L’attaccante del Cagliari, Giovanni Simeone, è intervenuto nella trasmissione televisiva argentina 90 Minutos per parlare con i suoi connazionali della sua situazione in Italia e in Sardegna in questi giorni provati dall’emergenza coronavirus che sta duramente colpendo il nostro Paese.
La quarantena del Cholito
“Il mio consiglio in questi giorni è quello di stare in casa e rispettare le regole. Non pensiamo troppo alla pandemia perché creare panico e isteria peggiora solo le cose”. Il Cholito ha raccontato anche le sue giornate in isolamento qui in Italia: “Io sono dieci giorni che sono in quarantena qui a Cagliari e per fortuna qui la situazione è più tranquilla rispetto ad altre regioni d’Italia. Però mi è capitato alcune settimane fa di stare a Verona, nella zona rossa, in una delle zone con più contagiati e lì è iniziato tutto, con lo stadio che prima è stato chiuso ai tifosi e poi la gara rinviata. Capisco che queste informazioni possono preoccupare, soprattutto in famiglia, ma i dottori ci hanno assicurato che questo è un virus e che seguendo le regole e le restrizioni si può sconfiggere. All’inizio molti credevano che fosse una cosa di poco conto poi dopo però ci sono stati sempre più casi positivi. E quando inizi a sentire che è una pandemia, che c’è gente che sta morendo ovviamente ti spaventi. Per questo da giorni sono qui a casa, con la squadra non ci stiamo allenando. Per fortuna qui ho una casa in affitto grande e con un grande giardino dove posso fare un po’ di allenamento. Però ci sono alcune persone che stanno in appartamento e possono muoversi il minimo indispensabile. Ieri sono andato al supermercato con la mia fidanzata e non ci hanno fatto entrare perché si può andare a fare spesa solo una persona alla volta e ho dovuto aspettare in auto. Nel supermercato c’è tutto ma ultimamente si trova poco la carta igienica, abbiamo cercato in 2-3 supermercati ma non c’era. E in ogni supermercato devi fare una lunga fila e anche se vai in farmacia.
il clima a Cagliari
“Noi non abbiamo contagiati in squadra e stiamo facendo anche questa quarantena per vedere se c’è un contagiato che potrebbe aver preso il coronavirus nei giorni scorsi. Per noi calciatori il rischio contagio è alto perché vedi sempre tante persone, anche dello staff del club. La cosa più importante era stoppare gli allenamenti per questo. Ho parlato con mia madre che è stata qui in Sardegna ma è andata via pochi giorni che chiudessero tutto in Italia perché aveva paura. Credo che in Argentina stanno prendendo le decisioni in tempo per la salute di tutti. Per esempio hanno già chiuso le scuole. Qui in Italia hanno aspettato troppo. Nello sport hanno aspettato che un giocatore risultasse positivo per chiudere tutto”.
Il Cholo
Il Cholito ha parlato anche del rapporto con suo padre Diego: “Papà è sempre focalizzato sul calcio, ora che ha cinque figli è ancora più incentrato sul pallone li vede come calciatori. Parla di calcio sempre, impossibile stare con lui senza farlo. Poi la verità è che ci chiamiamo sempre dopo l’allenamento e ci raccontiamo cosa abbiamo fatto. Prima della sfida con il Liverpool l’ho chiamato ogni due minuti ero anche io in tensione. Mi dice anche come giocherà quando poi ha una partita vicina ma la verità è che cambia sempre idea e quindi nemmeno io so la formazione. Io non gli do la mia opinione gli chiedo solo se fa giocare Correa o no”.