tre punti in campionato, che tirava più da tre che da due, volevo portare ciò che succede nel basket maschile in quello femminile. Ma per me la caratteristica più importante di Toffolo è il gioco senza palla, il riconoscimento degli spazi, l’apertura del campo, sia in attacco che in difesa. La sua crescita insieme a quella di tutte le compagne è dovuta all’unione del gruppo e per questo devo ringraziare il mio staff, che dà tranquillità e fiducia nei mezzi cercando di far esaltare le caratteristiche delle singole giocatrici”.
Sul futuro
“Sarò l’allenatore anche nella prossima stagione? Sì, stavamo già iniziando a parlare un po’ del mercato. Vedremo un po’ nell’estate. A Sassari si sta bene e si lavora bene, ci identifichiamo nell’essere sardi e c’è quell’orgoglio di portare la Sardegna in giro per la penisola e per l’Europa. È bello sentire anche qui a Cagliari la Dinamo come la squadra della Sardegna”.
Sul basket femminile e sul rapporto con gli arbitri
“Non c’è differenza. Si fanno le stesse cose, si usano gli stessi giochi, si usano le stesse difese. Quando allenavo nel maschile, il basket femminile lo guardavo solo perché mio padre faceva lo stesso alla Virtus Cagliari. Però era divertente, ma c’era quest’idea che fosse solo botte. Invece il basket femminile è veramente bello e lo si capisce anche dal pubblico, che appena finisce la partita appare sempre molto contento. Sta cambiando il basket femminile, è piacevole vedere la Wnba, il basket di college, la Nazionale. Il basket sta diventando però molto più fisico, ma soprattutto tecnico e spero che anche gli arbitri capiscano questo perché tendenzialmente si concede di più qualche contatto. Invece questo non dovrebbe accadere perché le regole son regole, perché anche noi nell’ultima partita abbiamo visto Ivana Raca massacrata. Lei subiva in media sei falli a partita, nell’ultima contro San Martino di Lupari ne ha subito due: qualche domanda uno se la deve fare. Vedere una giocatrice che al terzo quarto deve giocare sul perimetro perché non può andar dentro altrimenti ci sono delle conseguenze fa capire che ne va della pallacanestro. Bisognerebbe assolutamente pulire il gioco, perché la tecnica va salvaguardata”.
Sul calo vissuto a gennaio
“Noi abbiamo un po’ battezzato la partita di Coppa Italia contro Brescia perché giocando in sette o otto, in quel momento avevamo delle partite importanti sia in campionato che in EuroCup, ma anche la Coppa. Allora abbiamo pensato di dare più riposo alle ragazze e quella gara l’abbiamo preparata praticamente giocando due partite. Da lì in poi si è creata una situazione in cui per gli impegni europei rientravamo più tardi rispetto all’arrivo delle avversarie. Contro Campobasso e Geas abbiamo fatto delle partite nel giro di neanche 48 ore e in quelle occasioni abbiamo subito molto perché non potevamo essere freschi. Poi quando finisce l’Eurocup si ha un momento in cui devi riprendere ad allenarti, perché quando hai la coppa non ti alleni. Quando vedi il planning così lungo ti chiedi “e adesso cosa faccio”? Quindi fai un po’ di fondo, un po’ di gambe e devi stringere i denti perché non sei troppo brillante. Principalmente è difficile per una squadra corta non concentrarsi solo su un versante, ci siamo ingolositi, eravamo a un passo ad arrivare tra le prime otto in Eurocup ed eravamo lì concentrate su quello”.
Sulla squadra futura
“Già quest’anno avevamo otto senior, proveremo ad arrivare a nove-dieci, per provare, facendo sempre l’Eurocup, ad avere sempre più possibilità. Inoltre, pensare che anche nella prossima stagione Carangelo debba giocare quaranta partite e quaranta minuti è difficile. Noi giochiamo quaranta partite, molte altre appena ventitré e le trasferte cambiano tanto. Quest’anno abbiamo fatto la Supercoppa, perdendo in semifinale con l’ultimo tiro nostro, noi eravamo lì dal giorno prima, invece Venezia o Schio sono arrivate e dopo aver giocato son andate via”.
Sul momento della Dinamo maschile
“Non è mai bello, quello che ha detto il presidente è una cosa giusta. Giocare contro Varese in un momento del genere è complesso perché è una squadra che se entra in ritmo è un guaio. Come ha detto il presidente però bisogna saper onorare la squadra, sconfitta o vittoria che sia. L’ultima volta che abbiamo perso a San Martino alla fine eravamo sotto di tre a 40” dalla fine con palla in mano. Devi dare tutto sino alla fine per onorare la società che fa dei grossi sacrifici e il pubblico. La partita è iniziata un po’ male, sei fuori dalla gara e ti lasci andare. L’importanza del capitano? Ad esempio Arioli mi dava quella naturale trasmissione che ci deve essere dallo staff alla squadra. Ora penso che dopo questa gara con Varese ce ne saranno altre due in cui i ragazzi devono far vedere che ci tengono. Dopo una partita così e dopo le parole del presidente la reazione ci deve essere, anche perché i giocatori sono i primi che vogliono far vedere che è stato un singolo episodio. Poi il giorno prima c’era Tortona-Pesaro, se avesse vinto Pesaro le cose sarebbero andate diversamente. Il campionato è cambiato tanto, la quota playoff è alta. Tutte sono lì, bisogna anche rendersi conto che il campionato si è livellato, i budget si stanno appianando. C’è Napoli, Reggio Emilia, Tortona, Trento, dall’A2 potrebbero arrivare Fortitudo, Cantù, Trapani. Anche questo è da tenere a mente, anche nel femminile, dove non abbiamo mai fatto una partita facile né a Milano, né a Battipaglia. In questo contesto se sbagli due o tre partite rischi”.
Sulla progettualità della Dinamo
“Dietro la Dinamo c’è uno studio importante. La Dinamo non è solo pallacanestro, ci sono tanti giovani che arrivano per formarsi, è un luogo in cui si insegna e dà lavoro in tutte le strutture ed è una cosa che bisogna tenere a mente al di là delle annate. L’aspetto più importante resta comunque la solidità. Poi ovviamente il lato sportivo si guarda troppo vittoria e sconfitta, invece si deve osservare più a 360° ciò che viene creato e i giocatori che arrivano, come anche quest’anno Jefferson. La Dinamo è pronta a ricostruire tutto, ma bisogna essere orgogliosi del fatto che Sassari resti sempre al massimo livello”.
La Redazione