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Dinamo vincente, ma ancora in costruzione e poi va riconquistata Sassari

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Vincere aiuta a vincere. Vecchio modo di dire che però nello sport ha sempre un suo fondo di verità. Per la Dinamo Sassari di coach Nenad Markovic il successo sui polacchi dell’Anwil Włocławek significa terza vittoria di fila tra Europe Cup e campionato e seconda consecutiva in casa, dopo la gara vinta, in maniera abbastanza netta, contro Napoli nella prima gioia di questa Lba per i biancoblù.

Momento

Contro i polacchi però la Dinamo, nel frattempo andata in vetta al proprio girone di Europe Cup, ha mostrato ancora tutte le lacune di questo inizio di stagione. A cominciare da una evidente mancanza di constanza durante il match. Su questo tema Markovic è stato chiaro a fine gara: “Siamo partiti malissimo in difesa e benino in attacco, poi dopo l’intervallo abbiamo aggiustato la difesa ma in attacco sembravamo ubriachi. Non so se abbiano inciso – ha detto scherzando – le temperature tropicali degli ultimi giorni con un caldo quasi estivo, ma sembravamo fuori controllo nelle scelte”. La coperta biancoblù dunque è ancora corta, un aspetto già mostrato in questo avvio di stagione. Nonostante la ritrovata fiducia data dagli ultimi successi, la Dinamo fatica ad essere squadra solida per tutta la partita e quando si accende la difesa si spegne l’attacco, o viceversa. Aspetto non da poco per una squadra che con una qualità oggettivamente minore rispetto ad anni migliori deve fare giocoforza dell’identità, dell’equilibrio e della compattezza la sua arma principale. Una Dinamo che a tratti è sembrata disordinata, tanto che lo stesso Markovic ha bollato come scelte infantili molti degli errori dei suoi, sia individuali che negli schemi di squadra. Insomma, altalenante e caotica questa formazione sassarese che però mostra anche tanti margini di miglioramento e che può essere aiutata nei vari step da dei risultati che sorridono. Anche se va detto che fin qui il livello della Europe Cup si sta confermando ben al di sotto, almeno in questa fase, rispetto a quello di alcune gare di campionato. E va capito quanto per la Dinamo sarà importante passare da questo tipo di partite per essere poi definitivamente pronta per il campionato. Facendo i conti anche con una naturale maggiore stanchezza.

Segni più

I segnali positivi però si vedono e soprattutto i possibili spunti si crescita per una squadra operaia e dallo spirito umile che può trovare delle risorse in più dall’applicazione al suo coach. Bendzius per esempio è sempre più sulla via per tornare il vero Bendzius. E per una squadra che brama del talento in campo è un recupero al 100% che pesa, e parecchio. Sokolowski è un sergente di ghiaccio, il Clark Kent polacco che con gli occhialetti fuori dal campo sembra il più tranquillo del mondo e che invece sul parquet senza occhiali si trasforma in supereroe irriconoscibile. Da vedere e rivedere le bombe da 3 piazzate contro Anwil, in una gara dove a tratti si è isolato troppo ma dove comunque è risultato altamente decisivo. Bella poi la grinta di Halilovic a rimbalzo. Il bosniaco ha rimesso una quantità industriale di palloni a disposizione dei compagni e sembra uno di quelli da battaglia che una Dinamo come quella di quest’anno ha bisogno. Meno bene su questo aspetto Renfro, parso davvero troppo molle in alcune scelte. Un peccato perché poi in alcune giocate ha mostrato lampi di un possibile balzo qualitativo che servirebbe alle rotazioni di Markovic. E a proposito di rotazioni, bene la profondità data da Tambone. Che pare avere acceso definitivamente la luce alla voce voglia e cattiveria.

Pubblico

L’ultimo passaggio, forse quello al momento più importante, va fatto sul pubblico. Inutile girarci intorno ancora questa squadra non entusiasma completamente Sassari. Era normale, soprattutto per quanto ha sofferto l’anno scorso e per le ultime rivoluzioni tattiche delle stagioni più recenti che non hanno permesso alla squadra di farsi amare per davvero dalla città. E d’altronde la scelta estiva di una squadra meno fatta di prime donne ma di giocatori che sentissero il peso della maglia va proprio in questa direzione. Questa formazione ha bisogno di farsi trascinare dal palazzetto per ambire a qualcosa di più, solo un Palaserradimigni formato tempi d’oro può dare qualcosa di diverso a questa stagione. Ed è vero quello che dice Markovic: “Il format della Europe Cup in questa fase attira meno pubblico, non solo a Sassari”. Ma è altrettanto vero che vedere un palazzetto con tante poltroncine vuote per l’esordio stagionale in casa in Europa è un segnale di come qualcosa negli ultimi anni si sia rotto tra la squadra e la città. A Bendzius e soci l’arduo compito di ricostruire l’affetto a suon di prestazioni e soprattutto mostrando attaccamento ai colori, aspetto sul quale Sassari nella gestione Sardara ha sempre spinto sullo stesso livello dei risultati.

Roberto Pinna

 
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