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Cuccureddu: “Torres ora non devi mollare. Serie B? Servono obiettivi chiari”

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La sfida contro il Legnago di domani, sabato 8 marzo è sempre più vicina per la Torres di Alfonso Greco, con i rossoblù chiamati al riscatto immediato dopo il duro ko di Terni per continuare a sperare nel sogno Serie B. Abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con uno dei giocatori più rappresentativi del panorama sardo, nonché ex giocatore e allenatore dei rossoblù in carriera Antonello Cuccureddu. Bandiera della Juventus con 432 presenze collezionate in dodici anni, in cui vinse 6 scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa, dopo il ritiro dal calcio giocato, l’ex difensore algherese intraprende la carriera di allenatore militando tra Serie B e Serie C in giro per l’Italia. Celebri le due promozioni in cadetteria prima, nella stagione 1999-00 con il Crotone e poi con il Grosseto nel 2006-07. In quella 2005-06, invece, è memorabile la cavalcata vissuta sulla panchina della Torres in cui centrò l’accesso ai playoff. Questa la nostra intervista all’ex tecnico dei sassaresi in vista dell’ultima parte di stagione dei rossoblù. Di seguito le sue dichiarazioni.


Dopo la sconfitta contro la Ternana, la Torres ha visto diminuire ancora le possibilità di vittoria del campionato. Sabato a Sassari arriva il Legnago: come si tiene alta la tensione in vista del finale di stagione regolare?
“In un momento come questo serve rimanere concentrati anche se non è facile. Conosco l’allenatore e la società, sono convinto che possano ancora far bene. Sassari ha bisogno di una buona categoria perché lo merita, molto però dipende dai progetti che si fanno. Mi piacerebbe vedere la Torres sempre più in alto, però servono dei programmi solidi alle spalle. Il pubblico è sempre meraviglioso, ai miei tempi lo stadio era sempre pieno però si faceva un po’ di bel calcio, quindi qualche soddisfazione l’abbiamo data. Gli obiettivi però non sempre vengono rispettati e quindi non si è riusciti a salire purtroppo. Questo è un peccato perché la Torres e la Sardegna meriterebbe un’altra squadra in una categoria superiore e io glielo auguro, perché ci tengo molto. Se sono diventato ciò che sono lo devo anche alla Torres”. 

A livello psicologico ed emotivo una sconfitta come quella contro la Ternana che impatto può avere sul gruppo? Può lasciare degli strascichi sul morale della Torres?
“Nel calcio può succedere di perdere, ma l’importante è non demoralizzarsi. In questo devono essere bravi anche l’allenatore e la società nel tenere tutti uniti. La sconfitta fa parte di questo gioco però bisogna sempre essere in grado di risalire nuovamente con forza senza mai mollare. In un momento questo è fondamentale rimanere compatti: serve credere nelle proprie capacità, nella forza della squadra e nel progetto fino alla fine”

Come valuta l’operato di Alfonso Greco in questa stagione e cosa pensa in merito al divario di rendimento tra partite in casa e in trasferta dei rossoblù?
“Greco è un bravo allenatore perché in caso contrario non starebbe sulla panchina della Torres. Non lo conosco personalmente però, in tanti ne parlano bene. Molto dipende dal tipo di squadra che si ha, i miracoli gli allenatori non li fanno. Bisogna lavorare, soprattutto nei momenti difficili perché ci sono e ci saranno sempre, ma serve affrontarli consapevoli delle proprie capacità. Se si crede in una squadra e se l’organico è competitivo, nell’arco di un campionato i momenti difficili si superano, soffermandosi sugli errori e migliorando sempre di più. Sulle prestazioni al Vanni Sanna? Io in casa l’ho vista soltanto una volta e a me personalmente non è dispiaciuta. Può essere un problema mentale, ma l’allenatore con il supporto della società, deve riuscire a far ottenere il massimo dai propri giocatori anche in casa, perché se si vince in trasferta… Dipende solo da questo: serve impegnarsi, parlare, fare gruppo. Io con i miei ragazzi parlavo sempre, specie nei momenti più difficili, è proprio in questi che bisogna lavorare di più”.

Quella del 2005/06 con lei seduto in panchina è una delle stagioni più straordinarie vissute dal club sassarese. La sua squadra era costituita da uno spogliatoio solido con tanti giocatori di talento e dalla forte anima sarda. Ci sono dei punti in comune con quella attuale secondo lei?
“Bisognerebbe vederla spesso per dirlo, io quest’anno ho visto poche partite. È difficile dare dei giudizi o fare dei paragoni perché i tempi sono diversi. Per la vittoria del campionato serve armonia tra tecnico e dirigenza, serve incontrarsi e discutere spesso. L’allenatore è bravo, poi bisogna vedere anche quali erano gli obiettivi fissati a inizio stagione. Se la società vuole puntare alla vittoria del campionato e mi viene chiesto di raggiungere il primo posto, allora la squadra la costruisco io. Ma a quel punto serve spendere. Perché poi se qualcosa va male chi salta è sempre l’allenatore. Quindi serve maggiore chiarezza in questo, serve sapere quale sia il progetto. Perché se non si è convinti che quella squadra possa puntare alla vittoria del campionato ovviamente le risposte saranno diverse”.

In termini di risultati, la sconfitta della sua Torres per 2-1 contro il Grosseto alla 25^ giornata può essere in qualche modo paragonata a quella di Terni per Scotto e compagni?
“Dopo una sconfitta come quella di Terni è normale che la pressione in un momento del genere aumenti, ma non deve aumentare nella testa dei ragazzi, in quella dell’allenatore e soprattutto della società, perché poi è quest’ultima che deve garantire serenità e tranquillità all’ambiente sostenendo la squadra. Sconfitte come queste molto spesso fanno maturare. Nella mia carriera ho avuto a che fare con dirigenti che pretendevano la vittoria sempre, ma nel calcio non si può sempre vincere: si gioca sempre per vincere, ma la vittoria non è mai scontata”.  

Uno dei leader di quella squadra era Alessandro Frau, ora nello staff tecnico di Greco. Lo ha citato di recente Francesco Totti parlando con Cassano di Leo Messi: “Alla Roma con Frau e Pivotto non avrebbe vinto alcun Pallone d’Oro”. Come giudica questa uscita e che ricordo ha di Frau in quella stagione alla Torres?
“Al di là del giocatore, era un ottimo ragazzo: come tutti quelli che ho allenato d’altronde. Per me Alessandro è stato un ottimo giocatore. Sulle dichiarazioni di Totti dico che bisogna stare sempre molto attenti quando si esprimono dei concetti che possono danneggiare o offendere. Serve essere più cauti e non fare troppe critiche”.

Che finale di stagione si aspetta dalla Torres? In caso di playoff, qual è il suo suggerimento per riuscire a fare meglio rispetto all’anno scorso?
“Se la Torres arriverà ai playoff vorrà dire che la squadra è forte, è unita e l’allenatore ha saputo gestirla al meglio. In quei campionati non è facile centrare un obiettivo simile, riuscirci significherebbe aver raggiunto un bel risultato. A quel punto serve giocarsela fino alla fine, contando soprattutto sull’apporto di un pubblico straordinario come quello di Sassari: ricordo che durante le nostre gare ho sempre visto la tribuna stracolma di gente, e questo genera grande piacere in noi professionisti. Cosa fa la differenza in quella fase? Tutti devono dare qualcosa in più, società compresa, poi anche la fortuna deve fare la sua parte”.   

Un commento sullo stato del calcio algherese: che futuro vede per la città catalana?
“Da algherese vorrei vedere un’Alghero competitiva. Questa è una città che ha la possibilità di occupare categorie importanti come la Serie C. Bisognerebbe chiedere alla società quali sono i programmi, perché personalmente mi piacerebbe rivedere questa società in alto. L’attuale prima squadra a me piace, ho visto alcune partite e non mi sembra male, poi ovviamente ci sarà qualcosa da migliorare e in questo mi auguro che la società ponga rimedio. C’è voglia di vedere un buon calcio anche qui, la città e la gente di Alghero merita qualcosa di buono in futuro”.

Giuseppe Meloni

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