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Dinamo Sassari-Pesaro, Sacchetti: “Sono sardo, ma proveremo a vincere. E su Sardara…”

Meo Sacchetti durante un impegno da coach della Nazionale
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Si avvicina la sfida con Pesaro per la Dinamo Sassari, si avvicina il ritorno sull’Isola di Meo Sacchetti da avversario. Il tecnico della promozione in A1 e dello scudetto biancoblù ha parlato del momento della sua VL, che proverà sino all’ultimo a mantenere un posto in massima serie, dalle colonne de La Nuova Sardegna. Di seguito un estratto.

Sul ricordo dello Scudetto

“È successo tutto molto in fretta. L’anno prima avevamo vinto la Coppa Italia e subito sono arrivati questi successi: Supercoppa, Coppa Italia e poi lo scudetto, anche in un modo rocambolesco. Si vede che era destino, qualcuno aveva guardato giù e deciso. Non è stato facile, per lo scudetto siamo partiti da quinti e abbiamo dovuto vincere fuori casa, partite che sembravano vinte e che abbiamo perso, e viceversa. Insomma tutto il bello e il brutto della pallacanestro e noi ci teniamo il bello”

Sul tornare in Sardegna

“Sempre qualcosa di particolare, è un posto dove sto bene, se così non fosse stato non avrei preso la residenza. Sì, perché io sono sardo e dei sardi ho imparato a conoscere la mentalità che prima di darti fiducia il sardo ti deve squadrare e inquadrare, e se torni dopo 10 anni è sempre come se fossi andato via il giorno prima. Una volta mi ha chiamato un vecchio tifoso che mi ha ricordato che doveva darmi una sciarpa, così ci siamo trovati ad Alghero, eppure era passato tanto tempo”

Sul momento di Pesaro

“Il problema è iniziare a vincerne una. Non è facile, ci siamo andati vicini a Treviso domenica, ci riproviamo. Anche perché abbiamo il dovere e la speranza, ma occorre che ci si comporti da veri professionisti. Anche perché mancano ancora cinque partite e può succedere di tutto”

Sul rapporto con Sardara e sulla stagione della Dinamo

“Ha avuto problemi all’inizio, poi si è visto qualcosa di diverso. Ma io sono molto legato a Bucchi, che a Sassari ha fatto per due anni un gran lavoro, con due semifinali. Poi può capitare che sbagli un giocatore o che qualcuno non renda. Ma posso dire solo bene di Piero. Gli ho detto: non ti devi lamentare per l’esonero, io sono stato mandato via dopo aver fatto il Triplete…Il rapporto con Sardara? Non ci sono problemi, ci siamo rivisti. Che dire? Lui è il presidente, ho imparato a conoscerlo, è il capo-padrone. Ed è bravo a tirare fuori i soldi dagli altri. In questo è veramente di alto livello”.

La Redazione

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