L’ex corridore isolano, Fabio Aru, già vincitore della Vuelta nel 2015 nonché primo sardo ad aver indossato la maglia rosa al Giro d’Italia, quella gialla al Tour De France e quella rossa appunto nel grande giro spagnolo, è intervenuto a La Gazzetta Dello Sport. Di seguito alcuni passaggi delle sue dichiarazioni.
Sul successo alla Vuelta nel 2015
“Se mi emoziono ancora pensando al mio successo alla Vuelta dopo quasi 10 anni? A volte sì, devo ammetterlo, per certi versi è emozionante. Quelli che ho della mia carriera di corridore sono dei bei ricordi, ma è altrettanto bello vivere ciò che viene dopo. Nessun rimpianto”.
Sul ricordo più bello alla Vuelta
“Sicuramente è legato alla penultima tappa, quando superai in classifica Dumoulin. Fu un’emozione unica e indimenticabile, anche perché quel giorno a Cercedilla c’era tutta la mia famiglia ad aspettarmi al traguardo. Quel momento di grande gioia condivisa con i miei cari lo porterò sempre nel mio cuore”.
Consiglio ai nuovi talenti
“Sinceramente il consiglio mi sento di darlo soprattutto ai genitori. A volte sono più fanatici dei ragazzi stessi e questo ne condiziona in negativo la carriera. Non deve accadere. Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia che non mi ha mai messo pressione e, da padre, cerco a mia volta di fare lo stesso. Il genitore deve fare il genitore e non il tecnico. L’importante è andare bene a scuola e fare sport in modo serio, per il resto conta soltanto divertirsi”.
La Redazione